martedì 18 giugno 2019

CCF e Minibot: simili ma diversi


Sono entrambe forme di Moneta Fiscale, ma l’impatto sull’economia è molto differente


Qualche settimana fa, i Minibot sono di colpo diventati un tema di grande attualità, non solo in Italia ma anche sui media internazionali. L’origine di questa impennata di attenzione è stata una mozione, approvata dalla Camera con voto unanime, che impegna il governo a “sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione verso professionisti e imprese agevolando il meccanismo di compensazione tra crediti commerciali e debiti tributari” tramite “la cartolarizzazione di crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio”.

I Minibot, proposti da Claudio Borghi (deputato e responsabile economico della Lega) sono una forma di Moneta Fiscale. Possono infatti possono essere utilizzati per ridurre pagamenti dovuti all’Erario.

Esiste una chiara somiglianza con il progetto Certificati di Credito Fiscale (CCF), che ho concepito e sto promuovendo a partire dall’ottobre del 2012, in collaborazione con vari economisti e ricercatori e in particolare con il Gruppo della Moneta Fiscale (che comprende, oltre a me, Biagio Bossone, Massimo Costa e Stefano Sylos Labini).

Esistono però anche significative differenze, che cerco qui di chiarire.

Il progetto Minibot prevede di emetterli a creditori della Pubblica Amministrazione, nonché a detentori di crediti d’imposta. Questi creditori avrebbero facoltà di accettare, su base volontaria (quindi NON sarebbero obbligati), la conversione del loro credito in Minibot.

Un credito con tempi di realizzo incerti verrebbe quindi sostituito da un Minibot, che NON dà diritto a rimborsi cash, ma può essere utilizzato in qualsiasi momento per ridurre pagamenti, altrimenti dovuti, all’Erario.

Qual è il vantaggio ? che il Minibot potrebbe circolare ed essere utilizzato come intermediario di scambio. Nessuno (salvo l’Erario stesso) sarà obbligato ad accettarlo, ma presumibilmente l’accettazione sarà ampia, appunto perché in qualsiasi momento il suo valore sarà garantito dalla possibilità di impiego (in luogo di euro) nei rapporti con il fisco.

Sono quindi un nuovo strumento finanziario, altamente liquido.

Tutto ciò premesso, quale impatto ci si può attendere sul debito pubblico e sull’economia ?

Si è affermato che l’emissione del Minibot non ha impatto sul debito pubblico, in quanto lo Stato sostituisce una forma di debito (commerciale o fiscale) con un’altra (il Minibot).

Se parliamo di “debito pubblico” in senso del tutto generale, questo è vero.

Bisogna tuttavia aver presente che ai fini dei trattati e dei regolamenti UE, la definizione che rileva è il cosiddetto “Maastricht Debt”: che NON COMPRENDE né i debiti commerciali del settore pubblico, né i debiti nati da rapporti fiscali che non comportano pagamenti da parte dell’Erario (ma solo la possibilità, per il loro titolare, di utilizzarli a compensazione di altri pagamenti).

Quando si parla di Maastricht Debt, l’affermazione corretta è quindi un’altra: i Minibot non incidono sul Maastricht Debt al momento della loro emissione perché sostituiscono impegni NON compresi nel Maastricht Debt con altri, anch’essi NON compresi.

Questo al momento dell’emissione. Tuttavia, che cosa accade se chi riceve i Minibot li utilizza immediatamente per ridurre pagamenti all’Erario ?

A questo punto, il Maastricht Debt aumenta, a causa della perdita di gettito.

E’ anche vero, tuttavia, che l’utilizzo dei Minibot fa venir meno altri pagamenti che sarebbero stati effettuati in seguito (perché i debiti commerciali prima o poi sono comunque da pagare) o altre perdite di gettito future (nel caso dei Minibot emessi a fronte di crediti d’imposta utilizzabili, in futuro, in compensazione: verrà infatti meno quest’ultimo effetto).

L’effetto finale sul Maastricht Debt quindi è neutro. Transitoriamente, si può avere un effetto positivo o negativo, a seconda del periodo medio intercorrente tra l’emissione e l’utilizzo dei Minibot (da una parte), confrontato con il ritardo medio con cui i debiti commerciali verranno pagati, o i crediti d’imposta verranno utilizzati in compensazione (dall’altra).

