Poniamo che (è un’ipotesi, non una certezza) Mario Draghi voglia ottenere una forte ripresa economica, un rapido pieno recupero del PIL ai livelli pre-Covid e poi una crescita del 3% medio per i cinque anni successivi.
Per ottenere questo risultato, le “riforme strutturali” (di cui sicuramente non mancherà di decantare, a parole, l’utilità) sono totalmente irrilevanti (se non controproducenti). Serve invece immettere potere d’acquisto nel sistema economico. Servono soldi in tasca a cittadini e aziende, servono investimenti pubblici, assunzioni nel settore pubblico, sostegno e incentivi agli investimenti privati, minori tasse.
Quali meccanismi ha a disposizione, Draghi ?
Secondo Giovanni Zibordi, la chiave potrebbe consistere nella ripartenza del credito privato. Di cui si parla poco: ma è vero che la depressione economica italiana è stata pesantemente aggravata dalla contrazione dei finanziamenti bancari, calati di 300 miliardi su base annua dalla crisi Lehman del 2008 in poi.
Quindi invertire la tendenza sarebbe senz’altro molto utile. Ma il credito privato riparte DOPO che qualche altro meccanismo ha immesso il potere d’acquisto necessario a stimolare consumi e investimenti, DOPO che la domanda si riavvia e si inizia a creare un clima generale di maggiore ottimismo, di maggiore fiducia.
Il credito privato, in altri termini, svolgerà un ruolo di amplificazione e accelerazione della ripresa. Ma il segnale di partenza deve arrivare da qualcos’altro.
Draghi, tuttavia, può utilizzare varie altre leve, ovviamente anche in combinazione.
Può spingere sul deficit pubblico, almeno fino al momento in cui il patto di stabilità e crescita rimarrà sospeso. Quantomeno per il 2021 e forse / probabilmente anche per il 2022.
Può rendere più solidi ed efficienti i germogli di Moneta Fiscale contenuti in iniziative quali l’ecobonus 110%: estendendoli, semplificandone l’utilizzo, affiancandoli ad altre iniziative simili, avviando la piattaforma di negoziazione e scambio dei crediti fiscali.
Un contributo di breve termine può darlo anche il recovery fund. Che è pessimo, ma temporaneamente può aiutare: nella misura in cui almeno per il 2021 e il 2022 un po’ di contributi a fondo perduto saranno erogati senza che siano ancora entrati in vigore (quantomeno, non per pari importo) gli interventi compensativi (tasse e maggiori versamenti al bilancio UE).
Anche l’espansione del credito bancario, in effetti, può essere parte del “pacchetto d’innesco”, ma solo in conseguenza di un intervento pubblico. In altri termini, se verranno offerte forme di garanzia statale (come ha già fatto il Decreto Liquidità, ma con schemi d’intervento molto più ampi e molto meno burocratici). Naturalmente occorre poi che la ripresa parta vigorosamente. E’ la condizione per evitare che le garanzie pubbliche non vengano escusse in futuro (se non in parte minore, o minima).
Quest’ultimo è lo strumento descritto da Draghi stesso nell’articolo pubblicato sul Financial Times nel marzo scorso. Utile se ben disegnato, ma da solo insufficiente.
La combinazione di questi interventi può funzionare, soprattutto se nel frattempo il lockdown terminerà (il che naturalmente è già da solo un fattore di rimbalzo, almeno parziale, del PIL).
Insomma Draghi può ottenere una forte ripresa dell’economia italiana. Ne ha le competenze. Ne ha gli strumenti.
La domanda è se ne ha anche la volontà e l’agibilità politica.
La risposta l’avremo
entro poche settimane, due mesi al massimo.
Alessandro Piro: Aggiungo che deve debellare seriamente la burocrazia. Per il resto tutto giusto.
RispondiEliminaQuello è secondario e comunque non succederà. Anzi, la UE aggiunge un livello di burocrazia in più.
EliminaDraghi. La triste storia dei CCF
RispondiEliminaE se invece prende i bonus fiscali, li potenzia e crea la piattaforma di scambio ;) ?
EliminaCon questa gentaglia di europeisti sono ormai morto disperato. La dimostrazione? La dà Repubblica quest'oggi, che così titola: "Dal fisco ai diritti umani. I paletti di Draghi a Salvini". Europa, Diritti umani, Fisco.
EliminaAvete capito bene: non "diritti sociali", ma "diritti umani".
Liberisti mentecatti alla riscossa.