giovedì 21 febbraio 2013

CCF: volevate i numeri ? eccoveli…

Come giustamente richiesto da parecchi lettori, trovate qui di seguito


 una simulazione numerica degli effetti del progetto Certificati di Credito Fiscale.

Mi scuso se fornisco tabelle di numeri e non grafici più gradevoli e accattivanti alla vista… mi riesce più facile maneggiare le tabelle, sarà perché alle medie ero una frana in educazione artistica (sotto minaccia costante di esame a settembre, mai attuata solo perché andavo bene nelle altre materie…)
La simulazione è basata sull’emissione (a partire dall’1.1.2014) di 150 miliardi annui di CCF, destinati alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Negli anni successivi gli importi crescono in modo da mantenere una proporzione costante rispetto al monte retribuzioni dell’economia italiana.

Si ipotizza che i CCF emessi producano un’espansione della domanda e del PIL pari a 1,3 l’importo: quindi ogni miliardo di CCF accresce il PIL di 1,3 miliardi di euro. 1,3 è il valore intermedio dell’intervallo recentemente ipotizzato dal Fondo Monetario Internazionale per il cosiddetto “moltiplicatore keynesiano” (0,9 – 1,7).

L’espansione di PIL peraltro è prevista non essere tutta immediata ma (cautelativamente) distribuita su tre anni: quindi c’è un’accelerazione della crescita (rispetto alla previsione senza CCF) di circa il 4% annuo (5% medio invece di 1% circa) tra il 2014 e il 2016.

Successivamente la crescita reale è simulata costante all’1,5% annuo sia nello scenario “senza” che in quello “con” i CCF.

Nello scenario “senza” si prevede che l’Italia riesca a ottenere, e a mantenere negli anni, il pareggio di bilancio pubblico. Nello scenario “con”, dato che i CCF sono uno sgravio fiscale (sia pure con effetto differito) il rapporto deficit / PIL si assesta nel tempo a poco meno del 3% annuo.

Nel 2016, l’Italia ha quindi un PIL più alto del 12% circa, e un rapporto debito pubblico / PIL sotto il 100%, mentre nel caso “senza CCF” è ancora vicino al 116%.

Negli anni successivi il rapporto scende più velocemente nel caso “senza” rispetto al caso “con”. All’incirca nel 2021, in entrambi i casi, il rapporto converge al 96-97% circa.

Va detto che ci sono almeno tre motivi per i quali queste previsioni appaiono ottimistiche nel caso “senza CCF” e invece molto più plausibili nel caso ”con”.

In primo luogo, nel caso “con” l’economia italiana torna vicina alla piena occupazione, dopo aver conseguito un importante recupero nel 2014-2016. Proseguire da qui con tassi reali di sviluppo dell’1,5%, o anche meglio, è plausibile. Nel caso “senza CCF” c’è invece una situazione di stagnazione protratta e non sono chiari gli elementi che dovrebbero portare a una ripresa della crescita.

In secondo luogo, conseguire e mantenere il pareggio di bilancio pubblico in un contesto depresso e stagnante è un obiettivo ambizioso, che probabilmente richiederebbe ulteriori manovre restrittive e quindi difficoltà ancora maggiori nel conseguire tassi di crescita anche modesti.

In terzo luogo, le previsioni del caso “senza CCF”, basate su quanto fornito dal Ministero dell’Economia nel settembre 2012, incorporano cessioni di attivi pubblici per 15 miliardi all’anno. Nello scenario depresso “senza CCF” è un obiettivo molto ambizioso, per non dire irrealistico. Nello scenario di recupero “con CCF” è fattibile, e probabilmente anche prudente.

Un commento, infine, sul saldo delle partite correnti (esportazioni di merci e servizi, meno importazioni, meno le rimesse nette degli emigranti e i redditi netti degli investimenti finanziari). Nel 2012 questo saldo ha raggiunto in Italia una sostanziale parità, in buona parte “grazie” alla crisi e alla conseguente caduta dell’import.

Negli anni successivi, si prevede che l’export cresca in linea con il PIL mondiale, e l’import in linea con il PIL italiano. Con l’eccezione del 2014: in quell’anno c’è un beneficio in termini di maggiori esportazioni e minori importazioni (rispetto al trend) dovuto al fatto che i CCF abbassano il costo del lavoro delle aziende italiane e le rendono più competitive. E’ quindi possibile sia vendere di più all’estero sia recuperare quote di mercato rispetto alle importazioni.

