lunedì 27 ottobre 2025

Il livello ottimale di deficit pubblico

 

L’Eurozona da un quarto di secolo sta distruggendo la propria crescita e condannandosi all’irrilevanza economica, e quindi geopolitica, perché rifiuta caparbiamente, stolidamente, stupidamente di accettare che il deficit pubblico è una condizione normale e necessaria dell’economia, non un sintomo di inefficienza o di indisciplina, non un generatore di sprechi, non un nemico da combattere.

In un sistema economico che si sviluppa, il potere d’acquisto in circolazione deve aumentare di conseguenza, e devono quindi accrescersi gli strumenti di pagamento, cioè la moneta intesa in senso ampio.

Il deficit pubblico è semplicemente il mezzo ottimale per generare questo accrescimento, per immettere moneta nel sistema economico.

Immettere potere d’acquisto stimola domanda per beni e servizi, il che a sua volta spinge le aziende ad aumentare investimenti e occupazione. La crescita della produttività ne è la naturale conseguenza.

Naturalmente la velocità di crescita della capacità produttiva ha dei limiti, superati i quali l’immissione di moneta nell’economia genera inflazione a livelli indesiderati.

Ma non esiste a priori un livello numerico da non superare mai. Non ha senso imporre il pareggio di bilancio, non ha senso imporre il limite del 3%.

Il deficit di bilancio va ridotto se l’inflazione sale in maniera significativa e persistente oltre qualche punto percentuale all’anno. Sempre che l’inflazione non sia generata da incrementi di prezzo di materie prime o altri input produttivi.

In quest’ultimo caso il deficit non va ridotto, ma orientato verso la riduzione di imposte indirette quali IVA o accise.

 

venerdì 24 ottobre 2025

Età della popolazione e fiducia nel futuro

 

Abbiamo meno fiducia, meno speranza in quello che arriverà nel prossimo futuro perché la popolazione è più anziana rispetto a 20, 30, 40 anni fa ?

Lo sento dire così spesso che è diventato un luogo comune. E naturalmente c’è del vero. Ma credo sia solo una parte di verità, e anche abbastanza piccola.

Certo, negli anni del baby boom nasceva un milione di bambini all’anno, oggi neanche trecentomila. E certo, negli anni Ottanta questi boomers avevano venti, trenta, quarant’anni. Entravano nel mondo del lavoro o percorrevano la fase di più rapida crescita professionale. Avevano molti anni davanti a sé, molto tempo per immaginare e realizzare progetti, avevano obiettivi di costruzione, non di mantenimento.

Però non è tutta la storia. La via media si è allungata. Le condizioni di salute sono molto migliori. Sarà una mia impressione ma non credo: i cinquantenni, i settantenni, perfino i novantenni oggi dimostrano 10 o 15 anni meno di allora.

Gli orizzonti di vita futura attiva si sono veramente accorciati ? molto meno di quanto si potrebbe pensare.

Se c’è meno fiducia nel futuro non è perché il sessantenne del 2025 non possa essere costruttivo quanto un quarantenne del 1985. E’ perché i deliranti dogmi dell’euroausterità hanno bloccato, da un quarto secolo in qua, la crescita dell’economia. La popolazione invecchia anche in molti paesi dell’estremo oriente.

Che però crescono, perché non hanno delegato la gestione dei loro interessi a una cupola di inetti venduti, che siede a Bruxelles e prende ordini da centrali di potere esterne.

 

mercoledì 22 ottobre 2025

Austerità e diete

 

Imporre austerità a un paese che non ha problemi di inflazione è come mettere a dieta stretta una persona in perfetto peso forma. Questo è quanto ha fatto all’Italia, tra il 2011 e il 2013, la triade UE – Monti – Letta.

L’unico risultato possibile era indebolire l’organismo, cioè l’economia, e questo è accaduto.

I danni inflitti al paese dalla triade sopra menzionata sono stimabili nell’ordine non di centinaia ma di migliaia di miliardi. Questo in termini strettamente economici. Poi ci sono state vite rovinate, carriere spezzate, famiglie ridotte in povertà e disperazione, giovani privati di prospettive.

E la UE secondo qualcuno dovrebbe essere la soluzione di non si sa che ?

 

domenica 19 ottobre 2025

Il problema del debito pubblico in moneta estera

 

Il debito pubblico in moneta sovrana non è un problema, il debito pubblico in moneta estera può esserlo: perché la moneta sovrana può essere liberamente emessa dallo Stato debitore, la moneta estera no.

Dovrebbe essere un concetto ovvio, eppure paradossalmente viene contestato da alcuni sostenitori della MMT (che però IMHO la MMT non l’hanno capita fino in fondo) e, allo stesso tempo, da alcuni euroausterici.

