mercoledì 6 novembre 2013

L’insostenibile pesantezza della Germania

Negli ultimi giorni le critiche alla gestione dell’eurocrisi, e alla Germania nella sua qualità di fonte degli squilibri e di ispiratrice delle deleterie politiche economiche intraprese dall’Unione Europea, si stanno rapidamente alzando di livello.
 
Lo si vede dai toni adottati da organizzazioni governative o sovranazionali, quali il ministero del tesoro USA e il Fondo Monetario Internazionale.
 
E i commentatori da sempre critici nei confronti di Bruxelles e Berlino (Paul Krugman, Ambrose Evans-Pritchard) stanno sparando a palle incatenate.
 
Un’eccellente sintesi l’ha fornita ieri Martin Wolf sul Financial Times, nell’ambito di un articolo privo di ambiguità a partire dal titolo (“La Germania è un peso per il mondo”).
 
“Che cosa sta accadendo, in breve ? Le risposte sono: strisciante sopravvento della deflazione; disoccupazione di massa; riequilibrio interno bloccato sul nascere ed eccesso di affidamento sulla domanda esterna. Tuttavia si continua a sostenere che tutto ciò è accettabile, desiderabile, perfino morale – a tutti gli effetti, un successo. Perché ? La spiegazione è: miti. La crisi è stata prodotta dall’abuso di spesa pubblica, non da irresponsabili flussi di credito internazionali; la politica fiscale non ha ruolo nella gestione della domanda; gli acquisti di titoli di stato da parte della banca centrale sono un passo verso l’iperinflazione; e la competitività determina i surplus commerciali – non il saldo tra l’offerta e una domanda insufficiente.
 
Questi miti non sono innocui né per l’eurozona né per il mondo. Al contrario, rischiano di intrappolare gli stati membri più deboli in una stato depresso semi-permanente o di condurre, alla fine, a una dolorosissima rottura dell’unione monetaria stessa. In ognuno di questi due casi, il progetto europeo finirà per essere sinonimo non di prosperità, ma di povertà; non di collaborazione, ma di dolore. Una conclusione tragica”.
 
Sarebbe un finale orrendo, con responsabilità che naturalmente non sono attribuibili solo al dogmatismo e all’ottusità tedesca. Le politiche adottate nell’eurozona durante gli ultimi due anni sono state avallate da élite locali incompetenti, corrotte, colluse e ricattabili.
 
Ma aumenta ogni giorno l’evidenza che la “conclusione tragica” va evitata, rivedendo totalmente l’assetto dell’eurozona. Adottando un sistema monetario flessibile, introducendo politiche di pieno impiego, rimettendo l’occupazione al posto che gli compete – il primo – tra gli obiettivi delle politiche economiche.

8 commenti:

  1. persino il prof. Prodi si sbottona con Ambrose Evans-Pritchard ( Italy's Mr Euro
    urges Latin Front, warns Germany won't sell another Mercedes in Europe)........
    colgo l'occasione per chiederle un favore: siccome seguo con estremo interesse
    il contraddittorio tra Barnard e Zibordi su Cobraf in merito a banche e moneta,
    pensa che il vostro libro ( di prossima pubblicazione ) potrà sortire un qualche
    punto fermo o sarà più empirico dover cercare la soluzione nella realtà delle
    cose? grazie GFC

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    1. La parte di Zibordi riguarderà (anche) questi temi, che sono di grande interesse teorico e metodologico. Mettere un punto fermo però non è semplice perché sono materie un po' più di "confine" rispetto ai problemi di stretta attualità (inefficienza del sistema monetario, modi per riformarlo, necessità di politiche di sostegno della domanda e come attuarle).

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  2. Mauro Ammirati: Affermare che va data priorità al pieno impiego, caro dottore, di questi tempi equivale a bestemmiare. E' una gran fortuna che ci siano "eretici" come lei.

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    1. D'altra parte diceva un ben più illustre eretico di nome John Maynard Keynes, nel 1933... "Non si potrà mai equilibrare il bilancio attraverso misure che riducono il reddito nazionale. Il ministro delle finanze non farebbe altro che inseguire la sua stessa coda. La sola speranza di equilibrare il bilancio in modo stabile e permanente passa dall'evitare l'enorme aggravio dovuto alla disoccupazione. Per questo sostengo che, ANCHE NEL CASO IN CUI SI PRENDA IL BILANCIO PUBBLICO COME UNICO METRO DI GIUDIZIO, il criterio principale per giudicare se le politiche economiche attuate siano state o no un successo, è lo stato dell'occupazione".

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  3. molto spesso leggo previsioni di rottura "ordinata" dell'euro ma non ho capito cosa si intede per "rottura disordinata"
    elena b.

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    1. Rottura disordinata è l'uscita improvvisa e non concordata di uno o più paesi: si chiudono le banche per alcuni giorni, si convertono depositi, titoli ecc. nella nuova moneta, senza che ci siano accordi predefiniti con i membri residui dell'eurozona e lasciando quindi incertezze sui rapporti contrattuali, rischi di contenziosi legali eccetera.
      E' uno scenario preoccupante perché è difficile, o meglio aleatorio, ipotizzarne le conseguenze. Potrebbe non essere nulla di più problematico della rottura dello SME nel 1992. Potrebbe essere un "evento Lehman" in grado di scatenare una crisi mondiale come nel 2008 o peggio.
      La verità sta nel mezzo e a intuito sarei più per la prima che per la seconda ipotesi: ma, appunto, non ho a mia disposizione più che l'intuito a supporto di qualsiasi previsione...

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    2. Dott.Cattaneo come lo vede dal suo punto di vista questo taglio dei tassi allo 0,25%? Può servire alla ripresa delle economie dell'Europa del sud?
      Grazie.



      giovanni.

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    3. Purtroppo l'impatto è pressoché nullo. Con una situazione di depressione ai livelli attuali, impatti significativi possono essere prodotti solo da azioni di stimolo diretto della domanda (è, appunto, uno dei principi base del progetto CCF).
      L'azione sui tassi serve a gestire modeste oscillazioni del ciclo economico, non certo la situazione di sofferenza profonda in cui siamo caduti a partire dalla "crisi Lehman" (settembre 2008) e che è stata ulteriormente, e pesantemente, aggravata dall'eurocrisi e dalle politiche di austerità con le quali ci si è illusi di contrastarla...

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