Questo vantaggio è ipotizzato nel 5% sia dal lato export che dal lato import ed è coerente con quanto si è registrato nel 1992, dopo l’uscita dell’Italia dallo SME. L’effetto netto compensa, all’incirca, la crescita di import dovuta al recupero del PIL italiano. Il saldo delle partite correnti rimane quindi permanentemente in sostanziale equilibrio.

In conclusione lo scenario “con CCF” permette il ritorno dell’Italia a condizioni prossime alla piena occupazione, abbassa molto più velocemente il rapporto debito pubblico / PIL e crea presupposti molto più convincenti per mantenere nel tempo adeguati tassi di sviluppo.

Il saldo delle partite correnti si mantiene intorno alla parità, il che prova che questi risultati non sono ottenuti tramite politiche di “beggar-thy-neighbour”. Rappresentano quindi un riequilibrio sano e sostenibile della situazione italiana e – estendendo ad altri paesi il progetto CCF – anche europea.

11 commenti:

  1. la cosa che continua a stupirmi è come sia possibile che molta gente non discuta questa proposta.. ho un mezzo accordo per fare un libro ora con una casa editrice seria, devo mandargli una bozza e pensavo di metterci dentro questo meccanismo come soluzione combinato con l'eliminazione dei BTP per tagliare anche 50 o 60 miliardi di interessi. Cioè secondo me è essenziale perlomeno neutralizzare i BTP impedire che la spread riesploda come ho accennato. Se ti interessa (e se questo accettano il testo finale) il capitolo sui CCF lo potresti fare tu. Lo scrivo qui e non in un email diretta perchè è successo così, che ho scritto sul mio forum che mi ero scocciato di scrivere post ripetendo le stesse e voleva farci un libro e poi rimandare la gente (...leggete il libro!). E il consulente editoriale di questa casa editrice lo ha letto e mi ha proposto di farlo. Quindi a volte funziona discutere queste cose pubblicamente... Per questo sto pensando come mettere giù la cosa in termini precisi e guardo i tuoi numeri qui. Se non ci fossero differenze rilevanti può essere utile inserire un pezzo sul debito e i BTP e cucirclo insieme ai CCF come proposta per risollevare l'economia (continua)

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  2. (sto scrivendo un poco trasandato, cerco di essere più preciso...). Intendo che il libro dovrebbe essere qualcosa che non si limita a spiegare e interpretare la crisi o dire che bisognerebbe uscire dall'Euro, ma fornire una proposta pratica, un paio di meccanismi fiscali e finanziari che si possono implementare ora, subito e che rimettono l'economia perlomeno in linea con quelle degli altri paesi come spesa, pil, investimenti e reddito. Volevo innanzitutto avvertirti che, dando tutto il credito dovuto, volevo in ogni caso copiare e incollare la tua proposta per ridurre le tasse e cucirgli intorno un paio di idee prese da Warren Mosler e Richard Werner che ho accennato nei miei altri post qui sopra (e sul mio sito). E poi condire il tutto con tante altre cose sia storiche, che statistiche che teoriche per convincere sia il pubblico che gli esperti. Se viene decente traducevo in inglese la parte propositiva e la mandavo a Warren Mosler, Richard Werner e Steve Keen chiedendo se sono d'accordo (e nel caso se scrivono qualcosa a supporto, Mosler che conosco bene penso lo faccia). Però siccome i CCF è un idea tua pensavo che forse il capitolo lo scrivevi tu e basta ? Cosa ne pensi ?
    (continua)

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  3. supponendo che ti interessi, allora dico che magari i tuoi numeri qui sopra si possono discutere perchè secondo me la proiezione di base, senza CCF, è troppo ottimista come PIL. Io vengo dall'econometria come studi, non che serva molto, ma soprattutto sono anni che vedo stime di PIL di tutti i paesi e devi usare a mio avviso l'equazione: variaz di Domanda = variaz deficit pubblico + variaz surplus estero + variaz credito. Usando questo semplice schema a gennaio 2012 ho previsto un -3% di PIL per l'Italia nel 2012 e con le ultime revisioni ci ho praticamente preso. Per il 2013 il credito è sul -70 miliardi... In ogni caso l a variazione di PIL trimestrale se l'annualizzi è -3.6% al momento.. E la Francia sta collassando. Secondo siamo più vicini al -2%... E nel caso con CCF è difficile farre il calcolo perchè devi fare assunzioni sul costo da interessi e come viene riciclato nell'economia che nel tuo foglio non c'è (continua)

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  4. In conclusione, se ti dovesse interessare scrivere un capitolo di libro sui CCF magari si può discutere su questi numeri

