venerdì 1 settembre 2017

Puntare sui Minibot non è un motivo per non introdurre i CCF

Si continua a parlare delle varie ipotesi di strumenti finanziari a valenza fiscale, dopo che la replica di Berlusconi all’articolo di Paolo Becchi e Fabio Dragoni ha riacceso i riflettori sull’argomento.

Dico “riacceso” perché a fine marzo scorso il M5S aveva reso noto il suo interesse verso ipotesi di Moneta Fiscale. Per cui, va ricordato, schieramenti politici che rappresentano complessivamente il 60% circa dell’elettorato (stando ai sondaggi) stanno ragionando su idee che hanno una matrice comune, anche se declinata in forme parzialmente differenti.

Tra le varie soluzioni sul tavolo, i Minibot proposti dal responsabile economico della Lega, Claudio Borghi si distinguono in quanto sono esplicitamente presentate non come una soluzione alle disfunzioni dell’Eurosistema, ma come una transizione verso il suo scioglimento.

In quest’ottica, non è un problema prioritario il fatto che i Minibot non creino una grossa iniezione di potere d’acquisto supplementare. Al contrario dei CCF (diritti a sconti fiscali che nascono al momento dell’emissione del titolo) i Minibot danno infatti forma cartacea a crediti verso l’erario già esistenti.

Il vantaggio per chi riceve il Minibot è sostituire uno strumento illiquido con uno liquido, utilizzabile immediatamente per effettuare compensazioni d’imposta, e trasformare quindi potere d’acquisto differito in capacità di spesa immediata (nella misura in cui i Minibot circolano e sono accettati).

Però non si verifica un arricchimento reddituale e patrimoniale in capo al ricevente. Certo, il vantaggio della maggiore liquidità non è da trascurare, ma l’impatto sulla spesa sarà con ogni probabilità inferiore (a parità di emissioni) a quello ottenibile distribuendo CCF.

Come accennato sopra, questo non è un problema se i Minibot rappresentano un ponte verso lo scioglimento della moneta unica e la fine dell’euroausterità.

Tutto questo mi spinge però a formulare tre riflessioni, o se vogliamo a porre tre domande.

La prima: se l’introduzione dei Minibot è un passo preliminare all’avvio di un negoziato in sede Eurozona per arrivare allo scioglimento consensuale, in che misura la loro esistenza rafforza il potere contrattuale dell’Italia ?

Certo, se si arriva all’impasse, o peggio ancora ad azioni intimidatorie (a cui personalmente non credo) meglio avere in circolazione un embrione di moneta nazionale, che la popolazione sta già utilizzando, che viceversa. Ma cambia drasticamente la situazione ? le complessità dell’euro-breakup non sono riconducibili solo, e neanche prevalentemente, al problema di emettere una nuova moneta cartacea.

Teniamo anche conto che in sede UE la risposta potrebbe semplicemente essere di questo tipo: bene, hai introdotto i Minibot, nessuno te lo impediva, non è debito aggiuntivo. Non ci compete obiettare nulla. Ma sciogliere consensualmente l’euro ? ovviamente no, non se ne parla.

La seconda: esiste una maggioranza politica per andare a proporre lo scioglimento dell’Eurozona ? sembra di no, Forza Italia non è su questa linea, il M5S appare aver preso atto che il referendum è impraticabile e ragiona sulla Moneta Fiscale in affiancamento all’euro. La Lega è cresciuta, e rispetto ai sondaggi attuali è possibilissimo che vada anche meglio alle elezioni: ma al 51% non arriva.

La terza: in ogni caso, se si avvia un negoziato per concordare lo scioglimento, i tempi sono lunghi (un anno mi appare una stima già fortemente ottimistica) e l’esito molto incerto. Nel frattempo, come si riavviano domanda, produzione e occupazione ?

Alla luce di quanto sopra, una strada che ritengo vada seriamente esaminata è introdurre CCF e Minibot insieme.

Il fatto che i Minibot siano in circolazione tra l’altro potrebbe agevolare l’accettazione e la valutazione di mercato dei CCF, di cui si propone l’emissione sotto forma di titoli utilizzabili come sconto fiscale due anni dopo l’introduzione (per non creare squilibri di finanza pubblica prima che l’azione espansiva sulla domanda abbia adeguatamente avuto effetto).

I CCF sarebbero in pratica l’equivalente di un CTZ a due anni che, invece di essere rimborsato in euro a scadenza, si trasforma in un Minibot. L’abitudine ad utilizzare i Minibot consoliderebbe quindi anche l’accettazione dei CCF.

Su un progetto di questo genere esiste, a quanto pare, un consenso ampiamente maggioritario tra gli schieramenti politici italiani, “pesati” sulla base degli attuali sondaggi: sia che lo si veda come un punto di arrivo, che come un passo intermedio per qualcos’altro.


