venerdì 3 gennaio 2020

Quelli che “se fai prodotti di qualità, il prezzo non conta”


Una delle più strampalate tesi degli euroausterici è che l’euro – moneta sottovalutata per le economie Nord-Eurozoniche, e sopravvalutata per quelle del Sud – non è in realtà un vantaggio per le aziende tedesche, e degli altri paesi dell’area ex-marco.

Il motivo ? “i tedeschi competono sulla qualità, sull’innovazione, sulla ricerca e non sul prezzo”.

Ha dell’incredibile che qualcuno riesca a sostenere un’”argomentazione” del genere senza scoppiare a ridere guardandosi allo specchio. Pensate che se un’Audi costasse il 20% in più se ne venderebbero lo stesso numero ?

Tra l’altro questo equivale a supporre che gli esportatori tedeschi siano afflitti da un monumentale grado di stupidità. Immaginiamo, per assurdo, che potessero vendere lo stesso numero di prodotti a 120 così come a 100. Perché mai, allora, non alzano i prezzi del 20% adesso ?

Agli esportatori tedeschi l’euro sottovalutato fa comodo, eccome. Le uniche ragioni per cui hanno fatto partire l’euro con l’Italia e non senza, sono state evitare la rivalutazione del marco, nonché mettere in difficoltà l’industria manifatturiera che in Europa gli faceva maggiormente concorrenza (la nostra).

Detto questo,  il progetto CCF consente di risolvere le disfunzioni dell’Eurozona, e in particolare quelle che affliggono l’Italia, evitando la rottura dell’euro e il conseguente riallineamento valutario. Nell’ambito del progetto, il meccanismo da tenere ben presente è l’erogazione di una parte delle emissioni di CCF alle aziende, abbassando il loro costo del lavoro lordo (vedi questo post).

Però per cortesia, non raccontate la barzelletta che la qualità consente di praticare qualsiasi prezzo si desideri. Un prodotto di alta qualità si vende a un prezzo maggiore di uno di bassa qualità; ma a parità di prodotto, un prezzo più basso è sempre un vantaggio. E viceversa.


6 commenti:

  1. È obbligatorio quotare una moneta o un titolo sul mercato o bisogna farlo per forza ? Non si può utilizzarla all'interno della nazione e sostituire tutti gli altri metodi di pagamento legato al mercato mettendo fine alla speculazione ?

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    1. Beh eliminare le quotazione vorrebbe dire eliminare la possibilità di effettuare scambi. Ma gli scambi non portano necessariamente alla speculazione. La speculazione sulle valute, per esempio, si crea quando uno Stato si impegna a fissare il cambio a livelli troppo alti - che nel tempo non sono sostenibili, cosa che il mercato capisce benissimo. In un sistema di cambi flessibili, questo non avviene.

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  2. Questi tizi che parlano a vanvera di qualità e prezzi evidentemente vivono in una Matrix tutta loro dove TUTTI hanno tanti begli euroni da spendere e si possono permettere di comprare a prezzo maggiorato come nulla fosse. I poveri o chi ha paghe medio basse non esistono per loro. È una perdita di tempo confrontarsi con questa risma di gente. Lei comunque fa bene a registrare le loro assurdità. Roba da matti.

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    1. E' sempre utile smentire questi luoghi comuni: riaffiorano costantemente, e bisogna essere pronti a metterne in luce l'infondatezza (per non dire l'assurdità).

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  3. È vero che le banche moderne sono nate in Italia rinascimentale a Venezia, Firenze e Genova nel XV e XVI secolo e gli altri paesi hanno copiato ? Con cose buone ma anche annesse cose come bail in salvataggio interno, e speculazioni eccetera, nella City di Londra c'è Lombard street in ricordo dei banchieri settentrionali italiani ???

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    1. Oddio, che ai tempi si parlasse di bail-in non mi risulta… più semplicemente, non c'era la garanzia pubblica su depositi e le banche potevano fallire. Le banche moderne sono nate in Italia, certo: Firenze, Genova e Venezia erano le grandi potenze commerciali del tempo, e il sistema bancario si è sviluppato di conseguenza.

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