Il 2007 è stato l’ultimo
anno prima dell’inizio della crisi economica – esplosa l’anno dopo con il
fallimento Lehman, e aggravatasi intorno al 2011 a seguito delle politiche di
austerità che avrebbero dovuto risolvere le disfunzioni dell’Eurosistema. Dal
2007 in poi, le principali variabili macroeconomiche del nostro paese si sono
evolute come segue.
2007 2015 Variazione
PIL 1.783 1.642 -141
-7,9%
Consumi 1.385 1.313 -72 -5,2%
Investimenti 386 273 -113 -29,3%
Esportazioni 478 494
+16 +3,3%
Importazioni 475 442 -33 -6,9%
Saldo
comm. netto +3 +52
(dati
ISTAT a prezzi costanti 2015, miliardi di euro)
UNO,
a otto anni di distanza il PIL reale italiano è inferiore per 141 miliardi
rispetto al massimo raggiunto nel 2007. E’ una variazione negativa spaventosa,
totalmente assurda e completamente impossibile da spiegare con una perdita di
potenziale produttivo da parte dell’economia italiana. Solo una guerra o un
cataclisma naturale di portata biblica avrebbero potuto generare una
contrazione di offerta potenziale di
queste dimensioni. E’ evidente che siamo in presenza di un massiccio
sottoutilizzo del potenziale produttivo dell’economia italiana: di un problema
di domanda, in altri termini.
DUE,
a conferma di quanto sopra, l’unica voce che si incrementa è l’export. I
consumi sono scesi di 72 miliardi, gli investimenti di 113, l’export è aumentato
di 16. Manca domanda interna: nel resto del mondo le aziende italiane vendono
più di prima.
TRE,
si dice che le aziende italiane devono recuperare produttività. Ma com’è
possibile farlo se gli investimenti sono inferiori di quasi il 30% rispetto a
otto prima ? senza domanda interna le aziende inevitabilmente contraggono gli investimenti,
e anche l’attività di ricerca, sviluppo e innovazione. Si dimensionano per
sopravvivere in un contesto permanentemente depresso. E la produttività non può
salire in carenza di investimenti, di ricerca e di innovazione.
QUATTRO,
la caduta della domanda interna ha prodotto anche la riduzione delle
importazioni. In presenza di un export in aumento, il saldo commerciale estero è
quindi passato da un sostanziale pareggio a oltre 50 miliardi di surplus (nel
2016 il dato è previsto in ulteriore aumento, a circa 60). Va notato che,
esclusi i paesi forti esportatori di materie prime, solo Germania e Cina hanno
un surplus commerciale maggiore di quello italiano.
CINQUE,
l’affermazione ricorrente che un problema dell’Italia è “aver vissuto al di
sopra delle proprie possibilità” è una bugia colossale. 50-60 miliardi di
surplus commerciale significano che la spesa interna è nettamente inferiore
alla produzione. L’Italia quindi spende molto meno di quanto produce: e questo,
nonostante produca molto meno di quanto potrebbe (e di quanto produceva nel
2007).
SEI,
il problema più importante dell’economia italiana è perciò, di gran lunga, la
carenza di domanda interna. I vincoli dell’Eurosistema che impediscono di
incrementarla devono essere superati: ed è possibile farlo con effetto
immediato e senza incrementare né il debito pubblico né il (peraltro modesto)
debito netto estero.
La
crisi italiana si risolve avendo in mente quanto sopra. Non si risolve
altrimenti, e non si inverte altrimenti la tendenza che ha portato a quanto
segue:
2007 2011 2015
Persone in povertà assoluta
(migliaia) 1.789 2.652 4.598
I numeri...questi sconosciuti.
RispondiEliminaSono ragionamenti facili, eppure impossibili da fare fin che Corriere, Repubblica e Sole 24 (giornali tecnicamente falliti) dicono sempre il contrario.
I giornaloni, con poche e meritorie eccezioni, portano fuori strada. Però questi semplici dati è veramente importante averli molto ma molto ben presenti. Spesso e volentieri sfuggono, o comunque non vengono adeguatamente compresi, anche agli eurocritici.
Eliminaovviamente concordo.
EliminaOttimo!
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