mercoledì 30 gennaio 2013

Giappone, Europa e l'ineffabile Weidmann


Un paio di settimane fa, il governo giapponese ha annunciato una politica di allentamento monetario, emettendo yen con l’obiettivo di portare l’inflazione (da molti anni a livelli bassissimi) al 2%.
L’annuncio ha suscitato reazioni particolarmente irate da parte tedesca. Come riassunto in un articolo apparso il 25 gennaio scorso sul Sole 24Ore: “il presidente di Bundesbank, Jens Weidmann, è andato giù duro… con questi yen la Banca centrale del Giappone sta comprando euro con l'effetto di rivalutare la moneta unica europea e svalutare la divisa nipponica.”
In realtà l’azione giapponese è perfettamente coerente con quanto uno Stato, la cui economia si trova in situazione di trappola della liquidità, deve fare. Come trovate esposto qui, quando un’economia è depressa a causa di una carenza cronica di domanda rispetto al suo potenziale produttivo, stampare moneta non è inflazionistico e non produce un significativo aumento dei tassi d’interesse.
Se l’emissione monetaria viene indirizzata a sostenere la domanda, questo causa un recupero di produzione, consumi e occupazione.
L’economia giapponese non si è mai completamente ripresa dallo scoppio della bolla speculativa degli anni Ottanta. Ha adottato a varie riprese politiche di espansione monetaria e di sostegno della domanda, ma ogni volta si è fermato un po’ troppo presto rispetto a quanto sarebbe servito a far recuperare pienamente il paese. E’ stata sottovalutata la misura delle azioni necessarie, che in Giappone sono più forti che altrove a causa della demografia declinante e del fatto che non sono mai state adottate le ricapitalizzazioni del sistema bancario che le masse di crediti inesigibili avrebbero reso necessarie.
Oggi il Giappone sembra voler agire in misura più incisiva. Hanno senso le lamentele di Weidmann ?
Espandere l’emissione di yen ne deprime il valore, e questo è un vantaggio per le industrie giapponesi e un problema per i suoi partner commerciali. Ma è un obiettivo che i giapponesi si sono consapevolmente posti ? forse, ma se così è dovuto alla previsione che l’Europa non avrebbe contrastato l’azione giapponese con un aumento corrispondente dell’emissione di euro.
L’Eurozona è in una situazione depressa quanto il Giappone, con un problema in più dovuto alle difformità tra nord e sud – la depressione è drammaticamente concentrata nei paesi mediterranei, a causa delle differenze nei costi di lavoro per unità di prodotto. Servirebbe un’azione alla giapponese, che però sarebbe inflazionistica in Germania se non si introduce un meccanismo di flessibilità – i Certificati di Credito Fiscale su base nazionale, per esempio.
Tornando a Weidmann, di che cosa si sta lamentando ? la sua posizione si riassume così: siccome l’Eurozona sta sbagliando politica monetaria, occorre che anche gli altri continuino a sbagliare la loro.
Weidmann naturalmente non si esprime in questi termini, anzi non è il suo pensiero conscio… ma questa è la sostanza.
Una facile previsione: queste lamentele non troveranno orecchie ricettive in Giappone. Male nell’immediato – la rivalutazione dell’euro ci danneggia – ma bene a medio termine – se aumenta la consapevolezza che il sistema euro è non solo strutturalmente da riformare, ma anche da condurre con logiche diverse.

6 commenti:

  1. Il giappone ha fatto questo per un sacco di tempo e ha solo provocato un aumento del debito a livelli terrificanti.

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  2. Il Giappone ha un rapporto debito / PIL del 230% (210% al netto di quanto posseduto dalla Banca Centrale e da altre istituzioni pubbliche) ma è debito denominato nella sua valuta sovrana. Non esiste rischio di default, e non si è mai verificata alcuna crescita nè di tassi d'interesse nè d'inflazione. Tra l'altro il 95% del debito è detenuto da residenti, e il Giappone ha, tra le grandi economie, il più alto livello di attività finanziarie nette estere / PIL (60% circa).
    Il punto è che in passato il Giappone ha sostenuto la domanda stampando moneta, ma non l'ha mai fatto in misura sufficiente a far recuperare all'economia il suo pieno potenziale pieno, e a eliminare permanentemente la deflazione. La strategia era giusta ma l'applicazione è stata solo parziale. Si è evitata una depressione grave, ma non si è ottenuto il recupero di PIL e quel minimo di inflazione che avrebbero tra l'altro anche riportato il rapporto debito / PIL a livelli molto più bassi.

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  3. La consapevolezza che il sistema n€uro così com'è 'funktioniert nicht' ce l'hanno anche nel Reich, eccome se ce l'hanno.
    Il guaio è che non potendo piazzare le loro eccedenze sul mercato mondiale per via del cambio assurdo della monetazza 'comune' europea gli Alamanni le sbolognano da anni agli altri paesi dell'Eurozona.
    Così strada facendo hanno accumulato una montagna di crediti verso di loro, crediti perlopiù denominati nella predetta monetazza.
    E' quindi comprensibile che vedano come il fumo negli occhi un ridimensionamento del cambio del n€uro che gli limerebbe un cincinìn il ciuffo.
    La situazione si sta rapidamente avviando al punto di rottura perché la politica economica scelta, pardon, imposta all'Unione (non ridete) Europea dalla Reichskanzlerin è l'esatto contrario di quella che sarebbe necessaria.
    Tra poco si dovrà votare la politica di bilancio. C'è da sperare che Cameron e forse Hollande pongano il veto. Sul Gauleiter in loden non c'è da farsi, purtroppo, alcuna illusione.

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  4. Il Giappone viene spesso citato per il suo enorme debito pubblico a riprova che la moneta propria non necessita di limiti alla sostenibilità salvo inflazione.
    Eppure pare che il Giappone abbia una bilancia dei pagamenti in attivo,e questo vuol dire non avere problemi con l'approvigionamento delle materie prime.
    Paolo Rossi

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    1. Anche l'Italia ha la bilancia estera in attivo. Più del Giappone, in percentuale del PIL.

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