giovedì 13 febbraio 2025

Il debito pubblico è MONETA IN CIRCOLAZIONE


Vediamo se è più chiaro così. NON HA SENSO ridurre il debito pubblico, non ha senso parlare di “risanare il debito pubblico”, perché il debito pubblico non è altro che una forma assunta dagli strumenti di pagamento e scambio in circolazione nell’economia. E’ MONETA, e la quantità di moneta in circolazione DEVE aumentare via via che l’economia si espande.






30 commenti:

  1. Risposte
    1. Nessuno. La moneta si produce, fiat, a costo zero. Ovviamente non ne va generata troppa, ma non ha senso ridurla.

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  2. 1. "Il debito federale USA ha superato proprio in questi giorni i 36,22 trilioni di dollari, di cui 9,5 trilioni a breve termine, mentre la spesa aumenta in maniera incontrollata: solo negli ultimi 12 mesi le entrate sono state di 4,9 trilioni e le spese di oltre 7 trilioni, ovvero il 43 per cento in più e il 23 per cento di questa spesa se ne va in pagamenti di interessi sui debiti, tanto che essi hanno raggiunto la cifra di 1,16 trilioni l’anno, ovvero più di quanto gli Usa spendano per la difesa che è di per sé una somma assolutamente spropositata. Cosi l’importo complessivo del debito da rinnovare mediante l’emissioni di nuovi titoli, ossia di nuovi debiti, sta ormai gravando in maniera intollerabile e nei prossimi 12 mesi per una serie di scadenze, occorrerà pagare 9,7 trilioni di interessi, ovvero quasi il doppio delle entrate. Se questa spirale dovesse andare avanti e a un certo punto non si potessero più effettuare pagamenti ci sarebbe davvero uno tsunami, anche perché, contrariamente all’immaginetta votiva che abbiamo degli Usa, la metà delle famiglie americane dipende dai pagamenti del Tesoro. Gli Usa si frantumerebbero.

    D’altronde i piani messi a punto finora parlano di un taglio della spesa di 2 trilioni in 10 anni che sarebbe assolutamente insufficiente a raddrizzare i bilanci. Perciò i dazi di Trump, i tagli di Musk e la sua battaglia contro le frodi, la richiesta che l’Europa paghi molto di più per le armi americane, sono un’operazione disperata per arrivare a una rapida riduzione delle spese e a un aumento delle entrate in emergenza. Naturalmente tutto questo è ben lontano dal risolvere il problema strutturale di entrate stagnanti e di deficit in crescita anche perché gli Usa esportano per 1,8 trilioni e importano quasi il doppio. Al momento la nuova amministrazione deve comunque evitare che questo sia l’anno in cui il perverso meccanismo si rompe. Lo si sapeva già da prima e anzi qualche maligno aveva pensato che la camarilla democratica avesse scelto Kamala come candidato presidente perché, se per caso avesse vinto, sarebbe stata comunque un personaggio sacrificabile, salvando i notabili di partito dal discredito in seguito a un crollo finanziario e alle misure che esso avrebbe imposto.", Il Simplicissimus

    Riferimento:

    https://ilsimplicissimus2.com/2025/02/14/trump-tanti-maledetti-e-subito/

    PS continua nel prossimo post

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    1. Ma gli USA stampano i dollari. Non c’è nessun rischio di crisi fiscale.

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  3. 2. "59 Percent of Americans Don’t Have Enough Savings for a $1,000 Emergency: Report"

    by Naveen Athrappully for The Epoch Times



    1/25/2025



    ‘We are essentially a paycheck-to-paycheck nation,’ said a senior economic analyst at Bankrate.



    Most Americans cannot afford a $1,000 emergency expense, with inflation and high interest rates affecting their ability to save adequately, according to a recent survey by consumer services company Bankrate.

    A full 59 percent of Americans aren’t in a position to use their savings “to pay for a major unexpected expense, such as $1,000 for an emergency room visit or car repair,” said a Jan. 23 report from the company.

    This is up from 56 percent a year back.

    “We are essentially a paycheck-to-paycheck nation,” said Mark Hamrick, senior economic analyst at Bankrate. “Fewer Americans have the equivalent of a financial safety net to cover inevitable unexpected expenses, despite low unemployment and steady growth.”

    To help alleviate the financial crunch, President Donald Trump issued an executive order for delivering “emergency price relief” for families and tackling the cost of living crisis facing the United States on his first day in office. The 12-month inflation rate, which has remained below 3 percent since July, has risen for the past three months.

    Bankrate stated that Americans have been struggling against a “number of economic headwinds” over the past several years, including a slowing job market and high inflation.



