La mossa aggressiva, anche più del previsto, dell’amministrazione Trump, l’introduzione di dazi molto pesanti, è un grosso colpo contro la globalizzazione. E la globalizzazione ha fatto grandi danni. Per cui al di là delle incertezze, al di là della caduta dei mercati azionari, al di là delle comprensibili inquietudini, c’è da esserne contenti.
O no ?
Non ne sono così sicuro.
Il problema della globalizzazione, e l’ho detto più volte già anni fa, vedi ad esempio qui, è l’aver messo le classi meno abbienti dell’Occidente in diretta concorrenza con i lavoratori dei paesi emergenti. Invece di tutelare il potere d’acquisto dei cittadini occidentali a fronte di una crescita dei paesi ex poveri, si è criminalmente preteso di farli incontrare a mezza strada.
Criminalmente ? sì, perché mentre i redditi del ex terzo mondo aumentavano, quelli dei ceti medi, medio-bassi e bassi del primo mondo calavano. E insieme ai redditi reali, anche le tutele sociali e il welfare.
La globalizzazione è stata gestita così. Si è raccontato che era inevitabile. Ma non lo era. L’appropriato utilizzo dei deficit pubblici avrebbe consentito di redistribuire i vantaggi prodotti da delocalizzazione e globalizzazione, ripartendoli anche a vantaggio del lavoro e non solo del capitale.
Non era necessario abbattere le tutele sociali. Non era necessario comprimere gli investimenti pubblici. E invece si è fatta austerità in Europa con la scusa (totalmente inventata) dell’insostenibilità dei debiti pubblici; e si sono invece accettati i deficit pubblici negli USA ma solo per tagliare le tasse ai ricchi e alle aziende (quindi ancora ai ricchi, perché in azioni investono i benestanti).
Adesso Trump usa la leva dei dazi per riequilibrare i saldi commerciali esteri. Ma ammesso che ci riesca (ed è tutto da scoprire) almeno a parole (a fatti vedremo) la sua amministrazione spinge anche sulla necessità di comprimere deficit e debito pubblico. Altro che rilancio del welfare.
Il debito pubblico e il debito estero USA sono IN DOLLARI. Non c’è nessuna, proprio nessuna, situazione di insostenibilità finanziaria. Né oggi né in prospettiva.
Per correggere le distorsioni, pesantissime, della globalizzazione così come è stata attuata, serve un rilancio dei deficit pubblici (azzerare il patto di stabilità nella UE) e un riorientamento della spesa verso finalità sociali (negli USA).
Ma l’Unione Europea è aperta a un ampliamento dei deficit pubblici solo per il riarmo, e gli USA parlano di contrarre il deficit.
Tutto questo non mi piace. Il problema della globalizzazione,
per l’Occidente, non è azzerarla ma correggerne le distorsioni. E la correzione
non la vedo avvenire. Non tramite i dazi USA, comunque.
Beninteso, dall'agitazione che sta producendo Trump potrebbe nascere qualcosa di molto positivo, addirittura direi di risolutivo, per l'Italia se ci consentirà di svincolarci dalle pastoie UE. Serviranno idee molto chiare; e molto acume politiche.
RispondiEliminaGabriele Ascione: Ma se il debito USA in dollari è sostenibile, malgrado il pesante passivo della bilancia commerciale, perché mettono i dazi?
RispondiEliminaE in modo così massiccio e direi teatrale.
Perché vogliono riportare negli USA i posti di lavoro emigrati all'estero.
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