sabato 29 novembre 2025

Finanza pubblica, sproloqui e come contrastarli

 

A tutti quelli che sproloquiano sul “deficit pubblico che impoverisce il paese” e sul “debito pubblico che incombe sulle future generazioni”, fate notare che

Ogni volta che si forma un deficit nei conti pubblici, significa che sono stati immessi nel settore privato dell’economia più soldi di quanti se ne siano prelevati con le tasse.

Ogni volta che il debito pubblico si incrementa, significa che il settore privato dell’economia si trova a detenere una maggior quantità di risparmio finanziario, sotto forma (in genere) di titoli di Stato.

Quindi: 

il cosiddetto “risanamento dei conti pubblici” significa prelevare risorse finanziarie dal settore privato e ridurre il risparmio finanziario detenuto dal settore privato.

mercoledì 26 novembre 2025

Procedure di deficit eccessivo

 

Se proprio si volesse dare un senso logico alla prassi UE di gestire la governance economica tramite l’apertura di “procedure per deficit eccessivo”

(…come se “UE” e “senso logico” potessero essere messe nella stessa frase…)

se proprio si volesse, l’unico approccio sensato sarebbe richiedere agli Stati di adottare misure fiscali utili al contenimento dell’inflazione, se quest’ultima rischia di diventare troppo elevata.

Ma attenzione: queste misure non devono necessariamente basarsi sulla riduzione del deficit pubblico. Misure antinflazionistiche appropriate, soprattutto in presenza di tensioni sui prezzi provenienti dal lato degli input, dell’energia, delle materie prime, possono benissimo basarsi sulla riduzione delle imposte indirette, della tassazione dei consumi, delle accise.

Siccome avrebbe senso logico, lungi da me sperare che a Bruxelles qualcuno spinga in questa direzione.

martedì 25 novembre 2025

Giappone come la Turchia ??

 Il buon Robin Brooks come fa spesso ha piazzato un grafico su twitter per criticare la politica economica giapponese, sulla base della considerazione che lo yen "è debole in termini reali quanto la lira turca".

Ora, sarà anche vero che lo yen in un determinato arco temporale si è svalutato, rispetto a quanto giustificato dalle differenze d'inflazione, quanto la lira turca. Il punto però è che questa svalutazione in Giappone non ha generato alcun preoccupante livello d'inflazione.


E perché ci si dovrebbe preoccupare di una svalutazione in assenza d'inflazione ? i prezzi interni non aumentano. Le aziende esportatrici diventano più competitive. E gli investimenti in valuta estera dei giapponesi aumentano in termini di potere d'acquisto.

Dove sta il problema, Robin ?

sabato 22 novembre 2025

Non so quanto durerà la UE ma

 

Discutevo stamattina con un amico nonché socio e collaboratore professionale, che rispetto a me gode della caratteristica di essere nato nel 1991 e non nel 1962.

Come molti, vede i difetti gravissimi della costruzione UE / euro, ma sempre come molti, è pessimista sul fatto che qualche tipo di evoluzione politica possa condurre, in tempi ragionevolmente brevi, a smontarla.

Faccio notare a chi la pensa come lui che essere nati nel 1991 vuol dire non aver vissuto, evidentemente, gli anni Ottanta, anche se ovviamente chi è nato nel 1991 ne ha letto e ne ha sentito parlare.

Ma non basta averne letto o sentito parlare per avere ben chiara l’atmosfera degli anni precedenti al crollo del Muro. E l’atmosfera, fino ai primi anni Ottanta, era che l’Occidente si trovasse di fronte a un blocco granitico e inscalfibile. I tentativi di riformarlo o le spinte democratiche e riformiste di singoli paesi finivamo con i carri armati a Budapest nel 1956 o a Praga nel 1968, o con la repressione di Solidarnosc nel 1981.

Poi solo otto anni dopo quest’ultimo evento, il blocco sovietico si è dissolto come neve al sole. 