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  5. Sono più che disposto e interessato a collaborare - la cosa importante è creare il massimo di consapevolezza in merito ai problemi e alle possibili soluzioni. Come dici tu è difficile creare la giusta consapevolezza nell'opinione pubblica per vari motivi - aspetti tecnici a molti (anche dotati in teoria di cultura economica...) non ancora ben noti, mancanza di chiarezza su che cosa fare e quali sono le implicazioni ecc. Il prossimo post lo scriverò proprio su questo !
    Sono d'accordo con te che il caso base (senza CCF) è probabilmente ottimistico già per quanto attiene al 2013. Io ho preso i dati MEF settembre 2012 corretti come da ultime stime FMI giusto per avere fonti bene o male ufficiali (e difficilmente accusabili di dipingere un quadro troppo fosco della realtà...)
    Il modello naturalmente si può rifinire e migliorare (anche se ho una certa esperienza di "modellista finanziario" e so che non bisogna esagerare con i dettagli... altrimenti si introducono variabili difficili da stimare e in realtà di impatto poco significativo). La spesa per interessi, ad esempio, in un contesto risanato(scenario con CCF nel mio caso) migliora perchè cala lo spread ma nello stesso tempo si tornerebbe a tassi di mercato normali - es. 2% titoli di stato a breve, 4% BTP. In definitiva cambia poco (probabilmente) rispetto a oggi.

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  6. Premesso che non sono un'economista, ma un semplice tecnico informatico che si informa e cerca di ragionare, mi chiedevo e Le chiedevo se potrebbe essere fattibile affiancare ai Suoi Certificati di Credito Fiscale i Buoni di Credito Fiscale con il seguente meccanismo:
    1) Lo Stato paga IMMEDIATAMENTE i suoi debiti con le aziende fornitrici emettendo dei Buoni di Credito Fiscale (da qui in avanti BCF) TRASFERIBILI
    2) Le aziende in questione si impegnano a utilizzare tali BCF prioritariamente per sanare irregolarità contributive e fiscali e saldare a loro volta i propri debiti con gli eventuali fornitori
    3) Tali fornitori a loro volta si impegnano ad utilizzare i BCF nello stesso modo delle aziende di cui al punto 2
    4) I BCF devono essere accettati come circolante al pari dell'euro in tutto il territorio italiano e possono essere utilizzati per pagare tutte le tasse statali, regionali o comunali.
    Grazie in anticipo per l'attenzione.

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    1. Io sarei d'accordo in particolare con il punto 1.
      Lo dico da diretta interessata:
      Precaria statale che non viene pagata da quasi un anno!!! Io accetterei di buon grado un pagamento in BCF delle mie mensilità arretrate, ma a patto che i BCF siano trasferibili e immediatamente rimborsabili in tasse, non dopo due anni come i CCF.

      Isabella

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    2. @Isabella liberamente trasferibili fin da subito senz'altro. L'utilizzabilità dopo due anni non è un gran problema se sono monetizzabili con uno sconto del 2-3% su base annua.

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  7. Altri ulteriori usi dei BCF, per immettere strumenti di liquidità nel sistema economico, potrebbero essere:
    a) Lo Stato emette BCF per finanziare programmi di formazione e riqualificazione professionale per i disoccupati
    b) Lo Stato emette BCF per agevolare l'assunzione di colf e badanti per i pensionati in misura inversamente progressiva al reddito
    c) Lo Stato emette BCF per finanziare ed accelerare la ricostruzione dei siti terremotati di Abruzzo ed Emilia-Romagna.
    Cosa ne pensa in proposito?

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    1. In pratica la sua ipotesi è: possiamo affiancare ai CCF ulteriori titoli, con natura analoga e destinazione a specifici impieghi - spesa sociale, riduzione del pregresso e delle irregolarità delle aziende fornitrici della pubblica amministrazione ecc. La risposta è affermativa sotto un paio di condizioni: questi titoli non possono essere emessi in quantità infinita, ma solo nella misura necessaria a sostenere la domanda in modo che il PIL effettivo torni al livello di piena occupazione (oltre creeremmo solo inflazione). E una parte significativa deve essere destinata all'abbattimento del cuneo fiscale sul lavoro per riallineare la competitività Italia - Germania e mantenere in equilibrio i saldi commerciali intra-UE. Detto questo, io ho stimato le dimensioni delle emissioni di CCF a 150 mld sulla base dei dati 2012, siccome il PIL nel 2013 continua a scendere si può probabilmente arrivare a 200 con gli ulteriori 50 che potrebbero assumere la forma e le funzioni dei BCF da lei proposti.

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  8. La proposta di adottare i CCF è stata formalizzata nel forum M5S al link:
    http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2013/02/certificati-di-credito-fiscale.html

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