    In the survey, 73 percent of respondents blamed inflation, high interest rates, or a change in income or employment status as reasons why they were saving less to meet unforeseen expenses. This is up from 68 percent last year.

    According to data tracked by the Federal Reserve Bank of St. Louis, the average city price of a dozen Grade A large eggs rose by more than 182 percent between January 2021 and December 2024. The price of ground beef per pound rose by 41 percent, fresh whole chicken by nearly 30 percent, whole fortified fresh milk per gallon by 18 percent, and white pan bread per pound by almost 24 percent.





    A quarter of respondents said they would have to fund $1,000 in emergency expenses by financing it with a credit card and paying off the debt over time. This is up from 21 percent in 2024.

    Hamrick said the increase in cost of living is “prompting more individuals and households to turn to credit cards when in a bind.”

    “They are a terrific tool when used wisely and effectively,“ he said. ”But with interest rates still high, we need to avoid a deepening debt burden which could make it more challenging to save.”

    Riferimento, prima parte del seguente articolo:

    https://www.theepochtimes.com/business/59-percent-of-americans-dont-have-enough-savings-for-a-1000-emergency-report-5798714

    PS seconda parte nel prossimo post.

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  4. Seconda ed ultima parte.

    High Cost of Living

    The Trump executive order blamed the prior administration’s vast government spending, overregulation, and “destructive” policies for pushing Americans into an inflation crisis.

    “Hardworking families today are overwhelmed by the cost of fuel, food, housing, automobiles, medical care, utilities, and insurance,” the order reads.





    Trump directed the heads of all executives and agencies to look for ways to cut down housing costs and boost supply, eliminate practices that raise health care costs, eliminate any requirements that contribute to higher home appliance prices, and get rid of harmful climate policies that increase the costs of fuel and food.

    The cost of living crisis among Americans developed while the savings rate has gone down. Since 2022, the personal saving rate of U.S. citizens has mostly remained below 5 percent. Before the COVID-19 pandemic, the rate largely was above the 5 percent level.

    A recent survey from Marist Poll and Yahoo Finance shows that only one in 10 banked households were “completely satisfied” with their amount of savings.

    The rising cost of living was cited as the biggest hurdle to saving more, with two in three households saying these expenses are “not very affordable or not affordable at all” in their area.

    “Looking to 2025, banked households are cautiously optimistic about their savings. A plurality (44 percent) think they will be able to save more money, and 32 percent believe they will save about the same in the coming year. 24 percent think they will save less money,” the survey reads.

    “Six in ten banked households in America (60 percent) are more optimistic about their finances in the coming year with Donald Trump as President. There is cross-generational consensus on this question, with a majority in every generation saying they are more optimistic. Gen Z (70 percent) is the most optimistic.”

    Riferimento:

    https://www.theepochtimes.com/business/59-percent-of-americans-dont-have-enough-savings-for-a-1000-emergency-report-5798714

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  5. Commento finale

    Domanda: che l’importo complessivo del debito statunitense da rinnovare mediante l’emissioni di nuovi titoli, ossia di nuovi debiti, sta ormai gravando in maniera intollerabile e che nei prossimi 12 mesi per una serie di scadenze, occorrerà pagare 9,7 trilioni di interessi, ovvero quasi il doppio delle entrate, e che il 59% dei cittadini statunitensi non si possa permettere spese di emergenza per nemmeno 1000 dollari, sono tutte cose che non dovrebbero preoccupare perchè il debito pubblico è in ogni caso sempre moneta in circolazione? Oppure trattasi di caso estremo per cui occorre molta più cautela nel gestire un debito pubblico anomalo del genere? O che altro?

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    1. L'importo del debito e il rinnovo dei titoli non hanno assolutamente nulla di intollerabile. Per ogni dollaro di debito che viene rimborsato, si immette nell'economia un dollaro che può essere utilizzato per comprare altri titoli. E se si immette moneta senza offrire titoli il potere d'acquisto in circolazione non muta. Non c'è rischio di solvibilità e neanche impatto sull'inflazione. Il rischio di crisi fiscale USA è una favola. L'aumento delle diseguaglianze invece è un problema vero, ma non ha nulla a che vedere con il debito pubblico.

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    2. @Marco Cattaneo

      Ok , questo lo aveva già detto altre volte, apprezzabilissimo pure questa volta!!

