Leggo commenti del tipo: “come si fa a pensare di interrompere il sostegno all’Ucraina ? se domani ci attacca l’Austria per riconquistare il Lombardo-Veneto che facciamo, restiamo inermi ? nessuna reazione ?”
Se ci attacca l’Austria dobbiamo reagire, sicuro. Ma nel caso dell’Ucraina non si parla di un attacco al NOSTRO territorio. Si parla di continuare a sostenere una delle parti in causa di un conflitto in cui noi non siamo tenuti a essere coinvolti, perché non siamo gli aggrediti e neanche siamo soggetti a obblighi conseguenti a un’alleanza.
Il conflitto riguarda parti terze. Possiamo legittimamente esprimere tutte le opinioni che vogliamo su torti e ragioni, su cause e conseguenze, possiamo distribuire etichette di buoni e di cattivi.
Ma come nazione dobbiamo agire in funzione dei nostri interessi, nonché della possibilità di ottenere dei risultati. La politica internazionale funziona così, piaccia o meno.
Le domande da porsi riguardo al ruolo dell’Italia nel conflitto ucraino sono altre:
abbiamo un interesse a far sì che il conflitto si evolva in una determinata maniera ?
abbiamo i mezzi per ottenere che questa evoluzione si concretizzi ?
siamo effettivamente disposti ad utilizzarli, questi mezzi, a livello adeguato a ottenere dei risultati ?
Le domande da porsi sono queste. E puzzano di
ipocrisia, francamente, le argomentazioni di natura etica e idealistica. Non
perché non siano temi da prendere in considerazione, ma perché li ignoriamo riguardo
a qualche dozzina di altri conflitti in corso nel mondo: sui quali non ci
attiviamo, non esprimiamo opinioni, a stento sappiamo che esistono.