Dopo averla
preannunciata senza fornire dettagli, ieri Pier Giorgio Gawronski ha pubblicato
la sua proposta di introduzione di uno strumento “quasi monetario” finalizzato
a un’azione di sostegno della domanda.
Viene descritto
come “titoli pubblici ad ampia circolazione utilizzabili per pagare tasse,
bollette ecc.”
Si tratta in
effetti di una forma di Certificati di Credito Fiscale. La dimensione proposta
è però limitata (25-30 miliardi annui per finanziare spesa pubblica e minori
tasse). Il progetto CCF descritto in questo blog punta a una dimensione ben
maggiore (200 miliardi annui).
Un altro punto
non presente nella proposta di Gawronski (o almeno non esplicitato
nell’articolo) è l’utilizzo di una parte rilevante dei titoli per ridurre i costi
di lavoro delle imprese (ma senza penalizzare, anzi migliorando, i redditi
dei dipendenti).
Questo è
fondamentale per migliorare la competitività delle aziende italiane. Se la si
riporta ai livelli dei paesi più efficienti dell’Eurozona, si evita che una parte significativa dell’azione di sostegno alla domanda si traduca non
in maggior PIL italiano, ma in maggiori importazioni.
Anche solo per
questa componente servono però importi maggiori (io ne avevo stimati 80
abbondanti, su un totale di 200).
Comunque la proposta Gawronski può
essere un primo passo. E’ insufficiente di per sé ma va nella direzione giusta,
e non è da escludere che la riforma del sistema monetario e l’introduzione
delle corrette politiche macroeconomiche avvengano, alla fine, con una serie di
passaggi (magari “sotto i radar”) e non con un’unica azione.
"Tanto più forte lo stimolo alla domanda interna, tanto più rapidamente sarà possibile recuperare competitività – con adeguate politiche dei redditi – senza deprimere l’economia." (Gawronski) Meglio abbassare i salari (alti) che sprecare la quasimoneta per rinviare un aggiustamento necessario.
RispondiElimina"Pensiamo a circa 25-30 mld l’anno di spesa pubblica e minori tasse – per un massimo di 100-150 mld" (Gawronski) le era sfuggito?
No, non mi era sfuggito. Anche quelli del mio progetto CCF sono miliardi annui - ma 200, non 25-30.
EliminaEeeeh! Non varrebbe nulla, sarebbe carta straccia. La moneta e ogni altro asset finanziario deve essere accettata, è soggetta alla legge della domanda e dell'offerta. Sarebbe bello creare ricchezza infinita dal nulla ma purtroppo ti sfuggono le compatibilità macroeconomiche.
EliminaUn'attività finanziaria che viene accettata illimitatamente dallo Stato per pagare le tasse HA valore. Questo è, né più né meno, il principio base del cartalismo e della MMT, ed è anche la base della moneta fiat.
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RispondiEliminaNel rispondere ai commenti dei lettori, Gawronski ha scritto: "SI tratta di un collocamento forzoso! Lo Stato paga il 10% degli stipendi con quei titoli per legge, ecc.. Si chiama 'signoraggio'." A questo punto la proposta mi diventa alquanto oscura... questa quasi-moneta, così come i CCF, sono una soluzione per la crisi se vengono emessi e assegnati GRATUITAMENTE a lavoratori, aziende ecc. Devono essere potere d'acquisto AGGIUNTIVO che entra in circolazione.
RispondiEliminaMbè? Se alzi gli stipendi, o meglio assumi disoccupati per costruire reti in fibre ottiche e wireless, non è la stessa cosa? Dai dei soldi in più, aggiuntivi, ma in cambio fai lavorare. Oppure li dai a qualcuno come trasferimenti, tipo social card, gratis: si chiama sempre spesa pubblica. O se risparmi il 10% di euro sugli stipendi perchè usi quasimoneta, pi gli euro risparmiati li usi per fare altre spese, non è lo stesso? Gaw ha scritto che vuole aumentare il deficit al 5% per 2 anni, il che vuol dire che si tratta di liquidità aggiuntiva. Aho!
EliminaSiamo tutti d'accordo che serve maggior deficit, inteso come maggior differenza tra spesa statale e tasse. E siamo tutti d'accordo che il meccanismo funziona in quanto ci sono disoccupati che si mettono a lavorare e producono reddito. Occorre solo un mezzo di pagamento. CCF o quasi-moneta servono appunto a questo, visto che non puoi aumentare il debito né emettere moneta "tradizionale".
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