I sedicenti MMTers dicono: debito in moneta sovrana o in moneta estera non fa differenza perché lo Stato debitore può sempre “utilizzare il cambio”. Altrimenti detto, può (nel secondo caso) emettere moneta propria, cambiarla nella moneta estera ed estinguere il debito. Non è un problema, perché non ha limiti all’emissione della moneta sovrana, giusto ?

Gli euroausterici partono dalla medesima riflessione per arrivare alla conclusione opposta. Il debitore può emettere moneta sovrana, usarla per comprare moneta estera ed estinguere il debito, quindi il debito pubblico non dovrebbe essere mai un problema. Ma nella realtà non è così. L’Argentina non è mai stata in grado di emettere pesos per comprare dollari in misura sufficiente ad estinguere il debito, e da decenni passa da un default all’altro sul debito in dollari. Quindi, ne deducono certi euroausterici, disporre di una moneta sovrana non elimina il problema del debito pubblico. Per cui il debito è debito, ed è un potenziale problema a prescindere dalla moneta di denominazione.

Elaborando su un concetto suggeritomi da Giovanni Piva, si arriva a identificare l’errore insito in queste argomentazioni. E ci si arriva riflettendo su un caso limite. Se fosse sempre possibile cambiare moneta sovrana per acquistare moneta estera, uno Stato potrebbe produrre ZERO PIL, indebitarsi in moneta estera per finanziare tutta la spesa interna (consumi, investimenti, spesa privata, spesa pubblica, qualsiasi cosa) ed emettere moneta propria per – dopo averla cambiata – estinguere il debito.

Ovviamente non è così, perché la moneta di uno Stato che non produce nulla non vale nulla.

Sempre ovviamente, uno Stato che non produce nulla non esiste. Ma è chiaro che senza arrivare al caso limite, può esistere uno Stato che si indebita in moneta estera in misura eccessiva rispetto al suo potenziale produttivo. E quello Stato NON può utilizzare il cambio per risolvere il problema. Semplicemente, il tentativo di cambiare moneta sovrana in moneta estera in quantità sufficiente fa crollare il cambio a livelli tali da rendere la manovra impossibile.

Per cui: no, il debito in moneta sovrana non è un problema – non è neanche vero debito. Mentre sì, il debito in moneta estera è debito, e può essere un guaio. E il motivo è che lo Stato ha pieno controllo sulla quantità di moneta sovrana emessa, ma non ha controllo sulla moneta estera che qualcun altro sarà disposto a scambiare con la sua moneta sovrana: non ha controllo né sulla quantità né sulle condizioni.

 

martedì 14 ottobre 2025

Uovo e gallina, un problema risolto

 

Identificata la risposta corretta all’annoso problema “è nato prima l’uovo o la gallina ?”, perlomeno se credete alla biologia evoluzionistica (se siete creazionisti non so che dirvi, provate a leggere la Bibbia e magari nel Vecchio Testamento c’è la risposta).

Le specie si evolvono e quindi a un certo punto una non gallina ha generato una mutazione definibile come gallina.

La non gallina non era una gallina ma comunque un animale che deponeva uova.

Quindi è nato prima l’uovo, da cui è sbucata quella che grazie alla mutazione era a tutti gli effetti una gallina (vabbè inizialmente un pulcino, ma poi diventando grande…).

Nessun dubbio: è nato prima l’uovo, deposto da una non gallina, e la gallina è arrivata dopo.

Prossimamente mi riprometto di trattare un tema apparentemente non connesso ma in realtà sì: perché tutti comprano azioni quando i prezzi sono alti e nessuno quando sono bassi ?

lunedì 13 ottobre 2025

La finanziarizzazione non è invincibile

 

Consiglio la lettura di un libro pubblicato da pochi mesi, “Prima che tutto crolli” di Luciano Balbo (Longanesi 2025). Contiene parecchie considerazioni illuminanti e centrate sulla finanziarizzazione delle economie, cioè sul predominio dell’establishment finanziario rispetto al sistema produttivo e al sistema economico, sugli effetti negativi che ha prodotto riguardo a diseguaglianze e concentrazione della ricchezza, sul rischio che prima o poi (più prima che poi) inneschi una crisi sistemica.

Consiglio la lettura ma siccome sono un noto rompiscatole (!) segnalo il suo principale (s’intende a mio parere) difetto. Una carenza di interpretazione  di alcuni temi macroeconomici, che conduce l’autore a pensare che gli Stati dipendano necessariamente dai mercati finanziari per sostenere i deficit e i debiti pubblici e che la mobilità dei capitali sottragga ai singoli governi la capacità di contrastarli (“se no scappano altrove”).