17 commenti:

  1. Tutti questi strumenti non sono mutualmente esclusivi per il fatto stesso che sono di natura complementare: complementari all'euro, complementari tra loro.

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    1. Infatti. Però mi sempre importantissimo sottolineare che l'azione espansiva sull'economia deve avvenire il prima possibile e non essere condizionata a un negoziato.

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  2. Io non vedo come i minibot utilizzati per pagare tasse (perché chi si ritrova ad avere una quantità un minimo consistente di minibot li deposita in banca e in parte ci paga le tasse) o anche solo per fare benzina vengano rimessi in circolo. Cioè, una volta che eroghi questi 70-100 miliardi di minibot, poi hai inevitabilmente un flusso di minibot dai privati verso lo stato, ma non esiste un flusso di verso opposto dallo stato verso i privati. Quindi col tempo lo stock di minibot tenderebbe a ridursi sempre di più, e non capisco come questo permetta una diffusione capillare in tutto il territorio nazionale.

    Ma poi il problema sono le banconote? Se le trattative vanno male, subito dopo dovresti immediatamente convertire gli euro nei cc e tutti i vari contratti in nuove lire, ed è di gran lunga più importante garantire il funzionamento dei sistemi di pagamento elettronici rispetto a quelli "fisici". Certo, avere già delle banconote in nuove lire sarebbe meglio, ma mi sembra un dettaglio quasi irrilevante rispetto ad altri problemi ben più grossi.

    Io personalmente eviterei di confondere la popolazione introducendo sia CCF che minibot, al massimo se proprio fosse necessario venderei i CCF direttamente sul mercato analogamente a quanto avviene per i TdS, in modo da evitare che la maggior parte dei cittadini si ritrovi a dover maneggiare allo stesso tempo sia CCF che minibot.

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    1. "Dovresti immediatamente convertire gli euro nei cc e tutti i vari contratti in nuove lire, ed è di gran lunga più importante garantire il funzionamento dei sistemi di pagamento elettronici rispetto a quelli "fisici"": esatto, era quello che intendevo scrivendo "le complessità dell’euro-breakup non sono riconducibili solo, e neanche prevalentemente, al problema di emettere una nuova moneta cartacea".

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    2. Quanto alla "rimessa in circolo", avverrebbe utilizzando i Minibot per effettuare azioni espansive di politica economica, cioè facendo quanto previsto dal progetto CCF / MF. Ammesso che non avvenga prima l'uscita dell'Italia dall'eurozona - che, ricordiamoci, è l'obiettivo di Borghi.

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    3. L'introduzione contemporanea di CCF e Minibot non mi pare invece un problema, semplicemente si fanno circolare nello stesso tempo un titolo a due anni e uno a utilizzo immediato. Sarebbe come (tornati alla lira) effettuare un'azione di sostegno della domanda distribuendo in parte moneta corrente e in parte BTP o CTZ. Non credo che questo confonda le idee a nessuno.

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    4. Se emetti ulteriori minibot oltre ai 70-100 miliardi iniziali (che erano già debito) non stai facendo ulteriore debito? Vabbè che se anche fosse, arrivati a quel punto ce ne potremmo tranquillamente fregare di rispettare i vincoli, al massimo pagheremmo la multa...

      Secondo me una certa parte di popolazione rischi di confonderla. Poi il punto è, se hai i minibot, che vantaggio c'è ad avere anche i CCF come mezzo di pagamento? Per i CCF ci interessa solo che abbiano la funzione di espandere la domanda, poi che vengano utilizzati o no come mezzo di pagamento è abbastanza irrilevante.

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    5. Infatti l'ulteriore espansione deve avvenire emettendo titoli utilizzabili per sconti fiscali, che però NON diano diritto al rimborso in euro. Poi se a quel punto sei uscito dall'Eurosistema è un altro discorso, ovviamente.

      I CCF naturalmente funzionano anche se ti limiti a convertirli in euro sul mercato finanziario e poi spendi quelli (gli euro). Sull'utilizzabilità anche come mezzo di pagamento diretto ci sono opinioni difformi, qualcuno ritiene che aiuti molto, altri che sia di secondaria importanza. De minimis non vedo come possa far danno, comunque.

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  3. Marco, se i mini-bot hanno utlizzabilità immediata, significa che posso chiederne il rimborso in euro immediato... e poichè Borghi pensa di emettere i mini-bot sulla base dei debiti della PA, significa che una fattura a 90 giorni, per dire, verrebbe in pratica saldata subito... un nonsense per la PA. Inoltre, ricordo che stando al MEF gli impagati della PA a luglio 2017 risultano riassorbiti. In altre parole, non ci sono le basi per emettere mini-bot. Ma per fortuna ci sono quelle per emettere i CCF.

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    1. Utilizzabilità immediata per conseguire sconti fiscali. Se non lo fai, il rimborso in euro avverrebbe con i tempi previsti originariamente.

