mercoledì 1 febbraio 2017

CAC e dintorni


Un articolo apparso alcuni giorni fa sul blog di M5S entra nel merito delle CAC, le Clausole di Azione Collettiva che sono state incorporate, a partire dal 2013, nei BTP di nuova emissione.

La CAC (cito dall’articolo) comporterebbero un problema in caso di uscita dell’Italia dall’euro in quanto

“il beneficio di ridenominazione del debito in lire dipende dal perimetro di applicazione della “Lex Monetae”, il principio universalmente riconosciuto che conferisce a uno Stato la facoltà di ridenominare i propri debiti in moneta nazionale (nel caso di specie, la nuova lira come da nostro codice civile) purché governati dal diritto domestico. In Italia, su 1.882 miliardi di BTP appena 48 sono di diritto estero e andrebbero dunque rimborsati in euro con una lira svalutata, rappresentando quindi un implicito costo finanziario per i contribuenti nella nuova moneta. In teoria ciò vorrebbe dire rimborsare i restanti 1.830 in nuova lira svalutata consentendo dunque un beneficio per il paese”

Ma

“il problema è che a partire dal 2013 con decreto del governo Monti i BTP di nuova emissione hanno dovuto incorporare le cosiddette CAC, ossia clausole di azione collettiva che, dopo lo swap del debito greco del marzo 2012, i paesi dell’area euro hanno concordato di introdurre progressivamente nelle nuove emissioni di titoli di Stato. Tali clausole consentono oggi ai detentori di almeno il 25% + 1 di ogni emissione di BTP di bloccare il governo dal ridenominare in nuove lire tale debito”.

Il beneficio della ridenominazione riguarderebbe quindi solo una parte del debito in essere, e questa parte scenderebbe nel tempo via via che vengono rimborsati titoli di Stato non assistiti da CAC e vengono emessi nuovi titoli “CACchizzati”.

Ora, questa interpretazione mi lascia perplesso in quanto le CAC sono in realtà uno strumento il cui scopo è facilitare una ristrutturazione del debito, a beneficio quindi dell’emittente, non dell’investitore.

Le CAC obbligano tutti i detentori di una categoria di titoli (per la precisione, di una singola emissione che contempli le CAC) ad allinearsi alla decisione della maggioranza qualificata, se tale maggioranza accetta la ristrutturazione. In pratica, l’emittente può proporre di allungare le scadenze, ridurre gli interessi, ridurre il valore di rimborso, cambiare la valuta di rimborso, e se la maggioranza qualificata acconsente tutti gli altri sono forzati ad adeguarsi.

Lo scopo è evitare che singoli gruppi di investitori rifiutino la ristrutturazione e facciano partire contenziosi e cause legali per ottenere il rimborso alle condizioni originarie.

Se si utilizza la “Lex Monetae”, non si ha invece una ristrutturazione, ma l’applicazione della legge domestica che governa il contratto in cui i titoli sono stati emessi. Le CAC quindi non entrano in gioco.

Casomai le CAC sono uno strumento che l’Italia potrebbe tentare di utilizzare a proprio vantaggio, per ridenominare anche il debito governato da contratti di diritto estero.

In questo caso si può comunque proporre di ristrutturarlo (senza invocare la “Lex Monetae”, che nella fattispecie non è applicabile) e cercare di ottenere il consenso della maggioranza qualificata prevista dalle CAC. L’esito è incerto, ma si può tentare. Fermo restando che, se si tratta solo di 48 miliardi, il problema è di secondaria importanza.

Riassumendo, la situazione a quanto sono in grado di ricostruire NON è

No CAC, ridenomini
CAC, non ridenomini

Ma:

Lex Monetae, ridenomini
No Lex Monetae, non ridenomini, salvo proporre una ristrutturazione e vedere se grazie alle CAC si riesce a ottenere la maggioranza qualificata che impegna tutti gli investitori ad accettarla.

Naturalmente tutti questi problemi non si presentano se si riforma l’Eurosistema senza romperlo: e c’è una strada per ottenere questo risultato, la Moneta Fiscale

3 commenti:

  1. Cosa succede a chi ha stipulato recenti mutui/casa in Euro ? mia sorella ha acquistato 2 appartamenti...negli ultimi 3 anni

    Shardan

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    1. In caso di break-up ? la "Lex Monetae" si applica anche ai contratti di finanziamento privati: se sono in euro e governati dalla legge italiana, si trasformano in Nuove Lire. Naturalmente qui non entrano in gioco le CAC.

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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