Il crollo del sistema UE / euro può essere distante secoli. Ma anche magari pochissimi anni.

L’unica cosa certa è che come tutte le istituzioni umane, è un sistema destinato a venir meno.

mercoledì 19 novembre 2025

Superbonus, PNRR e crescita

 Possibile che si debba continuare a spiegare l'ovvio ? Ebbene sì, con gli euroausterici sì.



sabato 15 novembre 2025

Perché non ridurre le imposte indirette ?

 

La sinistra desidera meno diseguaglianze. La destra desidera meno tasse.

Però quando la destra cerca di ridurre le tasse, ha sempre in mente di abbassare le imposte sul reddito. E incontra opposizione nell’opinione pubblica perché ridurre le imposte sul reddito dà ovviamente poco beneficio alle categorie sociali in difficoltà, che di imposte sul reddito pagano poco o nulla perché hanno pochi o nulli redditi da tassare.

La sinistra invece cavalca spesso il tema della patrimoniale. Ma le proposte prevedono non di colpire i megapatrimoni di centinaia di milioni o di miliardi, ma ipotizzano soglie tipo 500.000 euro o due milioni di euro, a cui arrivano, oggi, persone che non si possono certo definire straricche (e che in alcuni casi andrebbero in difficoltà perché magari il patrimonio è un immobile ereditato, mentre redditi monetari con cui pagare l’imposta non ce ne sono).

Perché nessuno parla invece di ridurre le imposte indirette, IVA e accise ? sono imposte sui consumi che fanno poca differenza per i benestanti ma molta per chi ha poche disponibilità economiche. Quindi centrerebbero sia l’obiettivo di ridurre la fiscalità che di diminuire le diseguaglianze. E aiuterebbero anche a calmierare l’inflazione.

Eppure non ne parla la destra, non ne parla la sinistra, non ne parla il centro, non ne parla nessuno.

giovedì 13 novembre 2025

Primi della classe ?

A sentire certi esponenti della maggioranza parlamentare, la logica della politica economica del governo Meloni si riassumerebbe come segue.

Certo, sarebbe il caso di fare più espansione, sarebbe il caso di immettere più soldi nell’economia.

Però altri paesi, tra cui i più importanti dell’Eurozona, Francia e Germania, hanno difficoltà una di deficit e l’altra di crescita, quindi con questa manovra dopo tanti anni in cui eravamo additati come l’alunno scarso della classe, sfruttiamo l’opportunità di essere “i primi”.

Ma “i primi” a far cosa ?

I primi nel senso di essere quelli che più degli altri adottano politiche sbagliate e controproducenti.

O detto altrimenti, dopo anni in cui abbiamo fatto austerità “perché non avevamo i conti in ordine” adesso facciamo austerità “per mostrare che siamo in grado meglio degli altri di tenere i conti in ordine”.

Quanto vi convince questa argomentazione ?

A me, tanto quanto un tentativo di dimostrare che due più due fa ventidue.

 


domenica 9 novembre 2025

Demografia

 

Durante la prima metà abbondante della mia vita, sentivo dire che il mondo era a rischio a causa della bomba demografica, dell’esplosione esponenziale della popolazione. Se il numero di esseri umani in vita continua a raddoppiare ogni x anni, come si fa a gestire un'umanità che passa da 4 a 8 a 16 a 32 a 64 eccetera miliardi di persone ?

Da non tanti anni, al contrario, sta crescendo la consapevolezza (basata su dati di fatto) che l’esplosione demografica non ci sarà e che avremo non solo una stabilizzazione, ma da un certo punto in poi addirittura un declino.

Siamo arrivati a 8,3 miliardi ma ormai l’unica parte del mondo in cui il numero di figli per donna supera i livelli di rimpiazzo è l’Africa (ma è in calo anche lì). Per cui si raggiungeranno (forse) i 10 miliardi ma poi assisteremo (o assisterà chi ci sarà ancora, nella seconda metà del secolo) a un calo.

