domenica 10 maggio 2015

CCF: risolvere le disfunzioni del sistema monetario europeo, stabilizzarlo, mettere fine alla crisi


I Certificati di Credito Fiscale: quasi una moneta, ma non proprio

 

 

I CCF sono un diritto patrimoniale negoziabile e trasferibile, che consente al possessore, a partire da una certa data futura (ad esempio, due anni dall’emissione) di compensare (cioè non effettuare) pagamenti altrimenti dovuti alla pubblica amministrazione dello Stato emittente.

 

 

Il possessore può vendere i CCF (ottenendo euro) sul mercato finanziario.

 

 

Un CCF utilizzabile per l’importo di 1.000 euro tra due anni avrà un valore di poco inferiore al facciale (la differenza è qualche punto percentuale di attualizzazione).

 

 

Non c’è necessità che i CCF circolino sotto forma di monete e di banconote.

 

 

Molto utile, comunque, che si diffondano transazioni direttamente regolate in CCF, anche sotto forma di sistema di pagamento elettronici.


Che cosa si ottiene introducendo i CCF

 

 

La proposta è di assegnare gratuitamente CCF a una serie di soggetti.

 

 

Ai lavoratori, sia dipendenti che autonomi, per incrementare il loro reddito disponibile e il loro potere d’acquisto.

 

 

Alle aziende, in funzione dei costi di lavoro sostenuti. Il costo lordo del lavoro quindi diminuisce, senza deflazionare le retribuzioni.

 

 

Lo stato può inoltre emettere CCF per finanziare altri interventi di espansione della domanda – spesa sociale, investimenti di pubblica utilità, ecc.

 

 

Lo stato emittente ottiene, in contemporanea

UNO, incremento della domanda interna.

DUE, miglioramento della competitività delle aziende.

 

 

===> Espansione di PIL e occupazione, senza creare squilibri ai saldi commerciali esteri.


I CCF non sono né debito né moneta legale

 

 

Non sono debito perché lo stato emittente non dovrà mai, sotto nessuna circostanza, rimborsare neanche un euro al possessore di un CCF.

 

 

Non sono moneta legale perché non c’è nessun obbligo di accettarli a fronte di un impegno finanziario contratto in euro: non confliggono quindi con il monopolio di emissione della BCE.

 

 

L’unico soggetto impegnato ad accettarli, su base volontaria e a partire da una data futura, è lo stato emittente – a fronte di tasse, imposte, contributi ecc.

 

 

L’accettazione da parte dello stato emittente attribuisce valore ai CCF.


I principi di applicazione dei CCF

 

 

Naturalmente, i CCF non vanno emessi in quantità illimitata.

 

 

Il programma di emissione deve (e può) rispettare una serie di obiettivi:

Riassorbimento dell’output gap e della disoccupazione prodotta dalla crisi, dal 2008 in poi.

Inflazione tendenziale che risale verso il 2%.

Evitare la formazione di deficit commerciali esteri.

 

 

Inoltre è possibili strutturare il programma CCF in modo che lo stato emittente:

In ogni anno, abbia un saldo zero tra pagamenti in euro e incassi in euro.

Diminuisca con regolarità il rapporto debito pubblico / PIL, fino al 60% richiesto dal Fiscal Compact.

 

 

Ricordare: i CCF non sono debito.

Non esiste nessuna fattispecie, né in pratica né in teoria, in cui lo stato emittente dei CCF possa essere costretto ad andare in default sull’impegno assunto, proprio in quanto è un impegno di accettazione e non di rimborso.


Possibili modalità di applicazione dei CCF: caso Italia

 

 

2016
2017
2018
2019
2020
Assegnazioni di CCF - mld
 
 
90
150
200
200
200
Utilizzi di CCF
 
 
 
 
90
150
200

 

 

Il programma di assegnazioni prevede un incremento graduale nel corso di un triennio, fino a un massimo di 200 miliardi annui.

 

Va ricordato che in termini reali, il PIL italiano 2015 è inferiore del 9% ai livelli del 2007, e del 19% rispetto a quanto si sarebbe raggiunto con una crescita dell’1% annuo. Questo ammanco di PIL corrisponde a circa 300 miliardi.

