Eurostat ha, in maniera estremamente discutibile, modificato le regole contabili, affermando che l’emissione di Moneta Fiscale, cioè di crediti fiscali liberamente trasferibili, concorre al deficit pubblico nell’anno, appunto, di emissione e non in quello di utilizzo (per beneficiare degli sconti fiscali).
Ha tuttavia anche riconosciuto non solo che l’emissione è perfettamente possibile, ma che la Moneta Fiscale in circolazione non concorre al cosiddetto “debito di Maastricht”, ovvero al debito pubblico secondo la definizione dei trattati europei.
Ovviamente l’emissione di Moneta Fiscale non concorre nemmeno al fabbisogno finanziario dello Stato: non bisogna reperire euro sul mercato dei capitali, collocando BTP o altri titoli. La Moneta Fiscale la emette fiat lo Stato.
Non si capisce quindi perché lo Stato non effettui consistenti emissioni di Moneta Fiscale, limitando invece il collocamento di BTP. La Moneta Fiscale non incrementa il debito di Maastricht e non richiede collocamento di titoli da parte del Tesoro.
Sostituire ai BTP la Moneta Fiscale, nella maggior misura possibile, come strumento di finanziamento del settore pubblico, non dà altro che benefici in termini di recupero di autonomia nella conduzione della politica economica e di emancipazione dai mercati finanziari.
Se chi sta al governo non si comporta di conseguenza, è segno che al di là delle chiacchiere, NON desidera che l’Italia recuperi autonomia e si emancipi.
Ed è il sospetto
di molti.
Lidia Riboli: comunque ha detto appunto che impatta sul deficit e perciò non la emettono, andrebbe contro le imposizioni dei parametri europei.
RispondiEliminaAnche a parità di deficit avrebbe senso emettere moneta fiscale al posto dei Btp.
EliminaConcordo andrebbe intensificata per esempio come pagamento di oneri di produttività e altri benefit e per investimenti delle imprese e famiglie
RispondiEliminaMarco Cattaneo: e per sostenere spesa sociale e assunzioni nel pubblico impiego.
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