giovedì 17 aprile 2014

CCF: non si chiede “permesso” a nessuno


Non è la prima volta che ne parlo, ma chiarire gli equivoci non è mai tempo sprecato.

In merito alla Riforma Morbida, al progetto Certificati di Credito Fiscale: non è una via “violenta”, deflagrante come sarebbe il break-up dell’euro.

Ma questo NON SIGNIFICA ASSOLUTAMENTE che l’Italia dovrebbe negoziare, né chiedere permessi o autorizzazioni a qualcuno, prima di intraprenderla.

NON rileva che cosa ne pensa Bruxelles o che cosa ne pensa Berlino. Anche perché qual è l’alternativa ? forse che il break-up lo attueremmo “previa autorizzazione o consenso” di Bruxelles o di Berlino ?

La Riforma Morbida è morbida perché evita le complicazioni e i possibile danni collaterali del break-up, ma va attuata PER DECISIONE UNILATERALE dell’Italia (e di qualsiasi altro paese dell’attuale Eurozona che la intraprenderà).

Alle autorità UE ci si limiterà a dire (DOPO aver introdotto i CCF, e per educazione, non perché sia dovuto) quanto segue.

“Cari amici, l’architettura dell’Eurozona – MES, Fiscal Compact, unione bancaria, six pack, il limite 3% deficit pubblico / PIL) – ha una finalità: evitare il rischio di tensioni e di default sui debiti pubblici dei vari stati, che mettano in difficoltà i sistemi bancari dei singoli paesi e richiedano l’intervento dei partner UE per evitare crisi finanziarie.

Bene. La finalità è condivisibile. Ma i mezzi utilizzati non funzionano. Le politiche di austerità imposte agli stati in difficoltà hanno penalizzato PIL e occupazione e PEGGIORATO, non migliorato, i dati di finanza pubblica. E’ inutile dire che il keynesismo non funziona: il keynesismo si è rivelato totalmente corretto.

I Certificati di Credito Fiscale sono uno strumento finanziario CHE NON COMPORTA ALCUN RISCHIO DI DEFAULT (perché lo stato italiano non assume impegni di rimborso ma solo di accettazione dei CCF a fronte di imposte o altri impegni finanziari futuri nei suoi confronti). I partner UE non hanno ASSOLUTAMENTE TITOLO A DIRE NULLA al riguardo. Si tratta di modalità di gestione INTERNE all’economia italiana.

Manteniamo pure in essere, se volete, i limiti deficit pubblico / PIL e gli impegni di riduzione del debito pubblico (sempre in rapporto al PIL) previsti dal fiscal compact. Ma questi parametri possono essere interpretati SOLO COME RIFERITI a deficit e debito IN EURO. I CCF non entrano nel computo, perché non sono debito e perché (di conseguenza) NON ESISTE UN RISCHIO DI DEFAULT SUI CCF.

La Riforma Morbida non solo è compatibile con i limiti di bilancio concordati con i partner dell’Eurozona ma in realtà è la VIA PER RISPETTARLI.

Se tutto questo vi convince (come dovrebbe) cari partner UE, bene. Ma noi su questa strada GIA’ CI SIAMO INCAMMINATI.”

1 commento:

  1. Io aggiungerei, visto che del tempo dalla pubblicazione del presente post, che essendo in corso di perfezionamento l'ipotesi di Brunello sulle carte di credito fiscale (credo di aver già detto che brunello le definisce di debito forse perchè le guarda dal punto di vista dell' ente che le emette) si può gia configurare, vista l'intera tracciabilità dello strumento elettronico, una economia che, meramente dal punto di vista contabile, può essere considerata a parte e della quale si possono considerare i risultati quasi in tempo reale. Bravo Brunello! Io poi la userei per il reddito minimo, ma anche questo mi pare di averlo già detto :-)

    RispondiElimina