lunedì 18 marzo 2019

Perchè la deflazione va temuta più dell'inflazione


Come in molti altri casi, è difficile spiegare più chiaramente e più elegantemente quali siano i danni della deflazione, e perché possano essere parecchio peggiori di quelli dell’inflazione, di quanto abbia fatto John Maynard Keynes - qui in “Social Consequences of Changes in the Value of Money” (1923):

Inflation is unjust and Deflation is inexpedient. Of the two perhaps Deflation is, if we rule out exaggerated inflations such as that of Germany, the worse: because it is worse, in an impoverished world, to provoke unemployment than to disappoint the rentier. But it is not necessary that we should weigh one evil against the other. It is easier to agree that both are evils to be shunned”.

“L’inflazione è ingiusta e la deflazione è sconveniente. Delle due forse la deflazione, se escludiamo inflazioni spropositate come quella della Germania [nei primi anni della Repubblica di Weimar], è la peggiore: perché è peggio, in un mondo indigente, provocare disoccupazione che deludere chi vive di rendita. Ma non è necessario che noi confrontiamo un male con l’altro. E’ più semplice concordare che entrambi i mali debbano essere evitati”.

Entrambe possono essere evitate, infatti: sia la deflazione che l’inflazione spropositata. Basta che i governi gestiscano in modo appropriato la quantità di potere d’acquisto in circolazione nell’economia. Non ci sono motivi tecnici per cui questo non debba essere possibile, come è noto a chi segue questo blog fin dai suoi primissimi articoli.

Ci sono invece ragioni istituzionali e politiche, che sono il riflesso in parte di incompetenza, in parte di avidità, in parte di malafede da parte delle élites che oggi condizionano massicciamente la gestione delle economie, in particolare nell’Eurozona.

Condizionamenti difficili da superare. Ma non è impossibile, e presto o tardi ci si riuscirà.

7 commenti:

  1. A dire il vero dire che l'inflazione e la deflazione sono entrambi dei mali non è coretto.
    Il trucco sta nel confrontare entrambi a livelli eccessivi.
    E' come se dicessi che il cibo e la fame siano entrambi dannosi, perché se mangi 1 tonnellata di cibo al giorno resti secco, così come se non mangi per un mese.
    Ma cosa succede invece a dosi moderate? Somministrare una moderata porzione di cibo rende le persone soddisfatte e in salute. Somministrare una moderata porzione di fame rende le persone insoddisfatte e malate.
    L'inflazione causata dalla domanda (demand-pull), lo ricordo, è la manifestazione di un maggior tenore di vita. Una redistribuzione in cui i capitali accumulati perdono potere di acquisto mentre i redditi complessivamente ne guadagnano.
    Il tabù da superare è quindi secondo me il pregiudizio verso un'inflazione moderata. Mentre una deflazione, anche moderata, deprime l'economia ed è manifestazione di un ridotto potere di acquisto dei cittadini.

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    1. Infatti Keynes (vedi la citazione nell'articolo) identificava come realmente dannosa un'inflazione "spropositata", modello Weimar.

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    2. Mi piace il paragone fra la porzione di cibo e quella di fame.
      Ma agli estremi aggiungerei anche che una grave inflazione scontenta indubbiamente tutti, mentre una grave deflazione rende felici rentiers e grandi industriali che possono utilizzare manodopera deflazionata in Un Paese e vendere in Paesi dove l'economia non è depressa.
      A.

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    3. A mio parere una grave deflazione non rende felici nemmeno i rentiers. Perché se la gente non ha soldi da spendere, le imprese rimangono con grossi stock di prodotti invenduti (ed è per questo che i prezzi crollano) e quindi rischiano fortemente di non rientrare degli investimenti e rimanere indebitate verso il sistema bancario.
      Crescono i NPL (e col bail-in sono cavoli amari) e l'effetto domino delle insolvenze si ripercuote sui rentiers.

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    4. Fa felici i rentiers puri, non dovrebbe far felici gli imprenditori. I quali però tendono a sovrastimare il beneficio che gli deriva dalla compressione di costi e diritti dei lavoratori: vedi il post del 18.12.2016, e anche quello del 31.12.2013.

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  2. In realtà sono i prestiti delle banche che generano moneta qua do prima non c'era cioè le banche creano moneta da 0, ex nihilo. Quando l'economia va bene la gente chiede prestiti perchè vede nell'economia potenzialità di ritorno dall'investimento. Cercatevi su wiki fractional reserve banking, eliminato quello la società decolla economicamente anche perchè espansione e contrazione di liquidità operate da codeste creano cicli business di boom e burst. Leggetevi Galbraith

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    1. Ma le banche contraggono il credito, appunto, quando l'economia è depressa e le potenzialità di ritorno quindi sono scarse. Da cui la necessità di riavviare il ciclo con l'intervento dello Stato. Il credito finanziario tende a essere prociclico.

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