      Il punto è che però sembra che stavolta l’importo complessivo del debito statunitense da rinnovare mediante l’emissioni di nuovi titoli sia davvero gigantesco , ( nei prossimi 12 mes occorrerà pagare 9,7 trilioni di interessi, ovvero quasi il doppio delle entrate ) a livello quantitativo e quindi la collocazione potrebbe diventare problematica perché gli USA coi BRICS sono ai ferri corti, a livello interno il 59% dei cittadini statunitensi non si può permettere spese di emergenza per nemmeno 1000 dollari, e quindi a chi lo affibbiano? A livello interno al restante 40% di cittadini statunitensi e al sistema bancario statunitense e a livello estero ai vassalli europei e al Giappone che è già N 1 al mondo come detentore di titoli del debito pubblco USA? O/e a chi altro?



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    3. Il 59% che non si può permettere spese di emergenza non compra titoli neanche adesso. Gli altri continueranno a comprare. Ma il punto da capire è che uno stato a moneta sovrana non ha bisogno di emettere titoli per finanziarsi. I titoli li emette dopo, per offrire un impiego ai soldi messi in circolazione con il deficit pubblico, e anche con il rimborso dei titoli in scadenza.

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  6. @Marco Cattaneo
    1. “Ma il punto da capire è che uno stato a moneta sovrana non ha bisogno di emettere titoli per finanziarsi. I titoli li emette dopo, per offrire un impiego ai soldi messi in circolazione con il deficit pubblico, e anche con il rimborso dei titoli in scadenza.”, Dott Marco Cattaneo

    Ok , questo pure lo aveva già detto altre volte, apprezzabilissimo pure questa volta!!

    2.”ll 59% che non si può permettere spese di emergenza non compra titoli neanche adesso. Gli altri continueranno a comprare.”, Dott Marco Cattaneo

    Diciamo che alla fine del terzo trimestre del 2024, gli investitori individuali privati statunitensi detentori di titoli del debito pubblico statunitense ammontano solo a un 10% , mentre ben il 30,6% è detenuto da banche centrali straniere e holding private straniere, con i paesi area euro in cima la lista per uno stratosferico ammontare di $1.78 trilioni , riferimenti:

    https://wolfstreet.com/2024/12/24/who-bought-and-holds-the-recklessly-ballooning-us-national-debt-even-as-the-fed-is-unloading-its-holdings/

    e quindi è facilmente intuibile che entra in gioco il discorso dell’egemonia del dollaro intimamente collegato con l’emissione di titoli del debito pubblico statunitense e la forzata detenzione da parte dei paesi stranieri sottomessi all’egemonia del dollaro, nel prossimo post degli interessanti spunti controinformativi in questo senso.

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  7. “Super imperialismo: la strategia economica dell'impero americano analizzata da Michael Hudson”, di Max Blumenthal e Ben Norton per The Grayzone, 19 ottobre 2021, traduzione a cura di Reseau International, 17 novembre 2021

    L'economista Michael Hudson, considerato uno dei più grandi economisti dell'epoca, discute l'aggiornamento del suo libro "Super Imperialism: The Economic Strategy of American Empire" e le motivazioni finanziarie dietro la nuova guerra fredda americana contro Cina e Russia.
    L'economista Michael Hudson ha pubblicato a terza edizione del suo libro Super imperialismo che aggiorna la sua analisi per il 21° secolo, discutendo della nuova guerra fredda contro Cina e Russia e della transizione in corso da un sistema finanziarizzato dominato dal dollaro USA a una "economia multipolare dedollarizzata".
    Max Blumenthal e Ben Norton di The Grayzone hanno parlato con Hudson del libro e di come la strategia dell'egemonia economica americana si sia evoluta dalla prima guerra mondiale.

    Proseguimento:

    PS nel prossimo post , un particolare passaggio dell’intervista
    https://it.reseauinternational.net/super-imperialism-la-strategie-economique-de-lempire-americain-analysee-par-michael-hudson/

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  8. In particolare il seguente passaggio dell’intervista:

