Di grande
interesse questa intervista all’ex governatore della Bank of England. Difficile
condensare tanto buon senso e tanta precisione di analisi in poche frasi (sette
domande e sette risposte).
Questo vale per le
considerazioni in merito alla Brexit e ai suoi impatti economici, e
naturalmente anche per quanto affermato sull’insostenibilità dell’Eurozona,
nella sua conformazione attuale.
Con un’importante
precisazione: se Germania, Austria e Olanda rifiuteranno (com’è scontato) di
stanziare il 5% del loro PIL annuo (ogni anno, su base permanente) per trasferimenti a favore degli altri paesi
dell’Eurozona, la moneta unica è effettivamente insostenibile. Ma il break-up, con le sue complessità e i suoi rischi di caoticità nel breve termine, non è
l’unica alternativa possibile.
L’altra è
mantenere l’euro in abbinamento a un sistema di Monete Fiscali (CCF) nazionali,
emesse da ogni paese che abbia necessità di riavviare la propria economia
tramite il rilancio della domanda interna e il recupero di competitività delle
sue aziende.
Le condizioni sono
che ogni stato membro si impegni a pareggiare il bilancio, nel senso di
mantenere in equilibrio incassi e pagamenti in euro, senza quindi più
accrescere il debito pubblico, neanche di un centesimo. Che la BCE lo garantisca, purché appunto non si verifichi alcun incremento.
E che le emissioni
di CCF nazionali – titoli non di debito e non a rischio default - vengano
gradualmente accresciute fino al livello necessario per recuperare, in pochi anni, la piena occupazione, e
per riallineare la competitività dei vari stati.
Riallineamento che avverrebbe riducendo il costo del lavoro lordo nei paesi oggi meno competitivi: non abbassando le retribuzioni nette (che anzi devono crescere) ma abbattendo il peso di tasse e oneri accessori.
Cos’è necessario per
intraprendere questa strada ? “Solo” uno statista (degno di questo nome…) che
la attui in un paese, adottando il progetto CCF e indicando la strada
agli altri. E “solo” il riconoscimento da parte di Bruxelles, Francoforte e Berlino che
questa riforma rende l’Eurozona sostenibile, ripristina le condizioni per la
prosperità generale, e non chiede nessun trasferimento a nessuno stato.
Se sembra
difficile (ed è effettivamente un grosso “se”) è perché implica l’ammissione
che le politiche deflative “raccomandate” per risolvere la situazione odierna
sono basate su analisi erronee, totalmente controproducenti, e tali da innescare
derive politiche estremamente preoccupanti.
Non è un'ammissione da poco. Ma le alternative sono trasferimenti politicamente inaccettabili dal Nord al Sud. O depressione economica al Sud per molti altri anni - per un periodo di tempo indefinito, in effetti. O un break-up potenzialmente caotico.
O.T.
RispondiEliminatempo fa fu postato un video..di un parlamentare tedesco che verso la fine degli anni novanta denunciava in anticipo i danni che la moneta unica avrebbe provocato (era sottotilato in italiano...e mi ricordo che c'era anche Kholl..)...scusi se la disturbo.: lo devo postare in un forum di un altro blog...e non mi ricordo il link...era una descrizione "perfetta" di poi cio che è realmente avvenuto...non mi ricordo il nome del parlamentare e non riesco a trovarlo su you tube.
saluti
Shardan
Lo trova nel post del 28.1.2017, su questo stesso blog.
Elimina