martedì 20 febbraio 2018

Spesa pubblica e PIL


Leggo su twitter - “Possibile che nel 2018 non ci sia ancora risposta unanime alla domanda: la spesa pubblica si somma o si sottrae dal PIL ?”

In realtà la risposta c’è, semplicemente è un po’ più articolata rispetto al semplice “si somma” o “si sottrae”.

Sul piano contabile, il PIL è la somma di consumi privati, investimenti privati, spesa pubblica, ed esportazioni nette (esportazioni meno importazioni).

Non c’è quindi alcun dubbio che a parità di ogni altra condizione, l’incremento di spesa pubblica incrementi anche il PIL.

Chi afferma che non è (necessariamente) così, dice qualcosa di sensato solo se fa riferimento agli effetti indotti.

Esiste un limite fisico di capacità del sistema economico, in un determinato momento storico, che deriva dalle persone e dagli impianti che possono essere messe al lavoro per produrre beni e servizi, e dalla qualità dell’apparato produttivo (qualità dell’organizzazione, della tecnologia, dei prodotti).

Il limite nel tempo si sposta, per effetto di innovazioni tecnologiche, miglioramenti organizzativi, investimenti che incrementano la base produttiva del paese (al netto del deterioramento fisico e dell’obsolescenza che invece la diminuiscono), variazioni demografiche. Ma in un determinato momento, il limite di capacità esiste.

Allora, se la capacità produttiva del sistema economico è sottoutilizzata, e la spesa pubblica ne incrementa l’utilizzo, la spesa pubblica incrementa il PIL.

Se invece le risorse produttive (risorse fisiche) sono già pienamente utilizzate, la spesa pubblica avrà l’effetto di riallocarle. Ci sarà meno produzione di beni e servizi da parte di operatori privati, e più produzione da parte del settore pubblico.

Poi ci sono valutazioni più complesse e incerte sulle conseguenze successive delle variazioni di spesa pubblica: a seconda di come avvengono le riallocazioni tra un tipo di spesa e un altro, ci possono essere effetti indotti, positivi o negativi, sulla capacità produttiva futura del sistema economico.

Ma se la domanda “la spesa pubblica si somma o si sottrae dal PIL ?” si riferisce all’impatto immediato, la risposta è chiara. Se mette al lavoro risorse fisiche che altrimenti restano inattive, incrementa il PIL. Altrimenti di per sé è neutrale.

Quindi l’effetto non è mai di decrementare il PIL. Mentre è di incrementarlo quando esiste un significativo sottoutilizzo delle risorse fisiche (forza lavoro e impianti). E oggi in Italia ci troviamo, senza alcun dubbio, in quest'ultima situazione.


3 commenti:

  1. Vedi il post del 9.6.2016: sull’esatto grado di sottoutilizzo si può discutere, ma che ci sia, e che sia pesantissimo, non c'è da avere dubbi...

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  2. "Sul piano contabile, il PIL è la somma di consumi privati, investimenti privati, spesa pubblica, ed esportazioni nette (esportazioni meno importazioni).

    Non c’è quindi alcun dubbio che a parità di ogni altra condizione, l’incremento di spesa pubblica incrementi anche il PIL."

    Mi permetto di commentare che questo modo di leggere l'identità contabile Y=C+I+G non è corretto.

    Essa non va letta come una "funzione di produzione", ovvero un aumento di G provoca un aumento di Y (altrimenti si potrebbe anche concludere che un aumento di C provoca un aumento di Y!)

    Essa va letta come pura identità contabile. I beni PRODOTTI dall'economia "Y", sono stati comprati o dal settore privato (C+I) o dal settore pubblico (G). I beni acquistati dal privato si dividono in beni di consumo (C) e beni di investimento (I). Anche il settore pubblico potrebbe aver comprato sia beni di consumo che beni d'investimento, ma li mettiamo tutti in G per convenzione.

    Purtroppo l'identità contabile Y=C+I+G viene spesso indicata come relazione causale (G causa Y), ma questa interpretazione è assolutamente errata.

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    1. "Altrimenti si potrebbe anche concludere che un aumento di C provoca un aumento di Y!": ma infatti ceteris paribus è così, anche per C così come per G.

      "Purtroppo l'identità contabile Y=C+I+G viene spesso indicata come relazione causale (G causa Y), ma questa interpretazione è assolutamente errata": è errata infatti nel momento in cui si verificano gli effetti indotti compensativi che descrivo nell'articolo, e che però non hanno luogo se l'incremento di G non sottrae al sistema economico l'utilizzo di risorse produttive che avrebbero altrimenti prodotto altre cose. In soldoni: se aumento G per assumere disoccupati, che diversamente non avrebbero trovato lavoro, il PIL aumenta.

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