lunedì 27 ottobre 2014

Introdurre i CCF è un’euroexit


Insieme a Biagio Bossone, Enrico Grazzini, Stefano Sylos Labini e Giovanni Zibordi, si sta lavorando a una serie di iniziative (articoli, appelli, convegni) per stimolare nel modo più ampio ed efficace possibile l’attenzione di organi d’informazione, economisti ed opinione pubblica in merito alla Riforma Morbida.

E’ bene ribadire un punto che non mancherà di creare equivoci.

Emettere moneta complementare nazionale – i Certificati di Credito Fiscale – è già a tutti gli effetti una forma di uscita dall’euro. Nel momento in cui si torna ad emettere una propria moneta, si riacquista la capacità di sviluppare politiche macroeconomiche autonome e si superano i vincoli dell’attuale eurosistema.

Per questa via, l’euro può evitare un processo di rottura deflagrante, con tutti i rischi, le complicazioni, e le gravi inefficienze che questo comporterebbe.

Ma è molto probabile che comunque, nel giro di alcuni anni, l’euro venga gradualmente sostituito dai CCF, che da moneta complementare si trasformeranno nella moneta a circolazione predominante, e saranno sempre più frequentemente utilizzati per contratti di ogni tipo, sia pubblici che privati. Finendo per trasformare l’euro in quello che prima del 1999 era l’ECU: una moneta utilizzata per fini statistici e per alcune particolari transazioni, soprattutto finanziarie, ma di scarso e poco rilevante utilizzo nella pratica quotidiana.

Tutto ciò potrebbe essere attuato grosso modo come ho sintetizzato qui. Mi pare il modo più razionale per uscire dall’assurda situazione in cui questo progetto sbagliato e insostenibile, la moneta unica europea, ha condotto il nostro continente.

14 commenti:

  1. a proposito di articoli, appelli & convegni, ho letto con molta attenzione il post di
    Zibordi su Cobraf circa una nuova Bretton Woods: è un appello inquietante di segno
    opposto......GFC

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    1. Giovanni a mio parere è un po' troppo negativo nel commentare quell'appello. E' vero che si chiede garanzia totale del debito pubblico (a vantaggio degli investitori) ma anche deficit spending a livello sia nazionale che UE (con investimenti pubblici aggiuntivi rispetto alla spesa dei singoli stati). Il motivo per cui è un'iniziativa che non andrà da nessuna parte (credo e temo) è che vorrebbe riformare l'eurosistema con l'accordo dei tedeschi. Impossibile, nel contesto politico attuale. Le iniziative che servono possono e devono essere adottate autonomamente (anche se senza rotture: il breakup può essere evitato) dai singoli paesi.

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    2. è il piano di soros del 2008 copiato dagli svizzeri e peggiorato dai francesi (di fatto lo hanno smontato nella parte più importante) per renderlo accettabile dai tedeschi.

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    3. ma appunto la strada è la Riforma Morbida ( attuata in piena sovranità dal
      nostro interno ) e non i sette punti della nuova Bretton Woods. GFC

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    4. ma devi accettare il default. tieni conto che il default attuale è stoppato dalla bce ma se la bce leva il "freno" fallisci domani mattina alle 8.

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    5. chi non è in default? tutti lo sono.

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    6. attenzione. essere insolventi non vuol dire fare default. sono due cose diverse. per default si intende che ti vengono a mancare i soldi per pagare i titoli in scadenza e quindi tutti i costi dello stato. rendendo necessario una ristrutturazione del debito. l'italia è insolvente ma non ha ancora fatto default e sta cercando di evitarlo. anche se un default parziale è avvenuto ed è quello sui crediti alle aziende che non ha pagato o che deve ancora pagare. o come gli "esodati" che si sono visti cambiare gli accordi firmati. quelle imprese non pagate e quei cittadini "esodati" sono vittime di un default. anche se a prima vista non sembra un problema, quei default sono molto gravi perché diffondono la sfiducia e nessuno firmerà più nulla e tantomeno investirà più nell'economia reale.

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  2. Sono d'accordo sull'equivalenza tra introduzione dei CCF ed eurexit.
    Tuttavia proprio per questo motivo sono convinto che l'Europa farà di tutto per evitare che i CCF vengano introdotti, in Italia o in un altro Paese membro dell'eurozona.

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    1. Tutto, fino al momento in cui nessuno potrà più negare che i CCF, o qualcosa di equivalente, sono l'unica alternativa alla deflagrazione: economica e/o politica...

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    2. Secondo me dott.Cattaneo la strada è segnata e la volontà politica non cè x le buone ed efficaci alternative come i CCF.

      Già mi fischiano le orecchie......."gli itagliani pur di non fare il loro dovere si sono inventati anche i CCF".

      Purtroppo non è più possibile sognare.
      Giovanni.

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    3. Io sono più ottimista soprattutto perché il sistema euro non regge, ma non a causa dell'Italia. Non regge e basta. Può darsi che l'euroexit parta da un altro paese, naturalmente, ma ci sarà una reazione a catena.

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    4. Mi permetta dott.Cattaneo di sottolineare un particolare, secondo me non è "il sistema euro" che non regge (e ne siamo tutti consapevoli di questo) ma purtroppo è il sistema politico e di potere che REGGE e di questo dovremmo essere ancor più consapevoli!
      Quindi secondo me lei non è un ottimista ma è solo un sognatore, come tanti.
      Giovanni

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    5. Vede, il potere è pervasivo ma gli equilibri cambiano: e cambiano quando l'avidità, l'incompetenza o semplicemente le inerzie della politica portano la situazione oltre il punto di rottura. Che dal punto di vista economico è quello in cui il gioco diventa complessivamente così tanto a somma negativa da non convenire più a nessuno. Io credo che ormai ci siamo arrivati.

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    6. la thatcher lo disse no no no
      http://www.youtube.com/watch?v=Tetk_ayO1x4

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