Per carità, la riforma MES non va ratificata. Non c’è nessun motivo per cui la ratifica converrebbe all’Italia, mentre c’è una concreta possibilità che si tratti di uno strumento utile ad altri paesi per tamponare, con soldi (anche) NOSTRI, buchi del LORO sistema bancario.
Come nel resto è accaduto nel 2011-2 con i crediti problematici erogati da banche francesi e tedesche in Spagna e in Grecia.
Però vorrei anche che non ci facessimo illusioni sull’importanza del no alla riforma.
Il MES riformato è uno strumento di potenziale ricatto, vessazione ed esproprio ai danni dell’Italia. Ma lo è anche il MES con la conformazione attuale. Lo è anche il PNRR. Lo è il patto di stabilità nella sua forma attuale, e temo proprio che lo sarà anche con le modifiche che dovrebbero essere concordate da qui a fine anno.
Ricatto, vessazione ed esproprio ai danni dell’Italia esistono in quando esiste l’euro: una moneta straniera, che non emettiamo, non gestiamo, non controlliamo, e che è troppo forte per le caratteristiche della nostra economia.
Non ratificare il MES è importante, ma lo è soprattutto per la sua valenza politica. Non ratificarlo significa dimostrare che FINALMENTE l’Italia smette di accettare supinamente richieste assurde solo perché provengono da Bruxelles o da Francoforte.
Ma se non ratifichiamo non abbiamo certo risolto i problemi di fondo legati all’appartenenza all’eurosistema.
Per uscire dalla situazione di ricatto, l’Italia deve recuperare la sua autonomia nella definizione e nell’implementazione delle politiche economiche.
Deve tornare ad emettere il proprio strumento monetario nazionale.
Se non la lira, la Moneta Fiscale.
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