Esempio: emetto 10 miliardi di Minibot, 5 a fronte di debiti commerciali che sarebbero stati pagati 180 giorni dopo, e 5 a fronte di crediti d’imposta che sarebbero stati utilizzati in compensazione 360 giorni dopo.

I Minibot circolano per 270 giorni, e a quel punto i loro detentori li utilizzano per ridurre pagamenti all’Erario.

Fino al 180° giorno, il Maastricht Debt è invariato.

Tra il 180° e il 270° giorno, il Maastricht Debt è più basso di 5 miliardi (l’Erario non deve più pagare i debiti commerciali).

Tra il 270° e il 360° giorno, il Maastricht Debt è più alto di 5 miliardi (l’Erario perde 10 miliardi di gettito a causa dell’utilizzo dei Minibot).

A partire dal 360° giorno, tutti gli effetti si compensano (l’Erario non subisce più i 5 miliardi di perdita di gettito dovuti agli originari crediti d’imposta).


OK. Ma i CCF in cosa sono diversi ?

I CCF sono titoli che incorporano un credito fiscale utilizzabile in compensazione, cioè per ridurre pagamenti verso l’Erario altrimenti dovuti, non a partire dalla loro emissione bensì a partire da due anni dopo.

Hanno comunque valore IMMEDIATO in quanto incorporano un diritto futuro certo.

Inoltre, non vengono emessi a chi ha già un credito (commerciale o fiscale). L’emissione è fiat.

Consentono quindi un’immediata immissione di potere d’acquisto supplementare nell’economia, per le dimensioni necessarie ad avviare una forte ripresa, e indirizzabile a una pluralità di azioni, tra cui: integrazioni di redditi da lavoro, sostegno alle fasce sociali disagiate, riduzione del cuneo fiscale, potenziamento degli investimenti pubblici.

Il differimento temporale tra emissione e utilizzabilità (i due anni sopra citati) dà tempo all’economia di generare, grazie alla ripresa, gettito fiscale compensativo che, al momento dell’utilizzo finale dei CCF, eviterà l’incremento del Maastricht Debt (vedi a pag. 12-15 qui le ipotesi e i meccanismi che lo garantiscono).

I CCF restituiscono quindi all’Italia le leve necessarie per sviluppare un’adeguata politica economica.

A questo fine, i Minibot non sono sufficienti, in quanto:

PRIMO, la loro dimensione è limitata dalla pre-esistenza di debiti commerciali e di crediti d’imposta (che tra l’altro devono essere verificati e certificati, prima di poter assegnare i Minibot); e

SECONDO, chi riceve i Minibot non ottiene né un effettivo arricchimento patrimoniale, né reddito supplementare. Ha un effetto di anticipazione di liquidità, sicuramente utile, ma non della stessa portata.

In altri termini: ricevere un Minibot oggi invece di euro tra alcuni mesi può indurre, in una certa misura, a spendere di più, ma sicuramente non ha lo stesso impatto di ricevere CCF senza che in cambio venga meno nessun altro credito o diritto.

La via per risolvere le disfunzioni dell’Eurosistema e per far uscire l’Italia dalla depressione economica, quindi, è il progetto Moneta Fiscale / CCF.

8 commenti:

  1. Può spiegare la differenza fra spesa primaria e spesa corrente? Grazie

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    1. Spesa corrente è la spesa totale esclusi gli investimenti. Spesa primaria non esiste, esiste il DEFICIT primario, che esclude dal calcolo gli interessi sul debito.

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    2. Spesa pubblica include gli interessi e investimenti?

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    3. La spesa pubblica senza ulteriori qualificazioni, sì.

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  2. A quanto ammonta il saldo commerciale tra Italia e Germania?

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    1. Gli ultimi dati che ho visto davano una decina di miliardi di surplus per la Germania.

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  3. Rizzo del PC nel suo programma propone di lavorare tutti ma meno. Sarebbe tecnicamente possibile a sovranità monetaria e applicando la mmt? A naso direi di no.. forse sarà possibile in futuro con l'automazione super diffusa?

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    1. L'automazione superdiffusa si deve tradurre in più reddito a parità di lavoro, non nell'obbligo a lavorare meno.

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