giovedì 12 settembre 2013

Il ramo su cui è seduta la Germania è piuttosto robusto


Questa riflessione mi è venuta spontanea esaminando i saldi commerciali tedeschi verso l’estero, relativi al primo semestre 2013 e confrontati con l’anno precedente.
 
Spesso si legge che la “Germania sta segando il ramo su cui è seduta” nel senso che le politiche di austerità imposte all’Europa meridionale stanno rallentando l’attività economica non solo nella periferia, ma anche nel centro dell’Eurozona.
 
C’è del vero, ma va fatta attenzione a non enfatizzare eccessivamente il fenomeno.
 

GERMANIA - SALDI COMMERCIALI
Gen-giu
Gen-giu
Variaz.
Variaz.
Mld di euro
Fonte: Destatis.de
2012
2013
mld
%
Export a Eurozona
 
211,3
205,1
-6,2
-2,9%
Import da Eurozona
 
173,1
174,5
1,4
0,8%
Saldo commerciale vs Eurozona
38,2
30,6
-7,6
-19,9%
Export - altro
 
339,2
342,5
3,3
1,0%
Import - altro
 
284,0
275,0
-9,0
-3,2%
Saldo commerciale - altro
55,2
67,5
12,3
22,3%
Export - totale
 
550,5
547,6
-2,9
-0,5%
Import - totale
 
457,1
449,5
-7,6
-1,7%
Saldo commerciale - totale
93,4
98,1
4,7
5,0%

 
I dati indicano che effettivamente l’export tedesco verso il resto dell’Eurozona è sceso del 3%, il che insieme a una leggera crescita dell’import ha abbassato il surplus intra-Eurozona di quasi 8 miliardi di euro.
 
Nello stesso tempo però l’export tedesco extra-Eurozona è cresciuto, anche se marginalmente (1% circa) e l’import è sceso del 3% abbondante. Fuori dall’Eurozona, l’attivo commerciale si è quindi invece incrementato, per oltre 12 miliardi.
 
Complessivamente, il surplus tedesco è quindi cresciuto e si mantiene vicino (su base annua) a un impressionante 7% del PIL (200 miliardi circa).
 
Se esaminiamo i dati complessivi (intra + extra Eurozona), effettivamente la Germania non sta riuscendo a sostituire del tutto, fuori dall’Eurozona, l’export che perde all’interno. Le esportazioni totali sono in leggero calo.
 
Ma ancora di più è sceso l’import complessivo. Questo è attribuibile al fatto che la crescita del PIL della Germania è stata, nella prima parte del 2013, vicina a zero (in termini reali).
 
I numeri non esprimono forti livelli di tensione. Certo, il malessere latente c’è e si intuisce che possa peggiorare. La crescita zero, a parte essere un dato di per sé insoddisfacente, ha ridotto significativamente le importazioni da America e Asia, il che significa che la Germania è stata ancora più di prima un freno per tutte le altre economie mondiali. E America e Asia sicuramente stanno vendendo ben poco in Europa mediterranea.
 
Da questo nasce la tendenza debole di dollaro e valute asiatiche e, corrispondentemente, la relativa forza dell’euro (l’ultima cosa che servirebbe, in questo momento).
 
Conclusioni ?  un crollo repentino del ramo su cui è seduta la Germania non aspettiamocelo.
 
Però la domanda che manca dal Sud Europa, che è un problema drammatico per noi, riverbera una serie di effetti che sono ormai (anche se in misura ben diversa, chiaramente) sgradevoli per tutti. Rallentamento tedesco, freno alla crescita del resto del mondo, innesco di tensioni valutarie.
 
Le condizioni per ragionare seriamente su una riforma, purchè non deflagrante, del sistema monetario europeo ci sono tutte, mi sembra.

3 commenti:

  1. Spero dott.Cattaneo che la sua proposta,il suo progetto sia realizzabile (agli occhi di chi conta);ieri sera su La7 a "La Gabbia" c'era anche Bagnai e ho sperato vedendolo che entro l'anno fosse invitato anche lei in un talkshow...

    giovanni

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    1. Intanto in corrispondenza con l'uscita del libro (entro metà ottobre) mi vedrà su Class CNBC. Poi, si stanno sviluppando parecchie altre idee... le farò sapere, grazie e a presto !

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  2. A proposito dell'innesco di tensioni valutarie, nota Angelo Carbone "Dall'inizio del 2013: real brasiliano -12.7%, peseta argentina -12.6%, rupia indiana -13.25%, lira turca -10.26%, baht indonesiano -11.44%, rand sud africano -17.28% e rublo russo -7.51%"... ma aggiungiamo dollaro USA -0,7%, yen giapponese -15,2%, sterlina inglese -3%... d'altra parte se nell'eurozona l'import cade e si produce un saldo commerciale attivo, la conseguenza è la rivalutazione dell'euro. Questo è il paradosso (che paradossale non è): faccio politiche depressive e deflattive, i saldi commerciali diventano positivi perchè scende l'import, la valuta si rafforza e la deflazione si aggrava...

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