lunedì 4 novembre 2019

CCF e debito: un equivoco da chiarire


Nel formulare il progetto CCF, abbiamo illustrato sotto quali condizioni si verifica un “rientro perfetto”, ovvero una generazione di maggior gettito che copre esattamente l’ammontare degli sconti fiscali, via via che questi diventano utilizzabili.

Le trovate esposte qui a pagina 15. Un ulteriore chiarimento è però necessario (e il medesimo documento peraltro lo evidenzia a pagina 14).

Non si deve necessariamente verificare una perfetta corrispondenza tra maggior gettito fiscale lordo e ammontare degli sconti fiscali utilizzati. E’ possibile, in un particolare anno dove se ne ravvisi l’opportunità o la necessità, emettere più CCF di quanti ne vengano utilizzati.

Va ricordato, innanzitutto, che il progetto prevede di arrivare a emettere, nel terzo anno dall’avvio, 100 miliardi di CCF. Data la dilazione temporale di due anni tra emissione e utilizzabilità (vedi sempre a pagina 15 del documento), l’utilizzo dell’importo massimo di 100 miliardi non si potrà verificare prima del quinto anno. E prima di allora, in effetti, ci sarà sempre un maggior ammontare di emissioni rispetto agli utilizzi.

L’equivalenza tra emissioni e utilizzi è prevista, nello scenario base, solo dal quinto anno in poi.

Ma se l’uguaglianza tra maggior gettito lordo e CCF utilizzati non si verificasse, a causa di un andamento dell’economia meno dinamico del previsto, nulla impedisce, anche successivamente, di incrementare le emissioni annue di CCF al di sopra del livello degli utilizzi.

Le previsioni più recenti indicano, nel momento in cui gli utilizzi raggiungeranno il livello di 100 miliardi, che le entrate lorde della pubblica amministrazione si attestino a oltre 900 miliardi.

Il rapporto 100 / 900, pari all’11% circa, è decisamente basso e indica chiaramente che non potrà sussistere il dubbio che giungano a utilizzo, in un particolare anno, quantitativi di CCF tali da rendere, in pratica, “vischioso” o difficile usarli tutti. Questo assicura un valore del CCF molto vicino a quello dell’euro.

Se si verificasse un grosso ammanco di entrate fiscali dovuta a una congiuntura economica fortemente negativa, ammanco per esempio pari a 30 miliardi, questo potrebbe essere gestito senza problemi incrementando le emissioni di CCF.

Due anni dopo, il rapporto invece di essere 100 / 900 sarà, a parità di condizioni, 130 / 900. Non l’11% ma il 14,5% circa. Nella sostanza, non cambia nulla.

In altri termini, il progetto CCF ha in sé elementi e opzioni di flessibilità tali da gestire senza alcuna ansia sfasamenti o ammanchi dell’ordine anche di decine di miliardi.

Confrontiamo tutto questo con la situazione attuale. Oggi il governo italiano è privo della capacità di adottare adeguate azioni anticicliche, nonostante l’economia soffra da DODICI anni di una pesante depressione da domanda.

Non solo: aggiustamenti minimi, dell’ordine di pochi miliardi o di pochi decimi di punto di PIL, costringono i governi ad acrobazie e salti mortali, per partorire alla fine provvedimenti nella migliore delle ipotesi assolutamente non risolutivi, e spesso, in realtà, controproducenti.

Tutto questo, mentre la soluzione del problema e l’uscita della crisi sono veramente a portata di mano.

Servono solo determinazione e idee chiare.


6 commenti:

  1. Giovanni Albin: resta il problema del debito pubblico pregresso: se i mercati non gradissero il governo che si azzardi ad attuare la moneta fiscale, i tassi per le emissioni di tds, necessari a coprire i 300 mld di titoli in scadenza ogni anno , schizzerebbero alle stelle.

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    1. Ma nel momento in cui garantisco che il rapporto debito / pil cala costantemente, il mercato non può che applaudire.

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    2. Giovanni Albin: forse...ma come sai i mercati fanno anche politica...vedi spread alto con governo giallo verde e basso con governo giallo fuxia che pure lui aumenta il rapporto debito pil

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    3. Ai mercati interessa una cosa sola: la sicurezza che non vuoi rompere l’euro. E con i CCF non ne hai più motivo.

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    4. La sicurezza di non rompere l'euro gliela dà un governo amico e quello non vuole i ccf...perché rappresentano comunque un'incognita : politica piu che economica.

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    5. Con i CCF, si ottiene una struttura stabile. Senza, è a costante rischio di rottura. Questo i mercati lo sanno. Ed è il fattore chiave.

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