domenica 24 novembre 2013

Una riflessione sulla Lira Sud

Non è il problema del momento, direte voi, ed è vero. Però aiuta a capire alcune cose, in particolare riguardo all’alternativa break-up dell’euro / riforma morbida.
 
L’avevamo già visto qui: il PIL pro-capite del centro-nord è di oltre il 70% più alto rispetto a sud e isole.
 
In realtà non è solo l’unione monetaria europea a essere un sistema monetario fortemente inefficiente.
 
Anche in Italia sarebbe stato meglio che fossero esistite due monete. Con una moneta sola, il problema del ritardo di sviluppo economico del Mezzogiorno, nell’arco di 150 anni, non ha fatto altro che accrescersi.
 
Bene. Immaginiamo una situazione in cui l’Italia è tornata ad avere la sua moneta sovrana – una per tutto il paese. Quale reazione ci possiamo aspettare, da parte dell’opinione pubblica meridionale, di fronte alla proposta di introdurre una Lira Sud, destinata a svalutarsi rispetto alla Lira Nord, o Lira Residua che dir si voglia ?
 
Mia previsione: una reazione negativa da parte di una percentuale tutt’altro che bassa, anzi forse maggioritaria, dei residenti meridionali.
 
Vi sembra strano ? il punto è che, al signore / signora di Napoli, di Bari o di Palermo, dovremmo dire che i suoi depositi bancari, i suoi titoli a reddito fisso, il suo stipendio, la sua pensione si convertono in una moneta che vale di meno.
 
Gli spieghiamo che non importa perché la spesa la fa sotto casa sua e non a Milano o a Padova ? Sì, ma… e se mi compro un auto (il Mezzogiorno italiano non pullula di case automobilistiche) ? e mio figlio che fa l’università a Bologna ?
 
Provate a porvi nell’ottica di ottenere un consenso largamente maggioritario su un progetto di break-up della Lira. E poi chiedetevi se è un risultato facile da ottenere. A me sembra una fatica improba.
 
Allora, perché dovrebbe essere più facile ottenere un’amplissima adesione della popolazione italiana sul break-up dell’euro, con l’Italia che esce “a strappo” e svaluta ?
 
Certo, ci sono (penso) in proporzione meno genitori di Milano che devono mantenere il figlio a Francoforte, rispetto alle famiglie di Napoli che si preoccupano per la retta universitaria a Bologna.
 
Ma la situazione non è così diversa.
 
Non fraintendete: il mio punto non è, qui, affermare che l’Italia non starebbe meglio con due monete che con una. Né tantomeno che non sarebbe enormemente meglio uscire dall’euro rispetto a restarci. Leggete (chi non l’avesse ancora fatto) qualche articolo del blog, e vi sarà più che chiaro come la penso.
 
Il punto è che se occorre acquisire (per citare Claudio Borghi) “il consenso del 151% della popolazione, e non sto scherzando” (va bene, diciamo che stava “metaforizzando”…) una domanda fondamentale è:
 
“Qual è la proposta migliore che risolve il problema minimizzando gli effetti collaterali negativi, e che ha la maggiore probabilità di coagulare intorno a sé un consenso amplissimo, anzi nettamente maggioritario ?”
 
Riflettete sul caso ipotetico Lira Nord – Lira Sud. Pensate alle analogie con lo scenario di break-up dell’euro e svalutazione della nuova moneta italiana.
 
E poi ditemi se non è più plausibile questa strada.
 
Che indica anche come lavorare sul gap Nord – Sud Italia.
 
Graditi commenti, come sempre !

10 commenti:

  1. scrivi davvero bene....conciso, fluido, bell'articolo. non vedo l ora di leggere il tuo libro. io credo che cmq rimangano due problemi diversi. L'uscita dall'euro ha dei risvolti politici più grandi. in questi ultimi decenni siamo stati attaccati come paese in tutti i modi. Credo che la rottura morbida potrebbe essere un'ottima soluzione, ma forse sono in ballo molte cose in più rispetto alla sovranità monetaria. ciao Marco :)

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    1. Ciao Jacopo ! questo è difficile valutarlo, però una cosa mi sembra chiara: se spingiamo - senza alternative - la via del break-up rendiamo le cose molto più difficili. Uno, perché tocchiamo molti più interessi in grado di bloccarci. Due, perché ci scontriamo con difficoltà esecutive che non sono insuperabili, ma oggettivamente esistono. In pratica, creiamo un grosso alibi in più a chi non vuole risolvere la situazione.

