sabato 10 settembre 2022

Debito pubblico: la storia non è quella che raccontano

 

La condizione assolutamente normale della finanza pubblica è che il bilancio degli Stati sia in deficit. Il deficit pubblico implica più spesa rispetto al prelievo fiscale, e questo significa che il settore privato riceve risorse finanziarie. L’ammontare complessivo dei mezzi di pagamento in circolazione cresce, e nello stesso tempo questi mezzi di pagamento sono anche risparmio di chi li detiene.

In un’economia in sviluppo, i mezzi di pagamento e il risparmio finanziario DEVONO gradualmente aumentare nel tempo.

Certo, in un singolo paese possono aumentare grazie a forti surplus commerciali e/o di bilancia di pagamenti con l’estero.

Ma questo significa drenare risparmio da altri paesi: non può accadere per tutto il mondo contemporaneamente.

Certo, quando l’economia è particolarmente tonica, quando c’è molto ottimismo, il risparmio lordo di aziende e famiglie può crescere anche in assenza di deficit pubblico, perché si verifica una forte espansione del credito bancario, o finanziario in genere.

Ma a fronte della crescita di risparmio lordo, aziende e famiglie in questa situazione accrescono fortemente il loro debito (privato). Il che è destabilizzante, perché crea rischi di bolle speculative e prepara il terreno per un peggioramento prociclico della congiuntura: quanto le cose andranno meno bene, gli intermediari finanziari privati saranno rapidissimi a tagliare il credito che hanno in precedenza (nel periodo di euforia) erogato.

Tendenzialmente, tipicamente, mediamente, il bilancio pubblico DEVE ESSERE IN DEFICIT.

E se lo Stato emette moneta, non è indispensabile, peraltro, che i deficit accrescano il debito pubblico. Non c’è NECESSITA’ di emettere titoli di Stato, se lo Stato gestisce la SUA moneta. L’emissione di titoli (ripeto, per un Stato che emette e gestisce la propria moneta: al di fuori quindi dal manicomio dell’Eurozona) è un’opportunità offerta ai privati per impiegare il risparmio finanziario generato dai deficit pubblici.

Il debito pubblico in moneta propria non crea, per definizione, problemi di solvibilità. E neanche di inflazione: l’inflazione può insorgere se vengono generati deficit pubblici eccessivi e/o male impostati dal punto di vista del loro livello e della loro composizione. Ma questo, se avviene, è un problema che NON ha a che vedere con l’avere, o meno, emesso titoli di Stato.

La storiella che “il debito pubblico incombe sui nostri figli” e che “un giorno dovrà essere ripagato” (nel senso di estinto) è, appunto, solo una storiella. Il debito pubblico deve essere rifinanziato – ZERO problemi se lo emetti nella tua moneta – NON estinto.

Se poi proprio lo si vuole estinguere, una strada c’è ed è molto semplice: interrompere l’emissione di titoli di debito, e rimborsare l’esistente, nonché mettere in atto i deficit pubblici futuri, semplicemente utilizzando moneta di Stato.

Altra via non c’è. Fanno ridere i “piani tagliadebito” che qualche organo di stampa periodicamente estrae dal cassetto, basati su austerità e privatizzazioni. Non funzionano mai (se non per promuovere, appunto, un’agenda di austerità e privatizzazioni…).

Il debito pubblico si estingue solo monetizzandolo. Fermo restando che se lo emetti nella TUA moneta, non c’è alcuna logica nel volerlo estinguere.

 

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