domenica 4 settembre 2016

Banche, “facciamo come la Spagna” ? un attimo…

I problemi del sistema bancario italiano sono, durante il mese di agosto, momentaneamente passati in secondo piano, ma non c’è dubbio che stiano per tornare sotto i riflettori, in particolare con riferimento alla complessa situazione di Monte dei Paschi di Siena.

E’ stata annunciata un’articolata operazione che, con il coinvolgimento di JP Morgan e di Mediobanca, dovrebbe imperniarsi su una combinazione di aumento di capitale e di cessione di crediti deteriorati. Ma non sono chiari né data, né importi, né forme di coinvolgimento (bail-in ?) degli obbligazionisti subordinati (solo istituzionali, o anche investitori individuali ?).

In altri termini non è chiaro nulla, se non che un’operazione andrà fatta.

Periodicamente, qualche opinionista cita la possibilità di un intervento effettuato utilizzando i fondi UE – vedi qui, pochi giorni fa, Luigi Zingales. E un’argomentazione ricorrente è che non bisogna impressionarsi per l’immagine negativa che trasmetterebbe il ricorso a sostegni esterni. In fondo la Spagna l’ha fatto nel 2012, e i problemi del sistema bancario sono stati – almeno pare – risolti.

Continua a sfuggire, tuttavia, che la Spagna ha “svoltato l’angolo” perché l’economia dopo il 2012 ha cominciato a produrre decorosi tassi di crescita – che in Italia continuano a non vedersi. E a cominciato a produrli per un motivo molto semplice: non ha fatto austerità ai livelli imposti all’Italia, tra fine 2011 e 2012, dal governo Monti. Ha mantenuto il rapporto deficit pubblico / PIL al 9% medio per tre anni consecutivi, poi ha lasciato che si riducesse gradualmente grazie alla ripresa – ma comunque è tuttora sopra il 5%.

Inoltre la Spagna, nonostante avesse concordato con la commissione UE livelli di deficit ben più alti dei nostri, li ha anche sforati, senza che poi la commissione avesse il coraggio di imporre sanzioni.

Le riflessioni da fare, mi sembra, sono due. In primo luogo ricapitalizzare le banche è una “pezza” che si mette su una situazione traballante: ma il risanamento lo fa il riavvio della crescita. Altrimenti i crediti deteriorati – che nell’immediato vengono “tamponati” grazie agli interventi esterni – ricominciano a formarsi, e dopo poco tempo si ritorna alla situazione originaria (o peggio).

L’altra riflessione è che la Spagna si trova oggi in una situazione tutt’altro che ottimale (vedi la disoccupazione ancora altissima) ma viaggia su un trend sicuramente migliore dell’Italia, per una ragione fondamentale: ha abbracciato l’austerità molto a parole, e molto meno a fatti. Non ha contestato in linea di principio le prescrizioni UE, ma ha fatto molta, molta melina nell’applicarle (un po’ quello che intendeva fare Berlusconi, più o meno…) rispetto a quanto è avvenuto qui – da Monti in poi.

Un corollario è che le prescrizioni UE non sono affatto vincolanti come da noi la stampa filogovernativa di solito racconta. Almeno in parte, sono la giustificazione per fare qualcosa che le autorità italiane hanno deciso di fare, scaricandone (“ce lo chiede l’Europa”) la responsabilità sulla UE (che ha il torto, beninteso, di prestarsi al gioco).

Tornando alle banche: il “tampone” per MPS si troverà, perché nessuno si può permettere una deflagrazione. Ma la soluzione dei problemi dell’Eurosistema (di cui, in Italia, la situazione del sistema bancario è una conseguenza, non la causa) passano sempre e comunque dall’adozione di forti politiche di rilancio della domanda.

Invocare l’intervento UE scordando quest’ultimo “dettaglio” porta - parecchio - fuori strada, a mio modesto avviso…


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