martedì 23 novembre 2021

Da chi dipendono le banche centrali

 

Secondo alcune opinioni, molto diffuse (anche se probabilmente oggi un po’ meno in che passato), l’indipendenza delle banche centrali sarebbe un bene prezioso, da difendere con le unghie e con i denti.

Una posizione che mi ha sempre lasciato estremamente perplesso.

Il potere di emettere e gestire la moneta è un fattore assolutamente di primaria importanza nella conduzione delle economie e degli Stati.

Può essere lasciato nelle mani di un organo autoreferenziale, svincolato da meccanismi di designazione e controllo, avulso da processi di scelta democratici ?

Il punto non è se le banche centrali debbano essere indipendenti o meno. Chiaramente, i banchieri centrali sono influenzati, quindi nei fatti sono dipendenti, da qualcuno.

Il punto è stabilire chi debba essere questo “qualcuno”.

Le alternative in ultima analisi si riconducono alle due seguenti.

La prima è considerare la banca centrale un organo dello Stato, la cui designazione e la cui azione debba rispondere a criteri di scelta e di vigilanza da parte delle istituzioni, e di conseguenza (se crediamo nella democrazia), da parte (almeno indirettamente) del corpo elettorale.

La seconda, è svincolare le banche centrali da tutto questo.

Se le svincoliamo da tutto questo, i banchieri centrali tenderanno a essere fortemente condizionati, quindi nei fatti diventeranno dipendenti, dalle grandi istituzioni finanziarie.

Per quale motivo ? perché i banchieri centrali sono corrotti ? no, perché provengono da quel mondo, sono legati a quel mondo, in molti casi al termine del loro mandato torneranno in quel mondo.

Intendiamoci, le grandi istituzioni finanziarie, i grandi interessi economici, esercitano una notevolissima influenza sui banchieri centrali anche se la banca centrale è al cento per cento dipendente dallo Stato.

A maggior ragione, questo legame, questa dipendenza dallo Stato, deve esistere: anzi ne è assolutamente indispensabile il rafforzamento.

Perché se il legame esiste, si crea una dialettica, sufficientemente equilibrata (si può sperare) tra esigenze dei poteri economici ed esigenze della popolazione, tra ortodossia monetaria e sviluppo economico inclusivo, tra tutela dei sistemi finanziari e salvaguardia dell’occupazione. E si genera una distribuzione del reddito e delle opportunità accettabilmente equa.

Altrimenti…

L’”altrimenti” l’abbiamo toccato con mano negli ultimi decenni.

4 commenti:

  1. Perfetto. Ma...se togliessimo proprio del tutto la banca Centrale per quanto riguarda l'emissione e deputassimo il Ministero a stampare direttamente Biglietti di Stato a corso legale? Oltre ad avere un nutrito gruppo di banche 100% pubbliche? Le banche private rimanenti potrebbero emettere obbligazioni per richiedere in caso di necessità (oltre alla raccolta) denaro dallo Stato a tassi agevolati (anche loro devono vivere, poverine).

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    1. Come dire: l'istituto di emissione deve essere un ufficio del Ministero dell'Economia.

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    2. Assolutamente si. La B.C. (pubblica) si limiterebbe a fare il servizio di tesoreria, e comportarsi come una comunissima banca, oltre ad avere il privilegio di acquistare Buoni del Tesoro il cui tasso lo decide il Ministero stesso (emessi solo per dare un a possibilità di reddito a cittadini italiani, gestendo così anche tendenze inflattive. A grandi linee, naturalmente.

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    3. Non c'è nemmeno bisogno che sia una banca, o quando a questo un'entità giuridica autonoma. Basta un ufficio, un dipartimento, del Ministero.

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