giovedì 28 novembre 2013

E se nei prossimi due anni…

…scoppia, che so, un’altra mega crisi finanziaria mondiale ? una nuova Lehman ? magari una crisi bancaria-immobiliare in Cina ?
 
E’ un’obiezione che mi è stata fatta più di una volta riguardo al progetto CCF.
 
Con i CCF, mi riapproprio della sovranità monetaria, attuo una forte azione di stimolo della domanda e riallineo la competitività delle aziende italiane ai livelli delle più efficienti nazioni del Nord Europa.
 
Riporto il PIL a livelli di pieno impiego e, di conseguenza, l’Italia produrrà le maggiori entrate fiscali che compenseranno (due anni dopo le prime emissioni) l’utilizzo del CCF.
 
Ma se nel frattempo è partita una nuova crisi ? a quel punto non si chiude più il cerchio virtuoso: recupero PIL – incremento del gettito fiscale – compensazione dell’utilizzo dei CCF.
 
Ragazzi, fatti i debiti scongiuri: una nuova crisi può capitare – può sempre succedere – per motivi oggi imprevedibili. Ma se capita, la reazione A LIVELLO MONDIALE non potrà che essere l’attuazione di una forte azione di stimolo monetario e sostegno della domanda.
 
Come è successo dopo il 2008 – e si spera, stavolta, evitando di fare le cose a metà, cioè evitando di rallentare le azioni espansive (o addirittura di invertirle, come è avvenuto in Europa) prima di aver conseguito il pieno recupero dell’economia.
 
Una nuova Lehman auguriamoci che non capiti, ma nel caso avere già avviato il progetto CCF non sarà affatto una controindicazione, anzi. Significherà essersi portati avanti rispetto ad azioni analoghe, e ancora più intense che dovranno essere varate e coordinate a livello mondiale.
 
Preoccuparci del futuro è un errore se ci distoglie dal risolvere la crisi presente.
 
E non ci sono soluzioni che non contengano due elementi: forte azione di rilancio della domanda, e ritorno a un sistema monetario flessibile.

8 commenti:

  1. Mauro Ammirati: Non fa una piega, caro dottore. Direi, anzi, che in caso d'una grave crisi mondiale, i 200 mld di CCF devono diventare 250 o 300. Piuttosto, a proposito di stimolo alla domanda, da tempo volevo chiederle: perché Usa, Giappone e Inghilterra preferiscono i QE a manovre di sostegno concreto all'economia reale?

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    1. Ottima domanda... Il dato di fatto è che le élites politiche hanno in testa un modello economico sbagliato, secondo il quale basta la politica monetaria a far ripartire l'economia. E il QE è l'equivalente di una super-riduzione dei tassi d'interesse. Invece, quando con i tassi sei sostanzialmente a zero, la liquidità in più rimane intrappolata nel sistema finanziario e poco o nulla filtra all'economia reale. Nel resto del mondo si è meno dogmatici che a Bruxelles, e non esiste, naturalmente, l'ulteriore gravissima complicazione dell'euro. Ma i modelli di riferimento continuano a non essere quelli giusti. Incompetenza o malafede ? penso più la prima della seconda, ma ho ben poche certezze su questo.

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  2. Catryn Dallas: Si parla molto di uscita €, argomento che personalmente,fa molto paura.Mio marito entrato in pensione nei giorni in cui si compiva il misfatto,2500 £ che all"alba del giorno dopo diventavano 1250 € circa,mentre supermercati aumentavano tutto;£ 1000 il giorno dopo costava 1 €.Intanto la classe dirigente provvedeva ad aumentare i propri stipendi del 30%. Capirà che noi sulle nostre spalle abbiamo subito una svalutazione senza precedenti.Mi sono convinta che tutto questo nn è avvenuto x caso,ma studiato e approvato da tutti Stati membri di UE.Mi rendo conto che cosi nn si può continuare,ma un"altro cambio di moneta con questa classe dirigente mi terrorizza.

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    1. Capisco perfettamente i timori. I sostenitori del break-up, dell'uscita "secca" dell'Italia dall'euro, le spiegherebbero che tutto ciò è gestibile senza perdite di valore significative per stipendi, pensioni, risparmi. Ed è possibile. Ma, appunto, il suo timore è che il processo NON sia gestito bene. Questo è uno dei motivi per cui il progetto CCF, a cui è principalmente dedicato il mio blog, prevede di introdurre questi titoli (che sono sostanzialmente una forma di moneta parallela) e di utilizzarli principalmente per AUMENTARE le retribuzioni nette e DIMINUIRE i costi delle imprese, assegnandoli a lavoratori e aziende senza contropartita alcuna. Gli ammontari pagati in euro per stipendi e pensioni RIMANGONO INVARIATI e conti correnti, titoli di Stato ecc. RIMANGONO in euro.

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  3. Egregio dottore e' da diverso tempo che seguo il suo blog e le sue dotte disquisizioni sull' euro e sui CCF. Mi permetta una provocazione.Il tutto se ho ben capito si basa su un coeficiente teorico moltiplicatore del Pil che dovrebbe attenuare l' impatto dell' immissione di una notevole liquidita' sotto forma di ccf che entrera' nelle casse dello stato due anni dopo l' imissione sul mercato sperando appunto nel coeficiente famoso.Troppe volte ho visto analisi e studi smentiti dai fatti. Uno su tutti il grande e blasonato progetto EURO. Per quale motivo dovremmo credere al suo ??? Un cittadino nauseato da quanto sta non avvenendo per fermare lo scempio dell' euro. Grazie.

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    1. Non posso portare a sostegno della mia tesi una sfera di cristallo (che non possiedo...) ma le esperienze storiche e anche il senso comune mi pare proprio di sì.
      Partendo da situazioni di domanda fortemente depressa, immettere potere d'acquisto nell'economia ha sempre prodotto recuperi molto vigorosi e rapidi. Vedi per esempio la Germania nel 1933-1936, o gli USA nel 1938-1940.
      E che i moltiplicatori nelle condizioni attuali siano maggiori di uno l'ha provato (nel senso contrario, purtroppo) la disastrosa esperienza dell'austerità imposta al Sud dell'Eurozona, soprattutto da metà 2011 in poi.
      Si immagini tutti i lavoratori italiani con redditi medio-bassi che aumentano del 20% il loro reddito netto. E le aziende nello stesso tempo riducono di una percentuale simile i loro costi di lavoro... e l'ulteriore effetto di traino dovuto al mutamento totale di aspettative, che poi sarebbe ancora rafforzato se gli altri paesi in difficoltà dell'area euro adottassero (come c'è da aspettarsi) contemporaneamente azioni analoghe.
      Sono previsioni, certo: ma mi sembrano fondate su basi robuste.

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  4. Carissimo dott. Marco, mi pongo questa domanda: i CCF possono essere considerati un po' come degli assegni post-datati, nell'attuale status giuridico italiano, non potrebbero essere vietati perchè non emessi attraverso banche, cioè sprovvisti di copertura bancaria?

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    1. Non direi, sono titoli il cui valore deriva dal l'accettazione da parte dello stato. Non mi pare ci sia possibilità che vengano assimilati ad assegni.

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