Si accusano, per questo, le politiche di austerità fiscale di molti paesi occidentali e la mancanza di sostegni alla natalità e alla genitorialità. Ma per quanto critico io sia di queste politiche, devo riconoscere che una volta tanto il problema è più sociale che economico. Decenni per non dire secoli fa, una donna aveva ben poche alternative alla maternità per esercitare un ruolo nella società. Oggi non è più così, e sempre più donne quindi decidono, anche quando non costrette dalle circostanze, di non fare figli (o di farne solo uno).

Qualcuno pensa che il calo demografico sia un bene. A me, per motivi forse non del tutto razionali, inquieta.

Però prima di estrapolare troppo le tendenze, ricordo che la tecnologia cambia le regole del gioco. Leggo che l’ectogenesi, cioè la possibilità di generare figli senza gravidanza, sarà non solo tecnicamente, ma anche economicamente percorribile intorno al 2040.

Ci sarà accettazione sociale e legale di questa possibilità ? questo è meno certo. Ma in tempi forse un po’ più lunghi, penso di sì.

Temi comunque che meriterebbero più analisi e più riflessione.

 

lunedì 3 novembre 2025

Il futuro PdR risolverà… cosa ?

 

Sono teneri i sovranleghisti tipo Claudio Borghi. Quando, che so, Grilli o Saccomanni o Padoan dicevano non si può spendere perché TINA, davano loro degli incapaci o dei venduti.

Adesso al MEF c’è Giorgetti che dice TINA TINA TINA, il commento sovranleghista è: che ci volete fare mancano le condizioni.

E quali sarebbero le condizioni ? in primo luogo un presidente della repubblica espressione del centrodestra.

Mmmhhh…

Cosa dicono gli europeisti ?

Paolo Mieli per esempio in un editoriale di un mesetto fa era effettivamente preoccupato che il prossimo PdR venga eletto dal cdx. Però aggiungeva che in fondo in fondo ci sarebbero anche delle possibilità accettabili, e per accettabile ovviamente Mieli intende ossequioso verso Bruxelles.

E la possibilità di PdR centrodestrico accettabile sarebbe, dice Mieli…

…rullo di tamburi...

Giancarlo Giorgetti.

Rido. Per non piangere.

sabato 1 novembre 2025

La crescita che manca al governo Meloni

 

Gli ultimi dati sul PIL mostrano, tanto per cambiare, un’Italia a crescita zero. Naturalmente si leggono tante diagnosi e ricette su come aumentare produttività, come eliminare vincoli allo sviluppo, come spendere al meglio “le poche risorse che ci sono”.

E continua invece a mancare il riconoscimento che nella stanza c’è un elefante: la carenza di domanda. Problema che tecnicamente è facilissimo da risolvere, come dimostrato dall’utilizzo del Superbonus durante il periodo Covid e immediatamente successivo.

Nel frattempo al MEF Giancarlo Giorgetti si pavoneggia con i complimenti ricevuti da UE e FMI. Dopo aver messo la bara sulla Moneta Fiscale in modo parecchio più drastico di quanto avesse fatto Draghi.

Nonostante tutto ciò, la maggioranza attuale ha ottime probabilità di durare fino alla scadenza della legislatura e di rivincere le prossime elezioni politiche. Solo e semplicemente perché l’opposizione è un accrocchio da cui emergono poche idee, ancora meno proposte valide, e su quelle poche non c’è nemmeno consenso interno alla (cosiddetta) coalizione.

La Moneta Fiscale è la strada giusta e l’azione politica da effettuare è reintrodurla, potenziata e migliorata. Sul come farlo, in questo blog trovate molte indicazioni. Sul chi dovrebbe farlo, o si può sperare che lo faccia, mi avvalgo della facoltà di non rispondere.