giovedì 9 giugno 2016

Il PIL potenziale dell’Italia



Lorenzo Zanellato mi pone una domanda - quale sia il PIL potenziale italiano - a cui non è facile rispondere in termini precisi. Ma in effetti una risposta molto precisa non è nemmeno indispensabile…

In varie occasioni ho citato una stima di 300 miliardi (abbondanti) di “output gap”, a cui si arriva, sostanzialmente, constatando che il PIL reale 2015 è stato circa 150 miliardi inferiore a quello 2007, e ipotizzando che in condizioni normali si sarebbe conseguita una crescita (già considerata modesta, prima della crisi) dell’1% annuo. L’1% del PIL italiano è 16-17 miliardi circa, quindi grosso modo altri 150 miliardi di ammanco cumulato in otto-nove anni.

La crisi, certo, ha prodotto molte chiusure di aziende, il che implica una riduzione di capacità produttiva, difficile da stimare con precisione. D’altra parte, le aziende buone ci sono ancora tutte - ma lavorano al di sotto del loro potenziale. Esportano più di prima. Fatturano invece meno sul mercato interno perché ALL’INTERNO DEL PAESE circola meno potere d’acquisto. Il fatturato domestico può essere rapidamente recuperato, se si introduce domanda nel sistema economico.

Inoltre, la forza lavoro potenziale, il numero di persone in età lavorativa, non è calato: semplicemente ci sono molti meno occupati. La capacità produttiva è fatta da persone e da strutture. Le prime ci sono ancora tutte e si tratta di rimetterle al lavoro. Le seconde hanno bisogno di un ciclo di investimenti per ripristinare ciò che si è perso: ma sarà l’effetto naturale di una domanda interna in ripresa, e rafforzerà, peraltro, la ripresa stessa.

Del resto l’inflazione a zero, con tendenza a scivolare verso la deflazione, e che comunque non c’è verso di riportare al target BCE del 2%, è la prova che la domanda che circola è comunque, oggi, molto inferiore alle potenzialità produttive del sistema.

E’ chiaro che non si possono recuperare 300 o neanche 150 miliardi di PIL dalla sera alla mattina, e nemmeno in un solo anno, ma quello che va fatto è semplice: introdurre domanda nel sistema economico, continuando ad accelerare l’impulso (emissioni di CCF in graduale ma costante incremento, se utilizziamo il meccanismo CCF) e continuare fino al momento in cui avremo riassorbito gli inoccupati che si sono venuti a creare in questi anni, e finché l’inflazione si sarà riportata intorno al 2%. A quel punto potremo rallentare l’impulso espansivo.

Per esempio se puntiamo a recuperare 150 miliardi in quattro anni, questo equivale a un quadriennio di crescita reale intorno al 3% invece dell’attuale 1%. E la crescita di domanda stimolerà, come si diceva, investimenti, aperture di aziende, e anche parziale rimpatrio di capacità produttiva emigrata all’estero. Tutte cose che alimentano ulteriormente, oltre alla crescita immediata, il potenziale futuro. 

Il potenziale produttivo italiano non è semplice da stimare con precisione, ma di sicuro è molto più alto dell’attuale ! Se vedo una persona alta 1,80 che pesa 40 kg, non ho bisogno di sapere se il suo peso ideale, in condizioni fisiche perfette, è 73, 76, o 80. Quello che è certo è che ORA è sottoalimentata, e gli devo dar da mangiare di più. Gradualmente, ma partendo SUBITO, e con un programma finalizzato a rimetterla in forma il più velocemente possibile…

2 commenti:

  1. Luca Perzan: Senza leggere il post, io dico come minimo il 25% in più di quello attuale.

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    1. Non nell'immediato, ma nel giro di 4-5 anni è assolutamente plausibile. MA SOLO uscendo totalmente dai vincoli dell'eurosistema.

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