sabato 13 aprile 2019

Brexit, feste noiose e ristoranti


Simon Wren-Lewis, economista inglese, scrive cose che trovo generalmente interessanti e condivisibili in merito alla crisi dell’eurosistema, e cose che mi lasciano molto più dubbioso in merito alla Brexit (a giudizio suo – ma non mio – un processo che il Regno Unito dovrebbe bloccare).

Un suo recente post afferma quanto segue:

“Ho sentito una buona metafora l’altro giorno. Alcuni colleghi decidono che sarebbe un’ottima idea cenare insieme usciti dal lavoro. Sono tutti entusiasti. E’ deciso, dicono. Ma a quel punto, qualcuno chiede dove si va a mangiare. Uno dice, sicuramente non un ristorante indiano. Un altro, abbiamo mangiato troppo italiano ultimamente. E così via: qualunque sia la proposta, qualcuno dice che non gli va bene. Ma tutti sono d’accordo che vogliono cenare insieme. Finiscono per lasciar perdere”.

Una metafora della Brexit, secondo Wren-Lewis: il referendum l’ha approvata senza che ci fosse un’idea di come attuarla e di cosa fare dopo. Per questo motivo, il referendum non avrebbe conferito legittimità alla Brexit.

Una metafora più corretta da applicare, a mio giudizio, è un’altra. La Brexit non è paragonabile alla decisione di cenare insieme. E’ paragonabile a un gruppo di amici che decidono di andarsene, tutti quanti (perché le cose se le fanno, le fanno in gruppo) da una festa che si sta rivelando molto noiosa.

La decisione di andarsene è presa. Non si è deciso se poi si torna in albergo a piedi, in metropolitana o in taxi. Ma PRIMA si esce, poi si vede che cosa conviene fare.

Torniamo al mio punto espresso in un post precedente: il referendum non chiedeva “volete uscire dalla UE a certe condizioni”. Chiedeva “volete uscire o no”.

Se si vuole rispettare la volontà popolare, democraticamente espressa nel referendum, si esce. Punto.

Theresa May, che aveva fatto campagna elettorale per il remain, non ha rispettato il risultato del referendum. Ognuno la pensi come crede: io lo considero, in sé, un fatto molto, molto grave.

5 commenti:

  1. Infatti SE davvero volevano uscire perché NON hanno predisposto un piano industriale per un'autarchia almeno potenziale? Forse perchénon volevano uscire davvero dal mercato comune (domanda retorica)? La verità è che non si aspettavano che vincesse il SI per l'exit ma gli è andata male e ora ritardano il più possibile (e chissà che altro combineranno)

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    1. Personalmente non credo alla necessità di un piano di autarchia. Crede che in caso di no deal la UE e il Regno Unito smetteranno di commerciare ? Lo faranno sulle base delle regole WTO, con le quali la UE commercia tranquillamente con il resto del mondo - Cina, Giappone, Stati Uniti ecc. - già oggi.

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    2. Ho scritto infatti potenziale in caso di necessità estrema... sempre meglio prepararsi (forse in effetti varrebbe più per noi che per loro). Ad ogni modo in UK impera il liberismo, si figuri se vogliono lasciare il mercato comune. Poi saranno anche spaccati fra loro ma mi pare che prevalga la fazione che vuole il remain.

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    3. Prevale nell'establishment, non tra la popolazione.

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    4. Certo parliamo di classe dirigente, del popolo se ne fregano bellamente...

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