I paesi del Sud Europa (Italia - lo sappiamo bene... - inclusa) stanno attraversando la peggiore crisi economica degli ultimi ottant’anni. Crisi che destabilizza l’intero continente, e potenzialmente l’economia mondiale.
Il progetto euro è un esempio di come le buone intenzioni, e i vantaggi immediati, possano far perdere di vista le conseguenze di lungo termine.
I paesi del Nord Europa avevano, ai tempi delle monete nazionali, tassi d’inflazione più bassi rispetto al Sud. Conseguenza in ultima analisi di un maggior grado di disciplina e controllo.
Ne seguivano tassi d’interesse più alti al Sud, e una periodica tendenza delle monete del Nord a rivalutarsi.
Adottare la moneta unica sembrava dare vantaggi a tutti, senza controindicazioni.
Al Sud, minor costo del denaro. Al Nord, fine dell’erosione di competitività dovuta all’apprezzamento della moneta.
Per alcuni anni è andata così. Ma la tendenza del Nord a controllare meglio i costi ha prodotto effetti che si sono cumulati. I prodotti del Nord sono diventati via via più competitivi e si sono prodotte eccedenze commerciali e quindi saldi finanziari attivi.
Gli attivi finanziari del Nord sono speculari ai passivi del Sud: in pratica il Nord ha prestato al Sud i soldi per comprare i suoi prodotti.
Dopo alcuni anni si è “scoperto” che il Sud aveva accumulato debiti, che la produzione e i redditi locali ristagnavano (perchè produrre al Sud era via via meno conveniente) e che la solvibilità dei debitori diventava sempre più dubbia.
La crisi è stata affrontata principalmente imponendo tagli, ristrutturazioni e tasse ai paesi del Sud, per rendere disponibili risorse finanziarie e migliorare le prospettive di rientro dei creditori.
E’ una strategia destinata a fallire. Una famiglia o un individuo indebitati si tirano fuori dai guai spendendo meno a parità di reddito. Ma se uno stato nel suo complesso taglia e tassa, la domanda e la produzione calano: c’è quindi un contemporaneo calo di spese e di produzione. Non solo il problema del debito non è risolto, ma l’economia cade in depressione.
La soluzione richiede un recupero di competitività che riallinea la situazione tra Nord e Sud. Il delta cumulato tra Italia e Germania, ad esempio, è del 20% circa. Come colmarlo con effetti immediati ?
La risposta è una forte riduzione della fiscalità sul lavoro. Ad esempio, le imprese potrebbero ricevere un credito fiscale del 10% circa, i dipendenti un’integrazione di reddito in pari percentuale.
Quindi immediato recupero di competitività delle aziende, e incremento del reddito netto per i dipendenti.
Il credito fiscale verrebbe attribuito erogando CCF (Certificati di Credito Fiscale) utilizzabili non immediatamente ma (ad esempio) due anni dopo la loro emissione.
Ad esempio, oggi un dipendente con un reddito annuo netto di 30.000 euro ne costa all’azienda (al lordo di tasse e contributi) 65.000. Il dipendente percepirà gli stessi 30.000 euro più 3.000 sotto forma di CCF. L’azienda avrà gli stessi 65.000 euro di costo ma gli verranno attribuiti 6.500, sempre sotto forma di CCF.
I CCF saranno impiegabili per soddisfare obbligazioni verso lo Stato emittente (in primo luogo, imposte). Date le dimensioni delle erogazioni (circa 150 miliardi di euro all’anno) si creerà un mercato: i percettori che volesserlo monetizzarli in anticipo potranno farlo con uno sconto all’incirca pari a un tasso BOT.
Dipendenti e aziende continueranno a pagare tasse e contributi IN EURO come prima, per evitare che lo Stato abbia un calo di gettito e quindi comprometta la solvibilità a breve termine. Ma la tassazione effettiva sarà fortemente ridotta per effetto dei CCF che verranno loro attribuiti.
I CCF consentono quindi di ridurre la fiscalità, senza necessità di emettere maggior debito sul mercato. E senza stampare moneta, cosa che l’Italia o qualsiasi paese dell’eurozona non possono fare autonomamente (potrebbe farlo la Banca Centrale Europea, ma l’intervento serve in singoli paesi, non nell’eurozona nel suo complesso – tra l’altro se venisse fatto in tutta l’eurozona, produrrebbe inflazione al Nord, dove l’economia non è depressa).
I CCF in effetti giustificano, a posteriori, le politiche di austerità (tagli e tasse). L’austerità consente di raccogliere euro, i CCF compensano l’effetto accrescendo competitività e redditi. E sanano gli squilibri tra Nord e Sud Europa.
Buonasera Cattaneo, ottimo lavoro.
RispondiEliminaHo letto che le espoortazioni italiane sono e stanno aumentando molto e continueranno sembra a crescere. Pensavo che uno dei modi per rilanciare l'economia fosse quello di deprezzare l'euro per rilanciare l'export italia. A questo punto pero' che l'euro sia forte o debole non è fondamentale. Giusto ?
Complimenti
Ciao
Il problema e' che oggi l'indebolimento dell'euro nella misura in cui sarebbe necessario ai paesi mediterranei risulterebbe eccessivo (inflazionistico) per la Germania. Occorre quindi ridurre i nostri costi rispetto a quelli tedeschi senza passare tramite anni di austerità, deflazione salariale e depressione. Quella che propongo e' la via per ottenerlo senza attuare il breakup dell'euro.
EliminaMi scusi, perchè sarebbe infazionistico per la Germania?
EliminaPerché l'economia tedesca oggi e' vicina al pieno impiego, al contrario di quella italiana. Una svalutazione abbastanza forte da risollevare la domanda estera di beni italiani farebbe lo stesso con quelli tedeschi, portandola oltre i limiti di capacità produttiva. Ne segue pressione al rialzo sui salari oltre che sulle materie prime, quindi inflazione.
EliminaBuona sera dott. Cattaneo, come sappiamo la BCE ha prestato parecchi soldi al 1% circa un anno fa alle banche italiane. Cosi' facendo le banche hanno risistemato un po' i bilanci. Ma cosa succederà quando le banche dovranno restiutire quei soldi ?
RispondiEliminaMI perdoni se la domanda fosse "ridicola".
Grazie e complimenti
No, non è affatto ridicola... quando è stata attuata quell'operazione (l'LTRO) si supponeva che nel tempo la situazione del mercato intarbancario e obbligazionario si sarebbe normalizzata, quindi a scadenza le banche avrebbero potuto raccogliere liquidità per rimborsare la BCE. Altrimenti i finanziamenti BCE dovrebbero essere sostituiti da... nuovi finanziamenti BCE.
Elimina