Un lettore del
blog mi chiede un’opinione in merito alle dichiarazioni di Matteo Renzi, che
parla di rinegoziare il Fiscal Compact, anzi in buona sostanza di abrogarlo
tornando ai parametri originari del trattato di Maastricht. Con particolare
riferimento al vincolo del 3% per il rapporto deficit pubblico / PIL.
Rispondo
volentieri. Sono molto scettico, e non perché l’obiettivo non sarebbe, in sé,
adeguato a risolvere parecchi dei problemi dell’economia italiana.
Nel 2018, il
ministro dell’economia Padoan ha proposto (pare con buone possibilità che l’accordo
venga raggiunto) alla Commissione UE una discesa del deficit / PIL non dal 2,1%
(previsione 2017) all’1,2% (come da accordi precedenti), ma all’1,7%. Quindi si
scende un po’ di meno, ma comunque si scende.
Per Renzi
occorre invece tornare “appena sotto il 3%”, quindi al 2,9%, per cinque anni. La
differenza per il solo primo anno sarebbero circa 30 miliardi di deficit in
più, che corrisponde a molte più risorse a disposizione per rilanciare investimenti e
spesa sociale, e per ridurre le tasse.
Una manovra ben
concepita (in particolare destinando in parte l’intervento alla riduzione del
cuneo fiscale, consentendo quindi alle aziende di recuperare competitività nella
misura necessaria a non peggiorare i saldi commerciali esteri) darebbe un
grosso impulso a PIL e occupazione, e rappresenterebbe finalmente un punto di
svolta per l’economia italiana. Uscendo dalla asfittica attuale “ripresa” a
ritmi dello zero virgola o dell’uno virgola, e salendo probabilmente oltre il
3% di crescita reale per alcuni anni. Quanto è necessario per colmare il terrificante buco di domanda e occupazione che si è prodotto dal 2007 in poi – e che i ritmi
attuali di sviluppo sono del tutto insufficienti a recuperare.
Tutto bene
quindi ? no, perché la proposta Renzi non dà affidabilità sulla sua effettiva
possibilità di applicazione.
Per iniziare, il
2018 non si tocca. Il governo Gentiloni non è intenzionato a presentare la
proposta in sede UE. Nella migliore delle ipotesi tutto slitta al 2019.
Ma a parte
questo ci sono vari presupposti di dubbia realizzazione. Che Renzi vinca le
elezioni. Che ritorni a essere il capo del governo. Che presenti la proposta in
sede UE. Che riesca a farsela accettare.
Le mie perplessità
nascono dal fatto che Renzi è stato capo del governo per due anni e mezzo abbondanti. La
necessità di una modifica di impostazione nelle linee di politica economica era
evidente fin dal giorno del suo insediamento (in realtà da molto prima, ma
questo è un altro discorso…).
Che fiducia si
può avere in un Renzi che ottiene nel 2018-2019 quanto non ha conseguito nel
2014-2016 ?
Alla luce soprattutto
del fatto che è stata portata all’attenzione del governo di cui Renzi era a
capo, fin dall’estate 2015, la proposta CCF / Moneta Fiscale ? Risposta degli
organi tecnici con cui io (insieme ad altri) ho avuto il piacere di
interloquire: si può fare. Restiamo in attesa di “input politici”.
Che non sono mai
arrivati.
Per intenderci,
la proposta CCF / Moneta Fiscale ottiene tutti i risultati a cui punta Renzi,
senza necessità di modificare alcun trattato e senza bisogno di rinegoziare nulla con nessuno. Né a Bruxelles né a Francoforte.
E’
possibilissimo che mi sfugga qualcosa. E se Renzi ritorna capo del governo,
farò senz’altro il tifo perché la rottamazione del Fiscal Compact avvenga. Meglio
tardi che mai.
Ma alla luce di
quanto sopra, per adesso mi pare che Renzi stia solo facendo campagna
elettorale. Il che beninteso è legittimo e anche normale. Ma mi lascia
decisamente tiepido.
La vita è strana,
e le strade della politica sono tortuose. Ma non chiedetemi di trattenere il
fiato in attesa che la stessa persona che non ha intrapreso un percorso nel 2015 arrivi allo stesso obiettivo, tramite una via molto più incerta, nel
2019.
