Le erogazioni di CCF non sono una spesa dello stato, sono la concessione di uno sgravio fiscale
utilizzabile in futuro: per la precisione, utilizzabile a partire da due anni
dopo l’inizio delle erogazioni medesime (secondo l’attuale formulazione della
proposta).
Al momento
dell’emissione non c’è quindi necessità, ai sensi di legge, di identificare
coperture specifiche - così come non andrebbero identificate nel caso, per
esempio, di una riduzione di aliquota IRES introdotta oggi (con apposita
normativa), ma con decorrenza dal 2018.
Analogamente, l’introduzione
dei superammortamenti – della possibilità, cioè, di ammortizzare il 140% del
valore di un bene strumentale acquistato nel 2016 - non ha comportato di
identificare coperture per tutti i risparmi d’imposta a cui i superammortamenti
stessi daranno luogo durante la vita utile (a fini contabili-fiscali) dei cespiti
acquistati.
Le coperture
vanno identificate in sede di definizione delle Leggi di Stabilità degli anni
in cui i risparmi d’imposta producono i loro effetti. Per i superammortamenti,
la Legge di Stabilità 2016 avrà debitamente tenuto conto della minore fiscalità
prevedibile (per le aziende) nell’anno 2016 medesimo: ma non degli effetti in
tutti gli anni successivi (che saranno invece materia delle FUTURE Leggi di
Stabilità).
Per le medesime
ragioni, se una riduzione di aliquota IRES viene introdotta normativamente
oggi, ma con decorrenza 2018, le relative valutazioni rileveranno in sede di
redazione della Legge di Stabilità 2018.
Nel caso di un’erogazione
di CCF che si verificasse oggi, emettendo titoli che danno diritto a sconti
fiscali a partire dal 2018, vale lo stesso concetto: l’equilibrio
entrate-uscite statali andrà valutato sulla base degli effetti prevedibili nel
2018, anche in questo caso in sede di Legge di Stabilità 2018.
Il governatore
della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha peraltro dichiarato proprio ieri, nelle
considerazioni finali dell’Assemblea 2015, che “per sostenere una ripresa più
rapida e duratura è necessario il rilancio di investimenti pubblici mirati,
anche in infrastrutture immateriali, a lungo differiti; sono importanti
un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale gravante sul lavoro, il rafforzamento
di incentivi per l’innovazione, il sostegno ai redditi dei meno abbienti,
particolarmente colpiti dalla crisi”. Se i margini oggi disponibili nel
bilancio sono limitati, ha sottolineato, è comunque possibile programmare
l’attuazione di questi interventi “su un orizzonte temporale più ampio”.
D’altra parte il progressivo riassorbimento della disoccupazione, ha spiegato,
“essenziale per offrire adeguate condizioni di vita ai cittadini, è necessario
anche per riportare l’inflazione su valori in linea con la stabilità dei prezzi”.
Il progetto CCF
è proprio una modalità per “programmare l’attuazione di questi interventi su un
orizzonte temporale più ampio”. Inoltre, gli interventi prendono la forma di un
titolo che ha valore IMMEDIATO, dà certezza sul beneficio futuro, e produce un
effetto espansivo sulla domanda particolarmente sostenuto grazie alle sue
caratteristiche di autonoma negoziabilità e scambiabilità.
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