Warren Mosler è
in queste settimana in Italia per il ciclo di incontri sulla Modern Monetary
Theory organizzato da Paolo Barnard.
Un paio di mesi
fa (tra il 4 e il 5 aprile per la precisione) su suggerimento di Walter
Impellizzeri ho avuto con Mosler (molto cortese e disponibile, come sempre) uno
scambio di opinioni via e-mail in merito al progetto Certificati di Credito Fiscale. Lo riporto qui di seguito.
MC Ti allego due
articoli, qui e qui, relativi al progetto. L’idea è di mettere in grado
l’Italia (e altri paesi dell’eurozona) di emettere strumenti monetari in grado
di (i) sostenere la domanda e (ii) ridurre la tassazione del lavoro in modo da
compensare la differenza di competitività tra Germania ed Europa Meridionale.
Questo consente
di ripristinare la piena occupazione in Europa e rende sostenibile l’euro.
Mi piacerebbe
ricevere i tuoi commenti. Sto cercando di suscitare interesse sul progetto a
livello di media e nel mondo politico. Alcuni deputati recentemente eletti
nelle liste M5S stanno esaminando la cosa.
WM Ho visto.
Funzionerebbe. Il problema naturalmente è che i critici lo vedrebbero come un
incremento di debito, in violazione del limite del 3% fissato dall’Unione
Europea.
MC Grazie,
quanto dici mi conferma che lo schema concettuale è corretto ! Il limite del 3%
non viene violato perché non si sta emettendo debito destinato a essere
rimborsato. Tra due anni, i Certificati scadranno e a parità di condizioni
questo riduce gli incassi statali, ma la ripresa dell’economia produrrà maggior
gettito, il che compenserà questo effetto. Le proiezioni ne tengono conto.
WM Chiaramente
sul concetto sono d’accordo, la mia preoccupazione è solo l’atteggiamento del
“pensiero dominante”.
MC Se per
pensiero dominante intendi Bruxelles, anch’io non sarei sorpreso da una
posizione critica… mi pare tuttavia che sarebbero in difficoltà nel cercare di
bloccare una soluzione che evita il break-up dell’euro e nello stesso tempo
consente l’uscita dell’Europa Meridionale dalla depressione.
WM Me lo auguro
! mi sono chiare le analogie funzionali della tua proposta con i “Mosler
Bonds”, che abbiamo presentato ai ministri delle finanze sia in Irlanda che in
Grecia. Erano interessati ma poi ci hanno detto di essere stati bloccati dalla
Germania. Ho presentato la cosa anche a un economista tedesco del Fondo
Monetario Internazionale, ma non si è più fatto sentire.
MC Ti hanno
spiegato in che modo i tedeschi li hanno bloccati ? avevano uno strumento per
farlo o è stata “moral suasion” ?
WM IMmoral suasion…
MC Continuo a chiedermi se sono immorali o semplicemente stupidi.
WM Un misto delle due cose, probabilmente.
I Mosler Bonds,
o Tax-Backed Bonds, sono titoli di Stato che vengono emessi con una clausola
contrattuale tale per cui il titolare ha la possibilità di utilizzarli per
pagare imposte dello Stato emittente (in alternativa a riceverne il rimborso in
euro).
I TBB erano
stati concepiti durante la prima fase della crisi dei debiti sovrani
dell’eurozona. Il problema allora emerso era il pesante incremento dei tassi
d’interesse del debito pubblico di Grecia, Irlanda e Portogallo. I TBB
conservano valore anche se lo Stato emittente non è in grado di rimborsarli in
euro – in quanto sono comunque utilizzabili per pagare imposte. Titoli di Stato
emessi con questa clausola sarebbero sicuramente più appetibili, e quindi meno
costosi per l’emittente, rispetto a quelli tradizionali.
I TBB sono stati
in effetti una delle mie fonti d’ispirazione per il progetto Certificati di
Credito Fiscale: fanno infatti luce sul concetto che un titolo utilizzabile per
pagare obbligazioni verso lo Stato ha natura di moneta e conserva sempre e
comunque un valore.
Altra fonte
d’ispirazione, per lo stesso motivo, sono stati i MEFO bills di Hjalmar
Schacht.
Rispetto a
questi schemi, l’aspetto innovativo dei Certificati di Credito Fiscale è il
loro utilizzo per ridurre la tassazione sul lavoro, compresa la parte che grava
sulle aziende. Questo consente di abbassare il costo del lavoro per unità di
prodotto (CLUP) nei paesi meno competitivi dell’eurozona, riportandolo ai
livelli tedeschi.
Si risolve così
un problema basilare dell’euro, la differenza di CLUP tra i veri paesi e i
conseguenti sbilanci commerciali.
