domenica 19 maggio 2013

Keynes come investitore (off-topic ma non troppo)


Tra il 1928 e il 1945, John Maynard Keynes gestì un fondo di investimenti per conto del King’s College di Cambridge, ottenendo un rendimento medio annuo del 13,2% durante un periodo in cui il mercato azionario britannico era invece mediamente sceso dello 0,5%.

Questo equivale a moltiplicare per otto volte abbondanti la dotazione di partenza, in anni in cui investendo nell’indice di borsa si perdevano soldi.
 
L’articolo biografico di Wikipedia Italia, da cui proviene questa informazione, sintetizza così i principi adottati da Keynes come investitore azionario:
 
Selezione di un numero ridotto d’investimenti, con attenzione alla loro economicità in relazione al valore effettivo intrinseco e potenziale, per un periodo di anni in futuro e in rapporto a possibili investimenti alternativi.

Mantenimento delle posizioni assunte nel tempo, anche per anni, finchè esse non hanno mantenuto le loro promesse, o finchè è evidente che l’acquisto è stato un errore.
 
Una posizione di investimento bilanciata: assumere possibilmente rischi contrapposti, in attività che tendono in qualche misura significativa a muoversi in maniera contrapposta, compensandosi in caso di oscillazioni di mercato.
 
E’ un errore pensare di limitare il rischio spalmandolo su diverse attività delle quali si conosce poco, e nelle quali non si ha motivo di riporre alcuna fiducia… La conoscenza e l’esperienza personali sono limitate, e raramente vi sono più di due o tre imprese, in ogni istante di tempo, cui darei piena fiducia”.
 
Warren Buffett non potrebbe sintetizzare meglio i principi del “value investing”.

3 commenti:

  1. Caro Cattaneo,mi scusi se ritorno sull'interessantissimo argomento da lei affrontato
    nel precedente post titolato" Dieci mesi dopo".
    Mi riferisco-oltre al break-up dell'euro- al
    paragrafo"sul piano giuridico,l'Italia può emettere
    una sua valuta? come avverrebbe in pratica l'uscita dall'euro?".
    Le faccio io una domanda in termini grossolani:
    la Nuova Lira sostituirebbe in toto l'euro
    o continuerebbe a convivere entro i confini,a
    titolo complementare?
    Deve sapere che-in compagnia di Zibordi,Steve Ken,Giannulli e svariati altri-io faccio il tifo
    per la seconda ipotesi.Cordialità GFC

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    1. Anch'io penso che l'introduzione di una valuta complementare, con affiancamento e progressiva (non necessariamente totale) sostituzione dell'euro, possa essere la via più efficiente. I CCF hanno caratteristiche adatte a svolgere quel ruolo (vedi post del 12.4.2013).
      In "Dieci mesi dopo" parlavo invece dello scenario di conversione - integrale e immediata - da euro a nuova valuta nazionale, e spiegavo perchè è giuridicamente fattibile. E' una via evidentemente più "rude" e con vari problemi pratici, primo tra tutti la necessità di operare con grande rapidità e segretezza (vedi 26.2). Infinitamente meglio, beninteso, che andare avanti con l'euro così-com'è-oggi...

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  2. mi sono riletto il post del 12 aprile:tutto chiaro GFC

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