domenica 25 ottobre 2020

Considerazioni sul secondo lockdown

 

No, non ho nessuna opinione sull’opportunità di un secondo lockdown o comunque sulla necessità (o meno) di introdurre forti misure restrittive.

Mi limito a qualche riflessione, in particolare riguardo alle potenziali conseguenze economiche.

Mi pare un dato di fatto che vari paesi europei, introducendo misure di contenimento molto severe tra marzo e maggio, hanno abbattuto la curva dei contagi, ma adesso la stanno vedendo risalire.

Avevano allora ragione i paesi (allora, e anche in seguito, molto criticati) che hanno adottato politiche più permissive – gli Stati Uniti, il Brasile, la Svezia ? non lo so.

L’unico paese dove un lockdown estremamente rigoroso ha eliminato radicalmente il virus è la Cina. Almeno stando ai dati ufficiali. Se i dati cinesi sono attendibili, cosa su cui a dire il vero non scommetterei a occhi chiusi.

Ammesso comunque che la strategia di contenimento radicale abbia effettivamente funzionato in Cina, occorre tenere in considerazione tre caratteristiche di quel paese e di quel contesto.

PRIMO, il lockdown radicale è stato applicato in un’area con 60 milioni di abitanti, in un paese che ne conta un miliardo e trecento milioni. Nel resto del paese si continuava a lavorare (e a sostenere la regione di Hubei) in modo normale, o quasi.

SECONDO, la Cina è una dittatura. La possibilità di introdurre e di far rispettare misure draconiane non è la stessa nelle democrazie occidentali.

TERZO, al termine del lockdown la ripresa economica cinese è stato molto forte, grazie a enormi misure di sostegno – in particolare sotto forma di investimenti pubblici.

L’Italia, o quanto a questo qualsiasi paese occidentale, non si trova nella situazione descritta né al primo né al secondo punto.

Fortissime azioni di sostegno all’economia (terzo punto) invece sono possibili: ma solo se si buttano a mare i vincoli imposti dall’appartenenza al sistema euro.

E naturalmente la dimensione degli interventi necessari è di una scala completamente diversa rispetto ai soldi (finti) che dovrebbero (?) arrivare grazie al Recovery Fund.

Non deve necessariamente esistere un trade-off tra economia e salute. Assolutamente no. Ma per il nostro paese la scellerata decisione di entrare nell’euro, e di accettarne le regole di funzionamento, in pratica complica enormemente le cose.

 

9 commenti:

  1. Giovanni Albin: Ma con lo stato d'emergenza avremmo potuto, volendo, fare quasi come la Cina, in modo particolare per quanto riguarda l'economia...il problema è che questo governo non ha voluto, perché sostenuto da una maggioranza litigiosa divisa su tutto, anche incapace, ma soprattutto perché incapace di scelte coraggiose, in autonomia da una UE ancor più incapace.

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    1. Non basta lo stato di emergenza, ci vogliono anche i soldi. Non i 100 miliardi di sforamento che sono stati, pezzo a pezzo, deliberati, ma tre o quattro volte tanto almeno. Questo lo puoi fare SE NON HAI I VINCOLI DELL'EURO.

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    2. Giovanni Albin: ma in questo momento i vincoli sono caduti e comunque in nome dell'emergenza si potevano fare forzature e non credo la UE avrebbe potuto avviare procedure d'infrazione contro l' Italia. le aste di titoli pubblici sono favorevoli, bastava volerlo e si potevano recuperare centinaia dì mld da destinare alla ripartenza.

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    3. Vero, ma si delira (perché di delirio si tratta) che i vincoli saranno ripristinati, non c'è nessuna garanzia che diventeranno più ragionevoli, continua a esistere il timore che verranno imposte procedure di rientro assurde e insostenibili, abbiamo un ministro dell'economia a cui interessa solo ingraziarsi Bruxelles in cambio della futura cadrega di commissario o magari di presidente di una banca...

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    4. ...E da quando in qua abbiamo un Ministro dell'Economia che sappia veramente di Economia? Che conosca cosa sia l'economia reale, quella che produce cose utili, vendibili, riproducibili, fungibili e non l'economia che intendono farci credere come necessaria e vitale quale, ad esempio, l'economia legata alla finanza...

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  2. Cadrega vuol dire poltrona (per i non milanesi). Tutti invidiosi di Taddei

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  3. Ci sono altri esempi virtuosi nella gestione della Pandemia che hanno permesso situazioni di vivibilità: Korea, Giappone, Hong Kong, Australia, Nuova Zelanda

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    1. Pare di sì (ma aspettiamo di avere conferma se i dati in quei paesi sono stabili, e nel caso della Cina anche se sono veritieri...). Il mio punto però è un altro: un secondo pesante lockdown ha impatti economici assolutamente gestibili se si buttano a mare una volta per tutte i vincoli dell'eurosistema, assolutamente catastrofici in caso contrario.

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