    MICHAEL HUDSON: La prima edizione è stata pubblicata nel settembre 1972, 13 mesi dopo che il presidente Nixon aveva ritirato il dollaro dall'oro. E tutti erano preoccupati: oh, senza oro, come faremo a controllare il mondo? Come faremo a controllare l'Europa?
    Perché tutto il disavanzo della bilancia dei pagamenti negli anni '50, '60 e all'inizio degli anni '70 proveniva dalle spese militari. E alcuni pensavano che se avessi perso la tua scorta d'oro, che era la fonte del potere mondiale, a causa delle spese militari, come sarebbe stato possibile controllare il mondo?
    Bene, quello che ho scritto è che c'era un nuovo modo di controllare il mondo e l'oro era effettivamente bloccato sotto il controllo dell'America, perché ora che aveva costretto le altre banche centrali a non comprare oro, cosa avrebbero fatto? Tutto quello che potevano fare era riciclare le eccedenze in dollari in buoni del Tesoro USA. Perché è quello che hanno fatto le banche centrali: comprare buoni del tesoro.
    Quindi quello che ho detto è che tutto questo deficit derivante dalla spesa militare all'estero sarà riciclato negli Stati Uniti dalle banche centrali che devono riciclare il loro denaro in dollari, altrimenti se non lo fanno le loro valute andranno sù e questo fisserà il prezzo delle loro esportazioni al di fuori del mercato, e ciò renderà le loro economie fondamentalmente squilibrate.
    Quindi, per mantenere basso il valore, comprano titoli in dollari USA e l'America non permetterebbe loro di comprare niente di grosso, solo buoni del Tesoro USA.
    Quindi l'ironia è che quanto più grande diventava il deficit della bilancia dei pagamenti, tanto più denaro veniva riciclato per finanziare il deficit di bilancio degli Stati Uniti, anch'esso in gran parte militare.
    Bene, ho pensato che sarebbe stato un avvertimento per gli altri paesi. E in effetti, c'è stata una traduzione molto veloce in spagnolo e giapponese. Ma gli acquisti principali, come abbiamo detto un anno fa, sono stati la CIA e il Dipartimento della Difesa.
    Immediatamente, Herman Kahn mi ha assunto all'Hudson Institute e mi ha dato una sovvenzione molto cospicua per spiegare al governo come funzionava l'imperialismo. E il governo degli Stati Uniti ha usato i miei scritti come manuale per la loro gestione.
    Beh, era fuori stampa e la Pluto Press si è offerta di fare una nuova edizione ampliata, ma c'erano centinaia e centinaia di errori tipografici e non mi è piaciuto il ripristino. E avrei convissuto con questo fino a quando non ho iniziato a lavorare in Cina, 10 o 15 anni fa, e il governo cinese voleva che facessi una nuova versione per aggiornarla come chiave per de-dollarizzare.

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    1. PS magari domani riporto altre interessanti considerazioni di Michael Hudson sulla stessa tematica "Egemonia del Dollaro" e de-dollarizzazione in corso

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  9. La versione orginale in inglese:

    "Super Imperialism: The economic strategy of American empire with economist Michael Hudson"
    by Ben Norton and Max Blumenthal for The Gray Zone, October 19, 2021

    https://thegrayzone.com/2021/10/19/super-imperialism-economist-michael-hudson/

    Economist Michael Hudson discusses the update of his book “Super Imperialism: The Economic Strategy of American Empire” and the financial motivations behind the US new cold war on China and Russia.

    Economist Michael Hudson has published a new, third edition of his book Super Imperialism that updates his analysis for the 21st century, discussing the new cold war on China and Russia and the ongoing transition from a US dollar-dominated financialized system to a “multipolar de-dollarized economy.”

    The Grayzone’s Max Blumenthal and Ben Norton spoke with Hudson about the book and how the strategy of US economic hegemony has evolved since World War One.

    Proseguimento:

    https://thegrayzone.com/2021/10/19/super-imperialism-economist-michael-hudson/

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  10. @Dott Marco Cattaneo

    A titolo di eventuale approfondimento, le sto per inviare via email la seconda edizione “Super Imperialism: The Economic Strategy of American Empire” di Michael Hudson e degli interessanti spunti contronformativi sulle eccessive gigantesche spese militari USA a proposito dell'arguta fondamentale considerazione di Michael Hudson "Quindi l'ironia è che quanto più grande diventava il deficit della bilancia dei pagamenti, tanto più denaro veniva riciclato per finanziare il deficit di bilancio degli Stati Uniti, anch'esso in gran parte militare.", insomma, non sono affatti sue paturnie, tutt'altro!

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  11. Andiamo vedere quando, come e perché è avvenuta la rottura dell’egemonia del dollaro secondo Michael Hudson, arriva!

    "L’egemonia del dollaro USA è bruscamente terminata mercoledì scorso"
    di Margaret Flowers per The Unz Review, traduzione a cura di Come Don Chisciotte, Rassegna Stampa di Ariannaeditrice, 3 aprile 2022

    Margaret Flowers: State ascoltando Clearing the FOG, che dice la verità per esporre le forze dell’avidità, con Margaret Flowers. E ora mi rivolgo al mio ospite, Michael Hudson. Michael è il presidente dell’Institute for the Study of Long-term, Economic Trends, ISLET. È un analista finanziario di Wall Street e un illustre professore di economia all’Università del Missouri a Kansas City. È anche autore di numerosi libri e ha recentemente aggiornato il suo libro, “Super Imperialism: The economic strategy of American Empire”. Grazie per aver speso del tempo per parlare con me oggi, Michael.