 

Gli utilizzi sono sfalsati di due anni rispetto alle assegnazioni, per permettere all’economia di recuperare livelli più alti di PIL e di entrate fiscali compensative.

 

% approssimative di assegnazioni CCF
Ai lavoratori
 
 
35%
Alle aziende
40%
Ad altri interventi
25%

 

A regime, le assegnazioni ai lavoratori consentono di integrare con 240 euro in CCF una busta paga da 1.200 euro mensili.

 

Nello stesso tempo, le assegnazioni alle aziende corrispondono a una riduzione del 18% del loro costo del lavoro lordo.

 

 


Effetti previsti dall’applicazione dei CCF: caso Italia

 

 

Previsioni
 
 
Senza
Con
Con moltiplicatore
Moltiplicatore
1,30
 
CCF
CCF
0,70
Crescita media PIL reale, 2016-2020
1,1%
3,8%
2,4%
Disoccupaz. 2020
 
 
12,5%
5,5%
9,0%
Deficit (-) / surplus (+) pubblico medio, 2016-2020 - % su PIL
-0,9%
1,8%
-0,9%
Debito pubblico 2020 - % su PIL
 
127,6%
91,9%
111,1%
Surplus partite correnti medio, 2016-2020
3,9%
1,9%
3,5%

 

 

Con moltiplicatore (crescita PIL reale conseguente all’emissione di un determinato ammontare di CCF) di 1,30 si ottengono:

 

Una forte ripresa del PIL.

Il riassorbimento della disoccupazione causata dalla crisi.

Un netto miglioramento dei saldi di finanza pubblica (deficit e debito in euro).

 

La stima di 1,30 è in linea con recenti ipotesi formulate tra gli altri da Olivier Blanchard, capo economista del FMI, ed è probabilmente prudenziale (il moltiplicatore tende a essere particolarmente alto quando un’economia risale da condizioni di domanda fortemente depresse, come le attuali).

 

Effetti nettamente positivi (significativa ripresa e calo del rapporto debito pubblico / PIL, a deficit invariati) si hanno comunque anche con ipotesi molto conservative in merito al moltiplicatore (0,70).


Clausole di salvaguardia

 

 

Attualmente la UE richiede di compensare con tagli di spesa e tasse eventuali ammanchi rispetto agli obiettivi di deficit pubblico.

 

 

Ma se gli ammanchi nascono da una congiuntura sfavorevole, queste azioni hanno effetto prociclico: come dimostra l’esperienza degli ultimi anni, il risultato è di protrarre e aggravare la crisi, senza peraltro migliorare la situazione della finanza pubblica.

 

 

Nell’ambito di un programma CCF, le clausole di salvaguardia potrebbero essere attuate con un ventaglio di interventi, di ben altra flessibilità ed efficacia, e senza inasprire le difficoltà dell’economia:

 

 

Non tagli di spesa, ma utilizzo di CCF in luogo di euro per sostenere alcuni pagamenti statali.

Non maggiori tasse, ma prelievi in euro compensati da erogazioni di CCF.

Collocamenti di titoli in CCF (tax-backed bonds) al fine di ridurre il debito in euro.

Offerta, su base volontaria, ai detentori di CCF in scadenza di posporre il loro utilizzo, in cambio dell’incremento del loro valore facciale (in pratica, riconoscimento di un interesse pagato in “moneta” fiscale).

 

 

Questo ventaglio di azioni dà ampie garanzie di conseguire, senza effetti recessivi sull’economia, obiettivi quali:

===> il saldo zero tra incassi e pagamenti pubblici in euro

===> la progressiva e costante riduzione del rapporto debito pubblico (da rimborsare in euro) / PIL, fino al 60%.

12 commenti:

  1. non essendoci (nei ccf) riforme per calmierare la fiscalità i mercati speculeranno contro i ccf come accadde alla lira nel 92 dentro lo sme.

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    1. La speculazione contra la lira fu possibile perché lo SME prevedeva un cambio fisso, che non era più sostenibile. Speculare contro i CCF e' privo di senso. L'unico impegno che prende lo stato emittente è di accettarli in pagamento delle tasse. E questo impegno e' sempre in grado di rispettarlo.

