venerdì 5 luglio 2019

La (dis)equivalenza ricardiana


Tommaso Monacelli, professore ordinario di economia politica in Bocconi, qualche giorno fa ha formulato (su twitter) una serie di affermazioni che meritano alcuni commenti.

Alcuni paesi con alto livello di indebitamento pubblico, come il Giappone (ma come anche l’Italia) sono nello stesso tempo caratterizzati da alti livelli di risparmio finanziario privato interno. In altri termini, lo Stato emette debito e i privati risparmiano.

Secondo Monacelli, questo sarebbe spiegato dall’”equivalenza ricardiana”: il principio secondo il quale se uno stato spende più di quanto preleva in tasse, i cittadini si rendono conto che le tasse dovranno aumentare in futuro (o la spesa dovrà essere tagliata) e quindi risparmiano per far fronte alle future restrizioni fiscali.

Ne segue che i deficit pubblici non stimolano la domanda perché, in generale e soprattutto se il debito pubblico è già elevato, i soldi immessi nell’economia vengono risparmiati e non spesi.

L’equivalenza ricardiana in realtà è un concetto, per citare Paul Krugman, dubbio (io direi anche di peggio…) perché “ben poche persone hanno le conoscenze o l’inclinazione necessarie a stimare l’impatto dei budget pubblico corrente sulle tasse che dovranno pagare nel corso della loro vita”.

Del resto a quanto pare lo stesso Ricardo aveva formulato il concetto, ma dopo averci riflettuto non ne era affatto convinto. Spiega la Wikipedia inglese: “Ricardo nota che la proposizione è teoricamente implicita in presenza di un’ottimizzazione intertemporale effettuata da contribuenti fiscali razionali: ma poiché i contribuenti non agiscono così razionalmente, la proposizione in pratica non è vera. Quindi, nonostante la proposizione porti il suo nome, non sembra che Ricardo ci credesse”.

E infatti la correlazione tra debito pubblico e risparmio privato si spiega in tutt’altro modo, come Monacelli saprebbe se capisse i saldi settoriali. Un’immissione di potere d’acquisto effettuata dal settore pubblico incrementa il risparmio finanziario privato anche se il maggior potere d’acquisto viene speso e non risparmiato. Il motivo è semplice: la spesa di qualcuno è il reddito di qualcun altro. Se io ricevo soldi dal governo (o me ne rimangono di più in tasca perché mi abbassano le tasse), anche se li spendo, creerò reddito e risparmio a favore di altri soggetti.

Questo qualcun altro naturalmente potrebbe essere un fornitore straniero di beni o servizi. Ma se l’immissione di potere d’acquisto è effettuata senza che peggiorino i saldi commerciali esteri, il risparmio finanziario rimarrà all’interno del paese.

Per questa ragione in paesi come l’Italia e il Giappone, i cui saldi commerciali esteri sono tendenzialmente positivi o quantomeno in pareggio, l’alto debito pubblico va di pari passo con l’alto risparmio finanziario privato.

L’equivalenza ricardiana, la presunta tendenza di cittadini e aziende a effettuare complesse valutazioni e previsioni che li spingerebbero a risparmiare oggi in previsione di restrizioni fiscali future (come poi se qualcuno fosse in grado di effettuarle, previsioni del genere…) non c’entra proprio niente.


9 commenti:

  1. La conoscete questa ? Tanto per dire !
    Ci sono tre amici economisti che decidono di fare un escursione , dopo ore di marcia si rendono conto di essersi persi , certi delle loro grandi capacità , estraggono dai loro panieri bussole e cartine e dopo aver analizzato tutti i dati si trovano d’accordo nell’asserire " noi siamo su quella montagna laggiù !"

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  2. Pazzesco che esistano economisti che non capiscono questi concetti banali, è praticamente l'equivalente del matematico che non capisce le addizioni...

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    1. Forse non le addizioni. Diciamo le proporzioni :) Comunque siamo un presenza dell'equivalente di un docente universitario di matematica che commette un errore inaccettabile per una maestra di terza elementare.

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    2. Il problema è che il sistema di "competenti" simili ne sforna parecchi e li posiziona in cattedre, ministeri e punti chiave. Come se ne esce? È come un virus che infetta un organismo a catena. Non solo in Italia poi

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    3. Come se ne esce ? con la volontà politica di prendere altre direzioni, dando all'opinione di questi signori il peso che merita - cioè nessuno. Servono statisti veri, questa è l'unica condizione.

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  3. Monacelli è un ordinario di economia monetaria....pur se il concetto di equivalenza ricardiana è discutibile (e se ne discute da decenni, in modo più approfondito da Barro in poi), posso far notare che l'atteggiamento di supponenza (il peso che merita....nessuno) e il modo sbrigativo con il quale trattate questioni complesse (i saldi settoriali...sic!!!) da un lato non vi fa onore, dall'altro induce il sospetto di una certa povertà di conoscenza che può preoccupare. Capisco che un blog porti a semplificare....ma c'è modo e modo, a mio avviso. PS monacelli non ha bisogno della mia difesa, ma è tornato un paio di settimane fa da Londra, dove la Bank of England era interessata ad ascoltare il suo parere....sarei un filo più cauto nei giudizi sommari, per quello che conta (temo nulla, visto il tono dei commenti...). Saluti

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    1. Un commento, questo, che merita una risposta estesa. La trova nell'articolo pubblicato il 14.7.2019 (cioè domani).

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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