    Proseguimento:

    https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-egemonia-del-dollaro-usa-e-bruscamente-terminata-mercoledi-scorso

    PS nel prossimo post, un particolare significativo passaggio dell’articolo

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    1. In particolare il seguente passaggio dell’articolo:



      MICHAEL HUDSON : “…….L’egemonia del dollaro era il sistema con cui le banche centrali estere mantenevano le loro riserve di risparmio monetario e internazionale in dollari, e i dollari venivano usati per finanziare le quasi ottocento basi militari americane in tutto il mondo. Quindi, fondamentalmente, le banche centrali mantenevano i loro risparmi militarizzandoli e prestandoli agli Stati Uniti, che potevano così continuare a spendere all’estero.
      Questo dava all’America un vantaggio. Immaginate di andare al supermercato e di pagare utilizzando un pagherò. E poi la settimana successiva volete comprare altri generi alimentari e dare loro un altro pagherò. Al supermercato vi dicono, aspetta un minuto, hai già pagato prima con una cambiale e voi dite, beh, usatela per pagare l’azienda del latte o gli allevatori quando vi consegneranno la merce. Potete usare il pagherò come denaro per pagare le forniture, continuando ad emettere cambiali, e non dovrete mai pagare nulla, perché quelle cambiali sono il denaro di altre persone. Bene, ecco cos’era l’egemonia del dollaro, un pasto gratis. E tutto è finito mercoledì scorso, quando gli Stati Uniti si sono impossessati delle riserve della Russia, dopo aver preso le riserve estere dell’Afghanistan e le riserve estere del Venezuela e quelle di altri Paesi.
      E, all’improvviso, questo significa che gli altri Paesi non possono più detenere in sicurezza le proprie riserve, depositandole nelle banche statunitensi o acquistando titoli del tesoro statunitensi o altri investimenti statunitensi, perché potrebbero semplicemente essere sequestrati, come è successo alla Russia. Quindi, all’improvviso, la scorsa settimana, abbiamo visto l’economia mondiale fratturarsi in due parti, una dollarizzata e una costituita dai Paesi che non seguono le politiche neoliberiste che gli Stati Uniti continuano a dettare. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova economia mondiale dualistica.”

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  12. Andiamo a vedere come gli USA stanno reagendo a questa de-dollarizzazione secondo Michael Hudson.

    PRIMA PARTE


    “La militarizzazione del dollaro USA. Potrà funzionare?”, di Michael Hudson per The Unz Review, traduzione a cura di Come Don Chisciotte, Sinistra In Rete, 23 gennaio 2025

    https://sinistrainrete.info/crisi-mondiale/29699-michael-hudson-la-militarizzazione-del-dollaro-usa-potra-funzionare.html

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    1. In particolare i seguenti due passaggi dell’articolo.

      Ecco il primo passaggio diviso in due parti perché altrimenti non viene pubblicato.

      Prima parte.


