E’ un luogo comune, uno tra i tanti, dire che “al
mondo c’è sempre più cattiveria”. Ma che cosa si intende per “persona cattiva” ?
Non è cattivo chi è occasionalmente (magari anche
frequentemente) meschino, avido, gretto o insensibile. Sono comportamenti che
di tanto in tanto abbiamo tutti. Per poi essere, in altri momenti, generosi,
empatici, collaborativi e comprensivi.
Dipende dai momenti, dalle circostanze, dalle
pressioni che subiamo, dai vincoli a cui siamo soggetti.
La mia definizione di cattivo è invece: qualcuno che trae
piacere dal vedere il prossimo in difficoltà, dal fargli del male, dall’umiliarlo.
Esistono persone così ? purtroppo sì, ma per fortuna
sono rare.
Il motivo per cui sembrano più numerose è che gli
effetti dei loro comportamenti sono spesso molto visibili.
Perché non di rado ottengono più successo professionale,
fanno più strada nelle organizzazioni, di quanto le loro capacità
giustifichino.
Il motivo ? la stragrande maggioranza degli altri,
con cui interagiscono, non riesce a capacitarsi che l'interlocutore possa
essere così tanto sleale, bugiardo, prevaricatore. Perché se non ti viene
spontaneo adottare certi comportamenti, non riesci neanche, emotivamente
(intellettualmente sì, ma l’emotività in questi casi prevale sull’intelletto)
ad aspettarteli dagli altri.
La buona notizia è che i cattivi sono pochi. La brutta
notizia è che fanno più danno di quanto il loro numero farebbe pensare.