I paesi
dell’unione monetaria non possono più compensare queste differenze tramite
riallineamenti valutari e la strada della deflazione salariale dei paesi in
difficoltà si è dimostrata (come ampiamente prevedibile e previsto)
economicamente e socialmente catastrofica.
Ma sai Marco,
RispondiEliminagreci, portoghesi, spagnoli e ciprioti stanno probabilmente patendo più di noi e, nonostante ciò, per ora, non ho visto nulla che si possa neanche lontanamente paragonare ad una sollevazione di massa. I tedeschi hanno già tirato storicamente la corda e può essere che calcolino di farcela questa volta senza arrivare a punti di non ritorno come ai tempi di Neville Chamberlain. In questo caso avremmo semplicemente una mezzogiornificazione, marginalizzazione dell'Italia intera insieme agli altri paesi del sud-Europa. In caso di rifiuto della Germania a negoziare anche proposte moderate come la tua, sic stantibus rebus, mi sembra l'esito più probabile.
Ciao.
In realtà la mia proposta è moderata appunto in quanto non chiede NIENTE alla Germania... non va negoziata ma semplicemente messa in atto.
EliminaQuanto alla mezzogiornificazione, ricordiamoci che la si è potuta fare e sostenere per 150 anni perché nell'ambito dello Stato unitario si sono attivati i trasferimenti nord-sud. Che in Europa non si faranno. E questa, come a te è chiarissimo, è un'ottima notizia.
Certamente ci si arrivò Marco ma, purtroppo, viene spesso dimenticato -perché la storia non è in genere appannaggio dei perdenti- l'episodio del brigantaggio postunitario per il quale ti rimando alla voce in italiano di wiki. Anche allora si mandarono a mare le condizioni di molti per fare l'interesse di pochi. L'imposizione da parte dei Sabaudi di inasprimenti normativi e fiscali, la privatizzazione dei terreni demaniali ecc. potrebbero richiamare inquietanti analogie con alcune tendenze presenti ed una possibile ragione per la quale élites dominanti e miopi non necessariamente solo tedesche potrebbero opporsi anche a proposte come la tua.
EliminaCiao!
@Carlo quella però fu un'annessione, economicamente deleteria (per come fu condotta) sia per il Sud che per il Nord. Non per certe élites del Nord, sono d'accordo. L'Europa di oggi è diversa perché i tedeschi non hanno voglia di annettere niente. L'euro gli ha creato le condizioni per conseguire vantaggi economici che vorrebbero mantenere ma che (con l'assetto di oggi) sono insostenibili, anzi in buona parte sono già venuti meno.
EliminaMarco sentendo oggi Berlusconi ritengo la tua proposta più papabile dal PDL piuttosto che dal M5S come da un tuo articolo precedente.
RispondiEliminaNon ti sembra?
Ciao,Giovanni.
Se il mondo andasse a logica, dovrebbe essere papabile per chiunque - schieramenti politici italiani, stranieri, UE, BCE, USA, Germania, Cina, FMI. Io però sto ancora combattendo con il problema di farla conoscere e capire a chi può decidere...
EliminaQuesto commento rimanda a un report prodotto da JP Morgan in data 28.5.2013 e il paragrafo significativo è il seguente:
RispondiEliminaThe journey of national political reform
At the start of the crisis, it was generally assumed that the national legacy problems
were economic in nature. But, as the crisis has evolved, it has become apparent that
there are deep seated political problems in the periphery, which, in our view, need to
change if EMU is going to function properly in the long run.
The political systems in the periphery were established in the aftermath of
dictatorship, and were defined by that experience. Constitutions tend to show a
strong socialist influence, reflecting the political strength that left wing parties gained
after the defeat of fascism. Political systems around the periphery typically display
several of the following features: weak executives; weak central states relative to
regions; constitutional protection of labor rights; consensus building systems which
foster political clientalism; and the right to protest if unwelcome changes are made to
the political status quo. The shortcomings of this political legacy have been revealed
by the crisis. Countries around the periphery have only been partially successful in
producing fiscal and economic reform agendas, with governments constrained by
constitutions (Portugal), powerful regions (Spain), and the rise of populist parties
(Italy and Greece).
There is a growing recognition of the extent of this problem, both in the core and in
the periphery. Change is beginning to take place. Spain took steps to address some of
the contradictions of the post-Franco settlement with last year’s legislation enabling
closer fiscal oversight of the regions. But, outside Spain little has happened thus far.
The key test in the coming year will be in Italy, where the new government clearly
has an opportunity to engage in meaningful political reform. But, in terms of the idea
of a journey, the process of political reform has barely begun.
Sarebbe il caso di chiedere al governo italiano e alle autorità UE se e in che misura si riconoscono in questa analisi... mi auguro naturalmente che si tratti del delirio etilico di un paio di giovani analisti londinesi.