      Il tentativo di Trump di militarizzare il dollaro funzionerà meglio delle sanzioni commerciali statunitensi?
      Il vero jolly potrebbe rivelarsi la minaccia di Trump di militarizzare il dollaro. Almeno questa sfera della politica estera è più sotto il controllo del suo ramo esecutivo. Oltre a voler controllare il commercio mondiale di petrolio e le principali piattaforme mediatiche, Trump vuole poter danneggiare altri Paesi. Questa è la sua idea di negoziazione e di transazione.
      Nell’edizione del fine settimana del Financial Times, l’articolo di Gillian Tett sulla “Maganomics” proposta da Trump cita il professore di Stanford Matteo Maggiori che sottolinea come il potere nazionale “non riguardi solo i beni, ma anche il denaro. Secondo le nostre stime, il potere geoeconomico degli Stati Uniti si basa sui servizi finanziari, mentre il potere cinese si basa sul settore manifatturiero” [1].
      Quindi, oltre a puntare al controllo delle forniture mondiali di petrolio e GNL, Trump vuole basare il potere degli Stati Uniti sul suo sistema finanziario. Di recente, ha minacciato di punire i Paesi BRICS che cercheranno un’alternativa al dollaro.
      Questa strategia si basa sul fatto che i Paesi hanno bisogno di accedere ai dollari e ai mercati finanziari statunitensi, così come hanno bisogno del petrolio e della tecnologia informatica sotto il controllo commerciale degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno provato a escludere la Russia e altri Paesi dal sistema di compensazione bancaria SWIFT, ma, come accade di solito con le sanzioni, Russia e Cina hanno creato un proprio sistema di ripiego, quindi il piano non ha funzionato.
      Gli Stati Uniti hanno convinto la Banca d’Inghilterra a confiscare le scorte d’oro del Venezuela e a offrirle all’opposizione di destra. La cosa ha funzionato. L’UE e gli Stati Uniti hanno confiscato insieme i 300 miliardi di dollari che la Russia deteneva all’estero. La cosa ha funzionato, e l’UE ha semplicemente dato gli interessi (circa 50 miliardi di dollari accumulati) all’Ucraina per aiutarla a combattere la Russia.
      Prima però gli Stati Uniti avevano sequestrato tutte le riserve monetarie dell’Ucraina per custodirle, apparentemente per aiutarla a ripagare i debiti che aveva accumulato. Non credo che questo oro sarà messo a disposizione per la ricostruzione dell’Ucraina. Riflette semplicemente uno schema statunitense di accaparramento di beni. L’esercito statunitense si era accaparrato le scorte d’oro della Libia quando Gheddafi aveva cercato di usarle per creare un’alternativa africana al dollaro, basata sull’oro, che le banche centrali potessero detenere. Gli Stati Uniti si sono accaparrati anche le riserve auree della Siria, lasciando solo le esportazioni di petrolio come trofeo della loro conquista. Lo stesso hanno fatto con le riserve auree dell’Afghanistan, mentre se ne andavano. Quindi, ovviamente, gli Stati Uniti prevedono che l’oro torni ad avere un ruolo importante nel sistema monetario mondiale. (Come se non bastasse, quando i funzionari statunitensi avevano finalmente restituito all’Iran il denaro sequestrato dalle sue riserve, lo avevano definito un regalo e il Congresso aveva bocciato l’atto).

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    2. Ecco la seconda parte del primo passaggio.

      La grande domanda è: quanto potrà funzionare a lungo termine una politica finanziaria americana così aggressiva? Allontanerà gli altri Paesi? Diventerà autolesionista come altri giochi internazionali degli Stati Uniti?
      Parliamo di come il sistema monetario mondiale potrebbe evolvere in risposta al tentativo americano di ottenere il controllo finanziario.
      A me sembra che un simile tentativo sia impossibile da realizzare. Come può l’America o qualsiasi altra nazione pensare di poter basare il proprio potere internazionale solo sulla finanza? Tutti i paesi possono creare finanza e denaro. Ma non tutti i Paesi sono in grado di industrializzarsi – o, nel caso degli Stati Uniti e della Germania, di reindustrializzarsi.
      Gli Stati Uniti si sono deindustrializzati e le loro politiche neoliberiste di privatizzazione hanno caricato l’economia di un’enorme spesa per il servizio del debito, i costi dell’assicurazione sanitaria e i costi immobiliari. Il settore FIRE (Finanza, Assicurazioni e Immobili) ha aumentato la sua quota del PIL dichiarato, ma il suo reddito non è affatto un “prodotto”. Si tratta di un pagamento di trasferimento dall’economia di produzione e consumo al settore rentier. Questo rende il PIL americano molto più “vuoto” di quello della Cina e della sua economia di mercato socializzata. Quando il costo del credito e degli affitti sale, sale anche il PIL.
      Oggi il denaro viene creato al computer. Qualsiasi nazione o gruppo regionale forte e autosufficiente può creare il proprio denaro. Non hanno più bisogno di basare il loro denaro e il loro debito su lingotti d’argento e d’oro.

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    3. Ecco il secondo passaggio diviso in due parti perché altrimenti non viene pubblicato.

      Prima parte.

      Parliamo di come il sistema monetario mondiale potrebbe evolvere in risposta al tentativo americano di ottenere il controllo finanziario.

      A me sembra che un simile tentativo sia impossibile da realizzare. Come può l’America o qualsiasi altra nazione pensare di poter basare il proprio potere internazionale solo sulla finanza? Tutti i paesi possono creare finanza e denaro. Ma non tutti i Paesi sono in grado di industrializzarsi – o, nel caso degli Stati Uniti e della Germania, di reindustrializzarsi.
      Gli Stati Uniti si sono deindustrializzati e le loro politiche neoliberiste di privatizzazione hanno caricato l’economia di un’enorme spesa per il servizio del debito, i costi dell’assicurazione sanitaria e i costi immobiliari. Il settore FIRE (Finanza, Assicurazioni e Immobili) ha aumentato la sua quota del PIL dichiarato, ma il suo reddito non è affatto un “prodotto”. Si tratta di un pagamento di trasferimento dall’economia di produzione e consumo al settore rentier. Questo rende il PIL americano molto più “vuoto” di quello della Cina e della sua economia di mercato socializzata. Quando il costo del credito e degli affitti sale, sale anche il PIL.
      Oggi il denaro viene creato al computer. Qualsiasi nazione o gruppo regionale forte e autosufficiente può creare il proprio denaro. Non hanno più bisogno di basare il loro denaro e il loro debito su lingotti d’argento e d’oro.