Giovanni Albin: Certamente renzi fa campagna elettorale... ma non mi sento di liquidarlo con questa ovvietà e unirmi al coro multicolore dei suoi detrattori tra i quali si trovano a cantare insieme sia i "poteva pensarci prima quindi non è credibile" sia i " ma il deficit è debito pubblico che si accumula sulle teste dei nostri figli" ..... io invece apprezzo questa sua uscita perché semina zizzania nel campo liberista dei "conti in ordine" e rappresenta una piccola ma importante messa in discussione della giaculatoria sulle "coperture" da trovare per ogni atto di governo che preveda spesa ....se io fossi il m5s lo appoggerei tatticamente su questa sua proposta per far scoppiare le contraddizioni nel campo avversario.
RispondiEliminaL'obiettivo lo condivido ovviamente, ma sono molto scettico sulla possibilità che arrivi al risultato.
EliminaDiplomatico...
RispondiEliminaNon troppo ;)
EliminaMa non sei un po' troppo ottimista sul fatto che un deficit al 2.9% porterebbe a 3% di crescita reale per alcuni anni? Sarebbe solo lo 0.5% in più rispetto al 2016 in cui abbiamo fatto 2.4% e siamo cresciuti dell'1%. A meno di non spenderli alla perfezione con moltiplicatore molto alto secondo me servirebbe almeno 3.5-4%
RispondiEliminaIl calcolo è un po' diverso. Se non si modifica il deficit / PIL, la crescita reale è intorno al 2%. Nel 2017 il deficit scende al 2,1% ma comunque facciamo 1,3% di crescita (forse qualcosa di più). Conta la variazione del deficit, non il livello. E l'impatto della variazione del deficit va sommato o sottratto dal trend inerziale. Risalendo dal 2,1% al 2,9% faremmo nettamente più del 2%, per quello indicavo il 3%.
EliminaPoi entrano in gioco vari altri fattori, tra cui congiuntura mondiale, cambi, prezzo delle materie prime ecc. Teniamo anche conto che una crescita al 3% comincia a far ripartire anche gli investimenti privati, che oggi sono a livelli bassissimi.
EliminaMa infatti in questo periodo sono sostanzialmente le esportazioni che ci stanno facendo crescere, mi sembra molto ottimista sperare che duri nel futuro, già adesso negli Stati Uniti stanno avendo un crollo della crescita del credito bancario, se continua così e Trump rimane a girarsi i pollici si avrebbero ripercussioni in tutta l'economia mondiale
EliminaPoi come principio non è pensabile che dobbiamo andare a pregare per fare qualche decimale in più di deficit, io per assurdo spero che non abbia successo perché secondo me sarebbe l'ennesima trovata che ci fa vivacchiare per qualche anno per poi tornare agli stessi problemi di sempre
EliminaSta in compenso però accelerando la (asfittica) crescita europea. Sul "pregare per avere qualche decimale in più" sono d'accordo che è sbagliato, tanto è vero che la mia proposta è introdurre la Moneta Fiscale / CCF senza chiedere nulla a nessuno.
Eliminatanto per divagare;-)
RispondiEliminaio addirittura non capisco neanche il criterio del parametro al 3 % !!!!! ma questo 3 % su che criterio economico è stato stabilito..??? ...non lo capisco.....sto pensando (sognando ) alla nostra economia con un deficit al 4 o 5 % ...
Infatti il parametro del 3% non ha alcuna base scientifica: lo afferma il suo stesso ideatore... http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/finanza-e-mercati/2014-01-29/parla-inventore-formula-3percento-deficitpil-parametro-deciso-meno-un-ora-102114.shtml?uuid=ABJHQ0s
Elimina8) Quella parte, seppure marginale, del reddito reso per assurdo disponibile dai CCF e destinata all'acquisto di beni prodotti in Italia, causerà un aumento dell'inflazione (visto che non ci sarà un corrispondente aumento della capacità produttiva interna perché i cittadini italiani troveranno conveniente acquistare i beni prodotti nel nord Europa) in quanto i produttori nazionali coglieranno l'occasione per aumentare i margini da tempo risicati. Ciò avrà effetti deleteri con peggioramento del cambio reale considerando che siamo in regime di cambi fissi con il resto dell'eurozona. Sarà una catastrofe con ulteriore diminuzione della produzione interna, aumento della disoccupazione ed esplosione del debito commerciale estero.
RispondiEliminaNo perché l'Italia soffre di un pesante sottoutilizzo di capacità produttiva (che poi è il motivo per cui l'intervento CCF è appropriato). Vedi post del 9.1.2014.
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