lunedì 1 gennaio 2018

Perché servono le tasse

(…fermo restando che è Capodanno, per cui a tutti i migliori auguri che nel 2018 si creino le condizioni per subirne molte meno…)

Di tanto in tanto – anzi, di frequente - spunta qualcuno a chiedere: “se uno stato sovrano può stampare moneta, a che cosa gli servono le tasse ?”.

La risposta non è complicata.

Stampare moneta e immettere domanda nel sistema economico non produce inflazione indesiderata, fino al momento in cui non si raggiunge il cosiddetto “pieno impiego”.

Che cosa significa “pieno impiego” ? Chi cerca lavoro lo trova, a condizioni stabili e decorose, in tempi ragionevoli. E le aziende, quantomeno in larga maggioranza, sfruttano al meglio la loro capacità produttiva, fatte salve le normali necessità di soste per manutenzione, stagionalità di alcune produzioni e simili.

Ne deriva che non ci sono problemi a monetizzare il deficit pubblico, purché in misura coerente con la crescita del PIL potenziale, misurato in termini nominali. Il che significa anche, tra parentesi, che il debito pubblico non ha necessità di esistere (se ne era parlato qui).

Ho scritto “PIL potenziale misurato in termini nominali”. E’ infatti naturale il verificarsi di un incremento reale della produzione – in funzione della crescita demografica e dei miglioramenti di produttività consentiti dalla tecnologia e dall’accumulazione di capitale fisico. Ma è anche desiderabile un minimo di inflazione – per evitare che si cada in deflazione in periodi di congiuntura negativa.

Un 2% di crescita reale potenziale e un 2% di obiettivo d’inflazione (il target BCE) portano a stimare che un deficit / PIL medio di qualche punto percentuale sia un obbiettivo corretto. Il 3% di Maastricht avrebbe quindi avuto un senso (forse meglio sarebbe stato 4% o 5%, ma se ne può discutere): se non fosse che era inteso come livello massimo, non medio. E se il Fiscal Compact non pretendesse oggi di imporre non il 3%, ma il pareggio di bilancio…

“Obiettivo di deficit medio” significa che in anni di congiuntura molto positiva può essere opportuno portare il bilancio pubblico in pareggio, per evitare surriscaldamenti della domanda ed eccessi d’inflazione; ma se bisogna ripartire da una profonda depressione, può essere appropriato arrivare temporaneamente al 6%, all’8%, al 10%.

Prendiamo quindi il 3% come deficit medio (non massimo !) di riferimento. Se la spesa pubblica fosse pari al 3% del PIL, si potrebbe finanziarla tutta con emissione monetaria, senza tasse.

Ma la spesa pubblica non è il 3% del PIL. E’ oltre il 40%. Quindi la situazione a cui puntare è, ad esempio, spesa pubblica al 43% del PIL, tasse (più esattamente, entrate pubbliche totali) al 40%.

Immettendo nel sistema economico, in un anno, moneta per il 43% del PIL (tramite spesa pubblica effettuata senza tassare), si produrrebbe un pauroso eccesso di domanda, nonché un altissimo livello di inflazione.

Per cui le tasse devono esistere, già per questo solo motivo.

Poi ci sono altre due finalità: la redistribuzione del reddito in senso (si spera) progressivo e a tutela dell’equità sociale.

E l’esigenza di dare valore alla moneta fiat, rendendola accettata per assolvere obbligazioni d’imposta.

Qui ci si riallaccia al tema Moneta Fiscale / CCF, ovviamente…


9 commenti:

  1. Scusi se le faccio una domanda fuori articolo. Leggo che suo collega Zibordi spesso nomina la cryptolira come possibile criptovaluta che sarebbe possibile adottare per aggirare eurosistema.

    Ma la BCE lo permetterebbe ? è vero che Estonia sta tentando di implementarla ? è Perchè se ci riesce e nessuno la ostacola allora il gioco è fatto.
    Poi ovviamente ci vuole un governo che abbia volontà politica :)

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    1. Quello che ho letto (ma non sono particolarmente aggiornato) è che l'Estonia sta andando avanti con il progetto (Draghi o non Draghi...).

      Comunque il punto non è diffondere lo strumento monetario parallelo o complementare all'euro mediante una particolare modalità. Può andare bene il titolo negoziabile, il formato carta elettronica, il cartaceo, anche la crypto. Il punto è dargli un ancoraggio che ne renda stabile il valore. E non vedo nulla di meglio dell'utilizzabilità fiscale.

      Se invece si introduce una nuova categoria di bitcoin che fluttua selvaggiamente (come il bitcoin...) non mi pare molto adatto come intermediario di scambio e come riserva di valore. Anche a prescindere dal rischio che bitcoin e simili si rivelino una bolla destinata a scoppiare fragorosamente (rischio che io ritengo una certezza, salvo che ci sia qualcosa che mi sfugge completamente...).

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  2. Esattamente. Infatti se ho ben capito, bitcoin e simili ora come ora sono paragonabili alle materie prime (oro e commodities varie) e infatti sono oggetto di speculazione.
    Invece se fossero accettati dallo stato (valore/mezzo fiscale) sarebbero una moneta a tutti gli effetti.

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    1. Quindi va capito se il supporto stile bitcoin / blockchain sia IN SE' un valore aggiunto... ma lo strumento non deve essere speculativo e volatile, men che meno ai livelli di bitcoin.

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    2. Probabilmente l'idea è bypassare il sistema bancario, di cui molti non si fidano a priori, e che sospettano spingerebbe verso il boicottaggio dell'iniziativa...

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  3. L'economia, come capirà dalla domanda che vorrei porle, non è il mio campo. Ho sempre creduto che le tasse servissero per tenere sotto controllo la ricchezza della popolazione, la quale, arricchendosi nel giro di pochi anni in un Paese privo di tasse, avrebbe potuto innescare squilibri enormi sull'occupazione (la gente smetterebbe di lavorare o cambierebbe notevolmente abitudini lavorative) e sulla domanda di beni e servizi. Ammesso che sia corretto, è accostabile al concetto di "pauroso eccesso di domanda, nonché un altissimo livello di inflazione" da Lei citato? Giusto per capire se ho acquisito un minimo di padronanza col lessico economico. Ringrazio e saluto.

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    1. No, non la metterei in questi termini. Non credo che un numero significativo di persone smetterebbe di lavorare se i redditi fossero più alti. Sarebbero invece meglio distribuiti, il che si ottiene promuovendo una politica di pieno impiego. Mentre la ricerca del pareggio di bilancio pubblico in situazioni depresse come le attuali deprime i redditi soprattutto delle classi disagiate e aumenta le diseguaglianze. Da questo punto di vista agiscono in senso negativo le maggiori tasse (specialmente se regressive, come quelle sui consumi) ma anche i tagli di spesa pubblica e (conseguentemente) di servizi erogati dallo Stato.

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  4. La tassa più micidiale è senz'altro l'Imposta sul valore aggiunto.
    In Giappone ad esempio sta al 8% se nn vado errato.
    Qui in Italia a quanto dovrebbe stare secondo lei data la depressione della domanda?
    Io la abbasserei parecchio almeno nei primi 2 anni. Certo dovremmo essere in Sovranità monetaria per farlo.

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    1. Io l'abbasserei in modo permanente. Di quanto dipende dal mix di politiche che si adottano, ma de minimis direi tre punti in meno.

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