Per la verità qualche sentore che le cose non stiano esattamente così Balbo ce l’ha: cita la MMT commentando grossomodo che sembrano degli eretici ma forse, probabilmente, hanno delle ragioni. Ma è solo un sentore.

I fatti che, rispetto all’interessante esposizione di Balbo, vanno meglio compresi sono IMHO i seguenti (ben noti ai lettori di questo blog…).

UNO: il deficit pubblico non è un impoverimento del paese che lo genera ma un normale strumento di immissione del potere d’acquisto finanziario, che deve crescere di pari passo con lo sviluppo del PIL nominale.

DUE: in assenza di deficit pubblico in moneta sovrana, il potere d’acquisto finanziario cresce solo per il canale privato, il che è appunto un’importante causa della finanziarizzazione di cui Balbo denuncia gli eccessi.

TRE: se lo Stato emette la sua moneta, non c’è alcun bisogno di emettere debito per “finanziare il deficit”. Il deficit pubblico genera automaticamente risparmio privato e l’emissione di debito pubblico è un’opportunità (non una necessità) che viene offerta al settore privato per impiegare il risparmio generato dal deficit.

QUATTRO: se lo Stato controlla l’emissione monetaria, non c’è alcun bisogno di preoccuparsi che gli investitori istituzionali “scappino” rendendo impossibile finanziare la spesa pubblica eccedente le tasse (cioè il deficit).

CINQUE: l’emissione monetaria che si produce nel momento in cui si genera deficit pubblico non è necessariamente inflazionistica. Non lo è se rimette in moto capacità produttiva inutilizzata. Non lo è se viene destinata a ridurre imposte indirette quali IVA e accise (imposte regressive, peraltro).

Molti dei problemi denunciati da Balbo si risolvono restituendo agli Stati il pieno controllo dell’emissione monetaria, e vincolando i governi ad attuare politiche di piena occupazione, e di contenimento dell’inflazione mediante riduzione delle imposte regressive sui consumi (non mediante contrazione della domanda).

Quello che dal libro di Balbo non emerge con sufficiente chiarezza è che un potentissimo fattore di crescita patologica della finanziarizzazione è proprio il dogma dell’indipendenza delle banche centrali. Che in effetti vanno abolite: l’emissione monetaria deve essere gestita direttamente dal ministero dell’economia.

Difficile, politicamente, ottenere tutto questo ? gli interessi costituiti contrari sono fortissimi ? certo che sì. Ma difficile è tutto quello che va nella direzione di  diminuire la presa dell’establishment finanziario su politica ed economia.

Difficile, ma non impossibile. Servono però idee molto chiare su cosa è essenziale ottenere.

 

venerdì 10 ottobre 2025

Chi danneggiano gli zerovirgolisti

 

Claudio Borghi della Lega lamenta che ad ogni consultazione elettorale compaiono sulla scena piccoli partitini che si presentano come sovranisti eurocritici, sottraendo consensi al suo partito. A suo giudizio sono elementi di disturbo, in qualche modo sostenuti / supportati dal PD, che sarebbe il beneficiario della loro presenza. Meno voti alla Lega e al centrodestra, più percentuale e più seggi al PD.

Questo varrebbe, in particolare, per Democrazia Sovrana Popolare di Marco Rizzo, che dei partitini è probabilmente il più visibile (Rizzo sul piano comunicativo ci sa fare, ed è presente sui media più di quanto pesi elettoralmente).

L’interpretazione di Borghi mi lascia dubbioso, per due motivi (connessi).

Uno, dei consensi che ottiene Rizzo qualcuno sarà senz’altro sottratto alla Lega. Ma altri elettori DSP in sua assenza non voterebbero, o voterebbero scheda bianca, o magari M5S. Che l’elettore DSP sia un elettore leghista “fuorviato”  sarà vero in qualche caso, ma nella maggioranza non credo proprio.

Due, il sovranista eurocritico è molto dissuaso dal votare Lega, più che dall’esistenza di Rizzo, da quella di Giorgetti. Che è indistinguibile da un ministro PD se non per il fatto di essere più euroausterico di un ministro PD. Anzi lo definirei MOLTO più euroausterico, visto come ha affossato la Moneta Fiscale (tra l’altro con gli applausi del teammate di Borghi, l'ineffabile Alberto Bagnai).

I problemi della Lega nel farsi apprezzare dai sovranisti euroscettici ci sono, ma Rizzo ? non lo è, o quantomeno non è certo il principale.