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    2. appunto. i cittadini non hanno alcuna fiducia in uno stato che decide a priori di non difendere nemmeno la sua moneta. state mettendo in vendita la sovranità fiscale dell'italia. come lo spiegate ai vostri lettori antieuro?

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    3. Stiamo riacquisendo la sovranità fiscale ed economica dell'Italia. Nel 1992 l'Italia non "decise" di non difendere più la propria moneta. Ci fu costretta perché le riserve valutarie erano finite. Stessa cosa accadde a UK, Svezia e Spagna. Se si prendono impegni impossibili da realizzare non si difende nulla e non si è più sovrani di niente. I CCF correggono questa situazione.

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    4. appunto. quelle riserve qualcun'altro ce le aveva. per non perdere la sovranità fiscale dovrete sganciare i ccf dalle tasse così come la lira uscì dallo sme e così come le monete furono sganciate dall'oro. così come la svizzera ha recentemente sganciato l'euro. l'impegno impossibile lo state prendendo proprio agganciando i ccf alle tasse.

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    5. Non è un impegno impossibile anzi, al contrario, è un impegno il cui adempimento è certo, in quanto giungono a scadenza annualmente 200 miliardi di CCF a fronte di incassi totali lordi del settore pubblico di 800. La possibilità di utilizzare i CCF, per un valore pari al facciale, nell'anno di scadenza è quindi totale.

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    6. di 600 e non di 800 visto che emettete 200 di ccf. che l'economia cresca di 200 miliardi in più in due anni è un obiettivo impossibile. nessuno investe con una tassazione così alta tranne i finti privati legati allo stato e che quindi scaricano le perdite sullo stato stesso dovendo poi alzare le tasse e svalutando i ccf.

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    7. 800 lordi, infatti, si diceva. Ma la crescita ci sarà perché è vero che l'alta tassazione ha effetto dissuasivo su consumi e investimenti, ma introdurre i CCF ha, appunto, l'effetto di ridurre la tassazione effettiva.

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    8. se immetti ccf senza riformare lo stato vanno tutti convertiti in euro e quindi si azzerano e si innesca una bolla. per 200 miliardi emessi di ccf devi dimostrare di rientrare di altri 200 miliardi di tasse rendendo inutili i ccf. ma siccome lo stato che nella vostra proposta non è stato riformato non ci riuscirà ecco che si azzereranno nel loro valore colpiti dalla speculazione. come è giusto che sia per ogni cosa che non ha valore a vantaggio di ciò che ha mantenuto il suo valore.

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  2. Anonimo, non è obbligatoria una laurea in economia per discuterne, ma un po' di logica sì.
    Seguendo il tuo ragionamento, al massimo, si diminuirebbe il rating dei titoli del debito pubblico, che avrebbe meno garanzie di servizio dalla fiscalità.
    Uno riceve i ccf li vende e ottiene? saldi di c/c o moneta contante? Sicuro che ci siano 200 miliardi di € in banconote in Italia?
    Azzerarsi???? Ma se li posso usare per pagare tasse future! Sono più sicuri dei BTP e dei Ctz, perché sono intrinsecamente collateralizzati.
    Rientrare di 200 miliardi di tasse. Mai sentito parlare di moltiplicatore keynesiano?
    Uno può anche essere antikeynesiano (e anche a me Keynes non piace troppo), ma poi deve spiegare da dove viene la disoccupazione, che in un sistema in equilibrio, di tipo neoclassico, non esiste.

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  3. I CCF secondo le autorità creano altro debito.
    Non mi ricordo più come replicano gli studiosi dei CCF.
    Lorenzo Zanellato

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    1. Molto semplicemente, al di là delle esternazioni delle "autorità" (che non motivano le loro affermazioni), i proponenti del progetto CCF si sono letti trattati e regolamenti: i quali trattati e regolamenti indicano chiarissimamente come e perché i CCF NON SONO DEBITO. Vedi, tra i tanti, il post del 18.4.2018.

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