[Realizzata in
preparazione della videointervista con Alessandro Plateroti. Poi come spesso
succede – credo – non l’abbiamo proprio seguita passo passo… l’intervista è
venuta comunque bene a mio avviso – grazie alla verve dell’intervistatore –
quindi guardatela se non l’avete già fatto… ma leggete anche la scaletta !].
Marco Cattaneo: Merchant
banker, organizza e investe in operazioni di private equity e credito
strutturato. Presidente CPI Private Equity.
Inoltre,
promotore (con un gruppo di ricercatori) del progetto “Certificati di Credito
Fiscale”.
Attività di merchant
banking prevalemente in collaborazione con grossi asset manager internazionali
(quelli a volte definiti locuste…).
In passato molte
operazione con PMI imprenditoriali (una dozzina).
Ora segmento
molto meno attivo per il generale clima di stagnazione e incertezza.
Operatività soprattutto su NPLs, procedure concorsuali ecc. Segno dei tempi.
Qual è il
problema ? dalla crisi così non si esce.
Non c’è ripresa
se non si consente una grossa azione espansiva della domanda.
E’ sempre così
successivamente a una crisi finanziaria prodotta dallo scoppio di una bolla
(Lehman 2008).
Ne è uscito chi
ha fatto grossi deficit di bilancio pubblico (7, 8, anche 10% USA, UK, anche
Spagna e Irlanda).
Eccezione
Germania grazie a enormi surplus commerciali. Ma non li possono avere tutti
insieme !!
Tentativo di
ridurre il debito in situazione di domanda depressa ha collassato economia, soprattutto
in Grecia e in Italia. E il debito è salito lo stesso.
Quindi occorre rilanciare
la domanda, ma i decimali che chiede Renzi (le “flessibilità”) sono
irrilevanti. Servono punti di PIL, 20-30 miliardi all’anno per partire.
Come se ne esce
senza spaccare l’euro ?
Assegnazione
gratuita di Certificati di Credito Fiscale (CCF).
Titoli che danno
diritto a sconti fiscali futuri (es. a due anni dall’emissione).
Hanno valore fin
dal momento dell’assegnazione (valore certo a termine), possono essere
negoziati e scambiati.
Utilizzo per
incrementare salari reali, ridurre i costi delle imprese, anche spesa sociale e
investimenti pubblici.
Al momento della
maturazione ceteris paribus riducono
il gettito, ma nel frattempo l’economia è ripartita, maggior PIL produce
entrate fiscali che compensano l’effetto.
Se mai ci fosse
uno sfrido temporale: “clausole di salvaguardia non procicliche”. Non tagli e
tasse quando sei in difficoltà, che ti ammazzano (vedi 2012-2013). Invece per
esempio una tassa in più prelevata in euro, ma in cambio di CCF. Intervento
pressoché indolore.
Risultato: si
ottengono gli obiettivi del Fiscal Compact ! saldo entrate – uscite pubbliche
italiane (euro spesi meno euro incassati) in equilibrio. Debito diminuisce in
rapporto al PIL.
C’è in
circolazione una certa quantità di CCF, ma quello non è debito, non deve essere
rimborsato, la BCE non lo deve garantire.
La moneta in
circolazione, l’unità di conto, rimane l’euro. Non ci sono rotture né
ridenominazioni.
Totalmente
compatibile con trattati e regolamenti. Non è debito, né moneta legale ad
accettazione obbligatoria in tutta l’Eurozona. Quella rimane l’euro.
Si fa leva (1)
sulla capacità produttiva oggi inutilizzata dell’economia italiana e (2)
eventualmente sul risparmio accumulato, ma non nel senso che si abbatte il
risparmio privato per rimborsare il debito pubblico (via patrimoniali o simili:
sarebbe distruttivo). Al massimo convertendo un po’ di euro in CCF, per pari
valore.
Disincentivo a
emetterne troppi perché se li inflazioni cade il loro valore (ma non quello
dell’euro).
Ripartono PIL e
occupazione e il debito scende. SENZA CHIEDERE NULLA A NESSUNO.
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