giovedì 25 giugno 2020

La Moneta Fiscale è l’unica strada


I tedeschi e gli altri paesi del Nord eurozonico continuano a mostrarsi terrorizzati dal rischio di dover rimborsare il debito pubblico italiano. O in alternativa, dal rischio di un catastrofico scenario di default, con i suoi effetti a catena sull’intero sistema finanziario europeo e mondiale.

I piani proposti dalla UE (MES, SURE, BEI, e dulcis in fundo il Recovery Fund) NON sono, tuttavia, in alcun modo soluzioni minimamente sensate per questo problema. Sono sostanzialmente partite di giro: soldi erogati a fronte di contributi o garanzie che gli stati stessi devono fornire. Interessano solo chi vuole assoggettare, ancora più di oggi, la politica economica italiana alle istruzioni di Bruxelles.

Istruzioni che non hanno minimamente migliorato la situazione della finanza pubblica italiana; in “compenso” hanno devastato il tessuto economico del paese.

Evitare il default è tecnicamente semplicissimo. Basta che la BCE garantisca incondizionatamente il debito pubblico italiano (e degli altri paesi).

Ma il sostegno illimitato della BCE contrasta con i trattati. Una soluzione parziale è stata partorita da Mario Draghi con il “whatever it takes”, con un gioco di equilibrio su un crinale estremamente stretto.

Così stretto che la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca ha sollevato pesanti dubbi sulla costituzionalità (ai sensi della legge fondamentale della Germania) della partecipazione Bundesbank ai programmi BCE. E’ stato, di conseguenza, avviato un percorso che potrebbe addirittura portare alla spaccatura dell'Eurozona.

Il che sarebbe una via per risolvere il problema. Ma dal nostro punto di vista, come Italia, siamo spettatori passivi di queste dinamiche.

Se per problemi operativi e politici il break-up dell’euro non è un’alternativa percorribile, rimane una sola possibilità.

L’avvio, da parte in primo luogo dell’Italia, di un programma di Moneta Fiscale, dimensionato in maniera tale da portare domanda, produzione e PIL a livelli di piena occupazione delle risorse produttive.

Unito a ciò, impegno inderogabile a ridurre il rapporto debito pubblico / PIL, anno dopo anno, per esempio dal livello stimato per fine 2020 (160%) al 60% nel giro di vent’anni. Che poi è l’obiettivo del Fiscal Compact.

La Moneta Fiscale non rientra nel debito pubblico. E' un non-defaultable asset. Non è debito da rimborsare in euro. Non è debito ai sensi dei principi contabili. Non è debito ai sensi dei trattati.

Se l’Italia ne emetterà in eccesso (eventualità peraltro remotissima), potrà al massimo esserci in problema di svilimento della Moneta Fiscale, non un rischio di default.

I mercati finanziari, in presenza di un debito defaultable dell’Italia che cala costantemente in proporzione al PIL, non potranno che tranquillizzarsi.

E l’Italia, finalmente, avvierà una potente e duratura ripresa produttiva e occupazionale.

Altre vie per uscire dal vicolo cieco attuale semplicemente non esistono.


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