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    4. Ecco la seconda parte del secondo passaggio.

      ADDENDUM
      Gillian Tett, “Dollar power means tariffs are not only game in town”, Financial Times, 11-12 gennaio 2025, ribadisce la sua tesi sulla militarizzazione del dollaro citando un curioso commento del Segretario al Tesoro proposto da Trump: “Bessent ha anche suggerito che i Paesi che godono di protezione militare da parte dell’America dovrebbero essere costretti ad acquistare più debito in dollari, come qui pro quo”, andando da questi Paesi “e dicendo che abbiamo queste obbligazioni militari a 40 o 50 anni [da comprare]”, ha detto, citando il Giappone, i membri della Nato e l’Arabia Saudita.
      Sicuramente un acquisto di tale portata farebbe salire il prezzo del dollaro, facendo scendere il tasso di cambio dell’euro e dello yen. Da un lato l’amministrazione Trump vuole una nuova versione dell’Accordo di Plaza del 1985 che “costrinse gli altri a una rivalutazione”, ma Trump ha annunciato il suo [duplice] obiettivo di abbassare il tasso di cambio del dollaro (come se questo rendesse più competitive le sue esportazioni industriali) e di chiedere agli altri Paesi di acquistare più titoli del Tesoro americano, facendo salire il dollaro”. Come dice un proverbio cinese, “Chi cerca di percorrere due strade contemporaneamente si rompe l’articolazione dell’anca”.

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  13. Andiamo a vedere come gli USA stanno reagendo a questa de-dollarizzazione secondo Michael Hudson.

    SECONDA PARTE

    “Michael Hudson: i dazi di Trump potrebbero causare un’enorme crisi globale”
    Intervista di Ben Norton a Michael Hudson per The Unz Review, 4 febbraio 2025, traduzione in italiano e pubblicazione a cura di AcroPolis

    https://www.acro-polis.it/2025/02/07/michael-hudson-i-dazi-di-trump-potrebbero-causare-unenorme-crisi-globale/

    In particolare questi due passaggi collegati, ecco il primo.

    BEN NORTON: Trump vuole che il dollaro USA resti la valuta di riserva globale. Ha minacciato i paesi che de-dollarizzavano con tariffe. Ha minacciato tariffe del 100% sui paesi BRICS, che ora rappresentano il 55% della popolazione mondiale.
    Eppure, allo stesso tempo, dice di voler reindustrializzare. Ma per reindustrializzare gli USA, il dollaro deve scendere. È estremamente costoso. Anche alcune delle principali banche americane affermano che il dollaro USA è estremamente sopravvalutato.
    Hai parlato di come la Federal Reserve abbia aumentato significativamente i tassi di interesse negli ultimi anni, il che ha causato il deprezzamento di molte altre valute nei confronti del dollaro.
    Quindi, se Trump vuole reindustrializzare il Paese, deve affrontare questo problema, a meno che non voglia che la produzione degli iPhone costi 5.000 dollari.
    Lui dice che vorrebbe produrre questa roba localmente, ma è così costosa che non riuscirà nemmeno ad esportarla, perché sarebbe poco competitiva a livello internazionale, a causa del dollaro molto caro.
    Quindi a me sembra un’altra grande contraddizione: Trump vuole punire i paesi che de-dollarizzano e dice di volerli re-industrializzare. Eppure sta anche adottando queste politiche come i dazi che spingono solo il dollaro ancora più in alto.
    Sembra che qualcosa debba rompersi a un certo punto. Pensi che sia possibile che questa strategia funzioni, che gli USA si re-industrializzino con un dollaro così caro, minacciando al contempo altri paesi che de-dollarizzano e imponendo tariffe che continuano a far salire il dollaro?
    E vorrei aggiungere un’altra parte di questa domanda: ha anche scelto il miliardario gestore di hedge fund Scott Bessent come suo segretario al Tesoro.
    Ci sono 13 miliardari nell’amministrazione Trump. Sono persone che non vorranno far crollare il dollaro, perché ciò danneggerebbe Wall Street, perché più forte diventa il dollaro, meglio è, più ricchi diventano con tutti i loro asset finanziari statunitensi.
    Voglio dire, cosa si romperà, cosa succederà qui?



