lunedì 18 febbraio 2013

La guerra delle valute non è un problema. L’autolesionismo europeo sì.


Paul Krugman è tornato, pochi giorni fa, sul tema della “guerra delle valute”. Come al solito ha illustrato la sua posizione con sintesi e chiarezza: è un problema che non esiste.
 
La cosiddetta guerra delle valute è la conseguenza della politica messa in atto da varie banche centrali, e finalizzata ad espandere la circolazione monetaria per sostenere la domanda. Si tratta di azioni molto opportune, perché tutte le principali economie mondiali hanno tassi di riferimento, stabiliti dalle banche centrali, prossimi allo zero. Ed esiste un notevole ”output gap”: PIL effettivo molto inferiore al potenziale e quindi alta disoccupazione.
 
In questo contesto, espandere la circolazione monetaria (come da analisi keynesiana ben nota fin dagli anni Trenta) non produce innalzamento né dell’inflazione né dei tassi d’interesse. E’ quindi un’azione assolutamente corretta.
Casomai, la critica da muovere è quella che l’azione è stata fin qui effettuata comprando attività finanziarie – titoli di Stato, mutui ipotecari – invece di destinare le emissioni monetarie direttamente al sostegno della spesa (pubblica oppure – mediante rimborsi d’imposte o sostegno al reddito – privata). Questo ha reso meno efficace (perché indiretto) l’effetto delle azioni espansive.
 
Attualmente, pare che sia il Giappone a muoversi verso azioni più incisive. Questo ha prodotto un deprezzamento dello yen ma, come sottolinea giustamente Krugman, siamo ben lontani da rischiare che l’inflazione o i tassi d’interesse giapponesi salgano a livelli indesiderati, quindi dov’è il problema ?
 
Un effetto indesiderato in realtà c’è: lo yen si è svalutato soprattutto contro l’euro, e quindi l’euro ha guadagnato terreno anche nei confronti del dollaro. Questo è un paradosso, perché l’economia di Eurolandia è, di tutte, quella nella situazione peggiore.
 
Ma Eurolandia è anche l’area valutaria che continua a essere più reticente a aumentare l’espansione di moneta, ed è questo – solo questo – che ha spinto l’euro al rialzo.
L’ultima cosa che serviva. Ma il motivo si capisce. Eurolandia nel suo complesso ha bisogno di più moneta in circolazione. L’Europa del Sud ne ha disperatamente bisogno. Ma per la Germania sarebbe inflazionistico.
 
Per cui… Krugman conclude: “L’Europa può avere la sensazione di soffrire per una perdita di competitività. Ma c’è una risposta: imitare gli altri paesi avanzati, con la BCE che si unisce all’espansione monetaria”.
 
Giusto, peccato che (beninteso, Krugman lo sa benissimo) Eurolandia non è un’area valutaria ottimale: le condizioni dei vari paesi sono fortemente disomogenee e la politica monetaria opportuna per l’Italia non lo è per la Germania.
 
Per cui, Jens Weidmann ritiene l’espansione monetaria inopportuna (e ha ragione, dovrebbe soltanto aggiungere “per la Germania”… ma lui è il capo della Bundesbank, non della BCE, giusto ?...)
 
E con mezza Europa in pesante depressione, ci ritroviamo con l’euro rafforzato (del quale, ha commentato qualche trader, c’era bisogno “come di una rivoltellata in testa”).
La guerra della valute non esiste. L’autolesionismo europeo, l’aver sottratto ai paesi la loro autonomia monetaria, esiste, ed è vivo e vegeto.

3 commenti:

  1. Se c'è un colpevole della cosiddetta "guerra delle valute" questa è nientemeno la Germania, come il Sig. Weidmann dovrebbe certamente conoscere.
    La querelle sul Giappone dovrebbe essere vista nell'ottica della sua esponenziale riduzione del saldo commerciale verso EU, passato dal massimo di 8078 milioni di dollari del 2007 ai 729 milioni attuali...(calo export giappone di 9000milioni dollari ca)...quindi anche per questo lo yen cala e l'euro cresce...c'è un eccesso di "offerta" di valuta giapponese sul mercato, a cui fa da contraltare una domanda di euro (vedasi surplus commerciale UE17 qui) sostenuta dovuta alla...deflazione imperante in UEM...l'autolesionismo europeo sta poi anche nel fatto privare i suoi stati di un banca centrale che finanzi un tot. di spesa pubblica come accade dappertutto (Uk, Canada, USA e chi ne ha più ne metta) ed ora invocare l'aiuto della BCE per farle fare le stesse cose che facevano prima le BC dei vari stati...un paradosso...

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  2. Non fa una piega. Bisognerebbe spiegarlo anche ai nostri "economisti" alla Boldrin &C.
    Weidmann è anche comprensibile che sia contrario ad una espansione monetaria nell'eurozona, ma von-Draghi? Che fa? E' dal 1992 che prende ordini dai banchieri tedeschI!
    A questo punto è lecito domandarsi se abbia ancora un senso rimanere dentro l'euro. Disastro per disastro, meglio uscirne, almeno, dopo un iniziale periodo di svalutazione anche dei capitali e della ricchezza privata, si ricomincerebbe a tornare a livelli di vita accettabili. Così come siamo messi ora, onestamente è improponibile continuare!
    Ma il piano degli eurocrati, prevede esattamente di continuare su questa linea di distruzione degli stati nazione e delle loro economie. Monti a cosa servirebbe altrimenti?

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    1. Eh Draghi... con tutto il rispetto, il suo ruolo è mettere un giro di fil di ferro ai mozzi delle ruote un attimo prima che si stacchino dal carro. Per tenere fino alla prossima buca. La soluzione è il ripristino dell'autonomia monetaria a livello nazionale, e ce l'aspettiamo dal capo di una cosa che si chiama Banca Centrale Europea ? è probabile tanto quanto una dichiarazione di ateismo da parte del papa. Sono i singoli paesi che possono e devono uscire dall'eurodisastro.

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