Gli euroausterici insistono a sostenere che l’emissione di moneta sia automaticamente inflazionistica. Il che è smentito dall’esperienza del Quantitative Easing, attuato dal Giappone per trent’anni, e da USA ed Eurozona per quasi dieci, senza nessuna apprezzabile accelerazione nella dinamica dei prezzi.
Un commento sentito di recente è che effettivamente il QE eurozonico non ha prodotto inflazione per molti anni, ma questo era dovuto al fatto che “erano in vigore i limiti di Maastricht”. Quando sono stati rimossi (causa Covid) l’inflazione è arrivata.
Beh, a parte che questa argomentazione varrebbe solo per l’Eurozona (una follia come i limiti di Maastricht è sua esclusiva…), le cose sono andate diversamente.
Il Covid è partito a inizio 2020, i limiti di Maastricht sono stati immediatamente rimossi, e le azioni di sostegno effettuate dai vari governi e banche centrali hanno rapidamente raggiunto livelli mai sperimentati prima. Senza alcun impatto sull’inflazione, che anzi è calata. Per l’elementare ragione che la gente, chiusa in casa, faceva fatica a spendere. Il che dimostra ancora una volta che l’emissione monetaria non crea inflazione (dovrebbe essere ovvio…) finché non si traduce in spesa.
L’inflazione ha cominciato a vedersi dalla seconda metà del 2021 in poi, per due ragioni fondamentali, che hanno a che vedere non con la moneta e per la verità neanche con la domanda.
Hanno a che vedere con l’offerta.
Si sono succeduti, rapidamente, due fenomeni.
Prima la fine dei lockdown, che ha ridato sì fiato alla domanda, ma in presenza di difficoltà degli apparati produttivi a produrre ai livelli precedenti, perché le catene di fornitura si erano dissestate. Riavviare la produzione non è sempre semplice e non è sempre immediato. Quando una catena di fornitori-clienti si blocca, il riavvio dipende dall’anello più lento della catena. Il che ha dei tempi, e produce una situazione in cui temporaneamente l’offerta è carente rispetto alla domanda.
Poi a inizio 2022, la crisi ucraina e l’impennata dei prezzi delle forniture energetiche.
Rientrati questi due fenomeni, è rientrata anche l’inflazione.
Inflazione che peraltro era nel frattempo salita molto meno che altrove dove ? in Giappone, paese che ha fatto deficit come gli altri e più di altri ha fatto acquistare titoli alla sua Banca Centrale…
Il presunto effetto inflazionistico della pura e
semplice emissione di moneta, che secondo gli euroausterici dovrebbe essere
prodotto dalle “aspettative degli operatori”, è una fantasia.
Alessandro Bachi: L'inflazione c'è stata eccome, ma ha riguardato gli asset finanziari e patrimoniali e non i beni di consumo per le ragioni che hai ben esposto.
RispondiEliminaMa mentre l'inflazione dei beni viene disprezzata e considerata come il male assoluto, quella dei corsi azionari e obbligazionari viene esaltata, in quanto ritenuta propedeutica al valore futuro atteso delle imprese che quei titoli hanno emesso.
Tuttavia, come si evince dai dati sul Pil, il teorema non funziona. Solo qualche rivolo dell'enorme immissione di moneta della BCE, intermediata dalle istituzioni finanziarie che partecipano alle aste, ha raggiunto l'economia reale, la stragrande parte ha alimentato gli asset finanziari e patrimoniali che sono degli stock e in quanto tali non si consumano e non si trasformano, l'unica cosa che può variare è il loro valore. A beneficio di pochi.