      Davvero gli scaduti della PA sono andati a zero ?

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  4. L'emissione di minibot potrebbe abbassare il prezzo dei CCF? Nel senso che i minibot potrebbero segnalare una più alta probabilità di uscita dall'euro, e quindi ad esempio 100 CCF verrebbero usati per pagare 100 lire (e non 100 euro) di tasse

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    1. Qui siamo veramente nel campo delle illazioni... la mia opinione è che CCF o Minibot che siano a essere emessi, il break-up non è inevitabile. Lo diventerà nel caso solo per effetto di scelte politiche. Ma se succede sarà un evento repentino. Non vedremo quindi i CCF circolare a sconto per mesi...

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    2. Però anche se il governo annuncia di non avere intenzione di uscire dall'euro, se gli investitori vedono i minibot che prendono il posto delle banconote in euro secondo me qualche preoccupazione gli viene. Quindi magari stiamo per anni con i CCF scontati perché c'è questa costante paura di un futuro break-up

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    3. Per anni è impossibile, perché dopo 24 mesi cominciano a essere utilizzabili per ridurre pagamenti fiscali, alla pari con l'euro.

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  5. ““…ridotare le famiglie di una capacità di spesa e di risparmio, attraverso la sottrazione ai mercati finanziari internazionali di una percentuale del debito, destinando il risparmio netto derivante dal risparmio sul pagamento degli interessi relativi all’abbattimento della pressione fiscale; destinando, altresì, tutta o parte, della massa di liquidità al rilancio del mercato interno. L’operazione, dovrebbe consistere nel trasferire (spalmare) la massa di debito necessaria alle famiglie ed alle imprese attraverso titoli di stato “sostitutivi” degli attuali (pertanto non attraverso un aumento del debito, ma con una diversa collocazione ed un suo diverso utilizzo):
    1) di validità predeterminata, ma lunga (ad es.: 30 anni);
    2) garantiti dallo Stato (ma di conseguenza dai detentori e portatori);
    3) che sul solo territorio nazionale svolgano funzione di “moneta” e pertanto affiancati alla
    regolare moneta circolante;
    4) valore di cambio di 1 a 1 con l’euro;
    5) tasso “0” (in conseguenza della immediata possibilità di scambio),
    6) non negoziabili fuori dai confini italiani;
    7) non soggetti a negoziazione sui mercati finanziari;
    8) ecc.
    Ove fattibile, l’operazione garantirebbe almeno i seguenti vantaggi:
    1) diminuita necessità da parte dello Stato di approvvigionarsi sui mercati finanziari;
    2) risparmio sugli interessi da destinare alla diminuzione della pressione fiscale;
    3) facilitazione nella collocazione del restante debito ed a condizioni migliori;
    4) pagamento immediato del debito verso le imprese (100 miliardi);
    5) ripresa immediata delle attività imprenditoriali;
    6) ripresa immediata del mercato interno;
    7) possibilità di perseguire, da parte dello Stato, i processi di riforma e ristrutturazione in
    tempi “umani” e con miglior discernimento;
    8) possibilità di perseguire politiche a favore dell’accesso dei giovani al lavoro ed al primo impiego;
    9) possibilità di allentamento delle tensioni sociali in essere;
    10) ripianamento delle sofferenze I.N.P.S.;
    11) ecc.
    Il trasferimento della massa finanziaria potrebbe avvenire
    1) mediante il pagamento dei debiti dello Stato nei confronti dei propri creditori,
    2) mediante il pagamento da parte dello Stato delle forniture in una misura predeterminata
    (es.: 20/30 %) attraverso i titoli di cui è qui parola,
    3) attraverso il pagamento del salario ai lavoratori (pubblici e privati) in una misura
    predeterminata (ad es.: 10/20/30 %),
    4) ad evitare possibili complicazioni di carattere pratico o effetti negativi di natura psicologica nell’opinione pubblica, i titoli potrebbero mantenere forma, dimensione e caratteristiche delle banconote Euro, con la semplice aggiunta di evidenti barre tricolori ed ovviamente di appropriate didascalie;
    Un ulteriore (e solo apparentemente irrilevante) possibile vantaggio per la facilitazione degli scambi e pagamenti, in particolare per le fasce meno abbienti e per il calmieramento delle merci di prima necessità (alimentari), potrebbe essere assicurato dall’emissione di titoli cartacei di importo minimo ad es.: 1 Euro o, addirittura, di 50 cent. (le vecchie mille lire).
    Una simile operazione, oltretutto, con l’immissione in circolo di titoli che, di fatto, svolgerebbero una funzione di “moneta di accompagnamento”, attenuerebbe l’urgenza, per molti versi profondamente avvertita, di una uscita dell’Italia dal “sistema Euro”…””

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  6. No, Minibot (o Titoli di Stato al portatore) e CCF non sono assolutamente incompatibili. Anzi...

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