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    1. Ecco il secondo.

      MICHAEL HUDSON : Beh, hai detto diverse cose. Per cominciare, c’è un grande malinteso, e questo perché denaro e debito sono punti ciechi nell’educazione economica che le persone ricevono negli Stati Uniti.
      Trump segue una sorta di punto cieco neoliberista nel non considerare l’industrializzazione e la finanza internazionale come un sistema economico interrelato.
      In teoria, l’idea è che se solo si abbassasse il tasso di cambio del dollaro, ciò renderebbe le esportazioni americane più competitive, con le esportazioni europee e le esportazioni cinesi. È pazzesco! Quali esportazioni americane? L’America si è deindustrializzata.
      Lasciamo che svaluti la moneta del 90%, del 90%! Ci vorranno 10 o 15 anni per ricreare l’industria che l’America ha esternalizzato in paesi stranieri.
      L’America non ha la produzione per abbassare i prezzi. Ha il controllo dell’industria petrolifera mondiale, come centro della diplomazia americana; ha l’agricoltura americana; ma non ha esportazioni industriali, come le automobili.
      La sua idea di industria è la tecnologia dell’informazione. Bene, l’abbiamo appena vista andare puff, con DeepSeek, la tecnologia dell’informazione cinese .
      Il problema è che ciò che ha deindustrializzato gli Stati Uniti, e rende impossibile l’industrializzazione, è che gli Stati Uniti non vivono più in un’era di capitalismo industriale; vivono in un’era di capitalismo finanziario.
      E l’obiettivo delle società finanziarie, che siano aziende siderurgiche, automobilistiche o informatiche, è quello di aumentare il prezzo delle loro azioni.
      La maggior parte delle fortune finanziarie negli Stati Uniti e in Europa non sono fatte guadagnando profitti sulla produzione; sono fatte da guadagni in conto capitale nei prezzi delle loro azioni. E i guadagni in conto capitale sono finanziati principalmente dalla leva finanziaria del debito, dalle banche a bassi tassi di interesse per acquistare un’azione. O se si fanno profitti, li si paga come dividendi, per aumentare i prezzi delle azioni.
      Credo di aver già detto nel tuo programma che il 92% del flusso di cassa e degli utili dello Standard and Poor’s 500 (S&P 500) vengono pagati come dividendi e riacquisti di azioni, non come investimenti per l’industrializzazione.
      Un esempio è quanto è successo con Intel, negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti volevano impedire alla Cina di ottenere chip per computer, immaginando che, se gli Stati Uniti avessero bloccato i chip per computer dalla Cina, la Cina avrebbe detto: “Oh, ci arrendiamo, non sappiamo come produrre chip per computer”.
      Beh, ovviamente la Cina ha fatto un bel passo avanti. Ma a Intel è stato impedito di vendere chip per computer alla Cina.
      E le azioni Intel sono crollate, perché il suo CEO ha detto: “Beh, aspetta un attimo, il nostro più grande mercato singolo è la Cina. Ora che abbiamo perso il mercato cinese, i nostri profitti sono molto bassi. E se non realizziamo profitti, come faremo a trovare i soldi per finanziare la ricerca e lo sviluppo? Dobbiamo sostenere le nostre azioni utilizzando i pochi profitti che ci sono rimasti da realizzare con i riacquisti di azioni e pagandoli come dividendi per sostenere i nostri azionisti”.

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    2. La versione originale in inglese dell'articolo:

      https://www.unz.com/mhudson/trumps-tariffs-could-cause-a-global-crisis/

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  14. Per qualche interessante nota biografica e professionale sull'economista americano Michael Hudson, vedasi:

    https://megachip.globalist.it/pensieri-lunghi/2018/09/30/michael-hudson-vita-e-pensiero-un-autobiografia/

    https://ottolinatv.it/2023/09/20/un-gigante-contro-le-oligarchie/

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  15. @Redazione di Basta Con L'Euro Crisi

    Ieri ho scritto un post come breve commento finale in cui riportavo una significativa citazione di Henry Kissinger e un'altra di Mark Twain, ma il post prima è stato pubblicato e poi è sparito, magari perché ormai questa pagina dei commenti contiene troppi post? O che altro?

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    1. Non ne ho idea. Il numero dei commenti di sicuro non c'entra, è successo spesso di averne anche di più.

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    2. @Marco Cattaneo

      Grazie mille della rapida risposta!

      Allora vuol dire che proverò di nuovo a scrivere quel mio post come breve commento finale contenente quelle due significative citazioni.

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