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  2. I CCF come aiuto aggiuntivo al Sud potrebbero per certi versi simulare, in piccolo, un po' il “dono” fatto all'Europa dagli USA col piano Marshall. Un “dono” strategico alla lunga forse più favorevole al creditore che al beneficiario, sia in termini di ritorno economico che sotto l'aspetto della “sudditanza” psicologica..
    Gran parte degli interventi della Cassa del mezzogiorno alla fine sono finiti per alimentare le grandi industrie del Nord.
    Sono d'accordo col fatto che la lira come “moneta unica” in Italia in parte abbia simulato l'effetto Euro Nord-Sud in Europa. Anche per via della libera circolazione dei capitali (evidentemente da sempre permessa all'interno della stessa nazione).
    Però si dovrebbe forse valutare se l'incremento di assegnazione di CCF al Sud debba riguardare gli stessi CCF Nazionali, o se invece non sia preferibile curare un'emissione aggiuntiva specifica per il Sud, con circolazione circoscritta alla medesima area. La permanenza sul territorio della moneta credo sia importantissima. Ogni “area” con la propria valuta verrebbe stimolata “in loco”. La storiella narrata dalla M. Kennedy dell'albergo e della banconota lasciata in deposito dall'avventore che consente di saldare tutti i debiti della comunità non si sarebbe potuta costruire, se l'albergatore ci avesse pagato la rata della Mercedes tramite finanziaria inglese (ergo=debito con l'estero)!!
    Il rapporto con l'esterno/estero dovrebbe riguardare solo lo scambio "reciproco" delle eccedenze, con saldo a zero. E magari al Sud potrebbero svilupparsi industrie che potrebbero contare su uno specifico bacino di utenza, dotato di propria moneta. I CCF un po' come moneta del “Distretto produttivo”, con stimolo anche al perseguimento del km. zero... Visto mai che poi la Signora di Napoli non sia alla fine più contenta di poter far studiare vicino casa il proprio figlio, che poi potrà trovarsi un lavoro sul territorio e crearsi una famiglia in tempi normali (non dimentichiamo anche la nostra depressione demografica).
    Il suo ottimismo mi infonde speranza... Non teme che potrebbero obiettare che, in pratica, i CCF siano una sorta di moneta complementare e quindi vietarli? SIMEC a parte, anche il fatto che la Finanza si sia interessata sin da subito agli SCEC mi rende scettica sull'accoglienza positiva dei CCF (la Banca d'Italia è intransigente sul monopolio della moneta! In Germania hanno decine di monete complementari e nessuno dice nulla)..
    Certo, è una decisione politica... Il monopolio della BCE nell'emissione di moneta, per certi versi è un po' un pretesto, di fatto si ha emissione di moneta da parte del sistema bancario (per non parlare del mondo marziano dei CDO o CDO2)...

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    1. A un "CCF Sud" si può pensare, però su scala limitata, in quanto quello che gli dà valore è l'utilizzo per pagare imposte (e altri oneri dovuti alle amministrazioni pubbliche) locali. In effetti, a occhio i numeri probabilmente ci sono, perché si tratterebbe non del pro-quota dell'emissione totale a livello italiano ma solo della componente destinata ad avvicinare il CLUP Sud al CLUP Nord (e stimavo che con 15 miliardi, rispetto ai 200 circa del programma CCF totale, già si otterrebbe un effetto molto rilevante).
      La resistenza a livello istituzionale italiano (Banca d'Italia ecc.) è un rischio, certo. Per motivi analoghi a quelli che lasciano incerti sulle reazioni di UE e BCE. Però ricordiamo, qui gli scenari sono tre. Rendere flessibile il sistema monetario senza spaccare l'euro. Il break-up. La depressione permanente di mezza Europa. Naturalmente le "istituzioni" stanno ancora facendo finta di credere che esista una quarta alternativa, le "riforme" che producono i loro effetti benefici... la domanda vera è per quanto tempo si possa ancora negare l'evidenza. Io penso che sia questione di un certo numero di mesi, non di un certo numero di anni. Vediamo.

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  3. Buongiorno. Non voglio credere alla visioni complottiste, ma esiste una reale volontà politica orientata allo sviluppo? Nel 2014 dovremo trovare 50 miliardi per il fiscal compact, e non è permesso neppure scalare i nostri aiuti al fondo di aiuti europei dal computo dei parametri: per aiutare le banche esposte nei paesi in crisi non possiamo investire nella nostra ripresa. Si preparano le cessioni delle municipalizzate, la revisione del sistema sanitario, verso la dismissione, più veloce e facile rispetto al recupero di efficienza, si è già accennato al prelievo sui conti correnti. Alle sue proposte, come di altri economisti, non trovo alcun riscontro nelle discussioni dei centri decisionali livello governativo ed europeo, mentre continua la spoliazione del Paese, la perdita di sovranità, la sensazione di impotenza. E' forse riduttiva la visione che vede il futuro dell'Italia come un resort turistico, innocuo sotto il profilo industriale, non è però del tutto infondata.

    Snoskar

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    1. Capisco il suo timore. Spero sia infondato, ma se non lo è, diventa ancora più necessario, anzi drammaticamente urgente, fare informazione in merito al fatto che ESISTONO PERCORSI TECNICI alternativi rispetto alle eventualità che lei descrive. Perché questo, le assicuro, ancora non è compreso da parecchie persone, non tutte incompetenti e non tutte in malafede.

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  4. Il Grano (speriamo di prossima istituzione) può fungere da CCF Sud?

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    1. Non conosco i dettagli, ma se può essere emesso in quantità significative (il che dipende dalla quota di incassi delle pubbliche amministrazioni gestite localmente) senz'altro la risposta e' si'.

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  5. http://progettosiciliagrano.blogspot.it/

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