 

domenica 5 ottobre 2025

Il deficit pubblico non impoverisce

 

Molti sembrano ritenere che il deficit pubblico impoverisca il paese, apparentemente perché assimilano il bilancio dello Stato a quello di un’azienda, o anche ai conti di una famiglia.

Se gli incassi di una società sono inferiori ai costi, la società perde soldi ed erode il suo patrimonio, giusto ?

Se le spese di una famiglia superano i redditi, la famiglia si indebita, o si mangia il risparmio di cui dispone, no ?

Beh per uno Stato, per un paese, per un'entità nazionale, funziona diversamente.

Ogni centesimo di eccesso di spesa pubblica rispetto agli incassi fiscali corrisponde a un centesimo di soldi immessi nel settore privato dell’economia.

Il settore privato, e quindi il paese nel suo complesso, non si impoverisce a causa del deficit pubblico. Anzi: lo arricchisce, se il maggior potere d’acquisto in circolazione stimola maggiore produzione di beni e di servizi.

Dovrebbe essere ovvio. Ma la falsa analogia tra bilancio pubblico e bilanci privati manda ancora in confusione troppe persone.

sabato 4 ottobre 2025

Indipendenza: magistratura e banca centrale

 

Sento dire che l’indipendenza dal potere politico dell’istituto di emissione monetaria è necessaria “così come lo è l’indipendenza della magistratura”. Ma è una posizione alquanto opinabile.

La magistratura deve essere indipendente nel senso che le sentenze non devono essere formulate sulla base di ordini governativi. Ma devono conformarsi a leggi approvate dal parlamento. Devono essere strettamente applicative. Il principio della subordinazione dell’attività giudiziaria a un organo espressione della sovranità popolare – il parlamento – è rispettato.

Se l’istituto di emissione è indipendente dal governo e dal parlamento, nasce un vincolo alla formulazione della politica economica, non solo monetaria ma anche fiscale – perché l’istituto di emissione può, a quel punto, condizionare le politiche di spesa, tassazione e deficit. Nasce un vincolo che ha tutti presupposti per risultare estremamente stringente.

In democrazia, l’elettorato è sovrano, il governo opera se e solo se ha la fiducia del parlamento, e tutti gli altri organismi pubblici gli sono subordinati. L’ho detto e scritto non so quante volte: se si perora la causa dell’indipendenza dell’istituto di emissione, si nega la democrazia rappresentativa. E anche la sovranità dello Stato.

giovedì 2 ottobre 2025

Moneta: Valore legale e accettazione fiscale

 

Da alcuni scambi di opinioni con Giovanni Piva è emerso un tema che vale la pena di chiarire e ribadire una volta di più.

Quello che dà valore alla moneta non è il suo cosiddetto “valore legale”.

Valore legale significa che nel territorio dello Stato qualsiasi obbligazione finanziaria denominata nella moneta ufficiale del paese può essere estinta consegnando il corrispondente quantitativo della moneta medesima.

Ma per “moneta” s’intendono, nel caso specifico, solo banconote e monete metalliche. Un assegno o un bonifico bancario non hanno valore legale in quanto rappresentano un trasferimento di depositi: e i depositi bancari sono crediti nei confronti di un istituto. Che si impegna a consegnare al titolare un pari quantitativo di moneta legale, ma potrebbe anche rivelarsi insolvente, e quindi venir meno al suo impegno.

Per dare valore alla moneta, è molto più importante l’accettazione da parte dello Stato per estinguere le obbligazioni fiscali. Lo Stato intermedia, sotto forma di prelievo fiscale, quasi la metà del PIL. Se lo Stato accetta un bonifico bancario in pagamento di IVA o IRPEF, questo è un presupposto di valore estremamente forte.

Che cosa significa ? che anche se legalmente un privato non è obbligato ad accettare un bonifico, cioè il trasferimento a suo favore di un deposito bancario, in pratica non si farà problemi, perché ha la garanzia di poterlo utilizzare per pagare tasse.

Il presupposto su cui si regge il progetto Moneta Fiscale è proprio che lo Stato può dare valore a un titolo accettandolo in pagamento di obbligazioni d’imposta, anche nel contesto dell’Eurozona.

Se si utilizza la Moneta Fiscale, lo Stato si riappropria, a tutti gli effetti pratici, della sovranità monetaria, anche se si continua a usare l’euro come moneta legale.

L’emissione di moneta legale (cioè di euro sotto forma banconote e monete metalliche) non spetta allo Stato e può essere effettuata solo dalla BCE (o su sua autorizzazione). Ma se lo Stato emette Moneta Fiscale, il monopolio BCE di emissione della moneta legale diventa irrilevante.