venerdì 9 settembre 2016

Elezioni USA e tassi d’interesse

Giovanni Zibordi segnala un’interessante intervista a un grosso gestore di fondi obbligazionari USA, Jeffrey Gundlach, secondo il quale i tassi d’interesse USA hanno toccato un minimo e sono prossimi a risalire.

In particolare, il rendimento del titolo di stato decennale, attualmente intorno all’1,6% dopo essere stato anche più basso nei giorni scorsi, dovrebbe riportarsi oltre il 2% entro fine 2016.

Il punto interessante, mi pare, non è costituito dalla variazione dei tassi in sé, ma dalla motivazione. Entrambi i candidati alla presidenza sono favorevoli a un’azione espansiva sulla domanda interna USA, in particolare mediante investimenti in infrastrutture, per evitare un indebolimento del ciclo economico che, oltreoceano, si sta avvertendo.

In assenza di interventi, una recessione USA nell’arco dei prossimi dodici mesi non è da escludere. E comunque lo stato della principale economia mondiale non è in assoluto brillante (lo è solo relativamente alla catastrofe dell'Eurozona…). Il tasso di disoccupazione al 5% è in larga misura un effetto di un calo di partecipazione alle forze di lavoro. La percentuale di popolazione sottooccupata, o che ha semplicemente rinunciato alla ricerca di lavoro perché il mercato non offre prospettive, è troppo alta perché si possa parlare di una situazione tonica e soddisfacente.

Un rilancio della domanda aggregata interna è quindi molto opportuno, e questo spingerebbe al rialzo tutta la curva dei tassi. C’è un dettaglio, tuttavia. Sia Hillary Clinton che Donald Trump parlano di muoversi in questa direzione, ma a novembre non si elegge solo il presidente. Viene rinnovata anche tutta la camera dei rappresentanti, nonché un terzo del senato.

Il problema è che attualmente i repubblicani controllano camera e senato. L’azione espansiva in realtà l’avrebbe voluta effettuare anche Obama, che però non è stato in grado di farla approvare da un congresso in cui il suo partito è minoritario.

Dopo le elezioni di novembre, gli scenari possibili sono tre. Vince Trump (probabilità attualmente stimate intorno al 30%) e di conseguenza i repubblicani mantengono o addirittura rafforzano il controllo del congresso (la vittoria presidenziale tende a “trainare” anche i candidati del proprio partito alle elezioni di camera e senato: per quanto Trump sia un “outsider” – il che forse renderebbe questo fenomeno meno accentuato del solito – ai repubblicani basta non peggiorare, dato che partono già da una situazione di controllo).

Ma più probabile, al 70%, è una vittoria di Hillary Clinton. In questo caso occorre che l’effetto di traino a favore dei candidati democratici sia così forte da dare alla neo-presidente, o meglio al suo partito, il controllo del congresso, ribaltando le maggioranze attuali. Il che appare piuttosto difficile.

Grosso modo, c’è quindi un 50% di probabilità che si finisca col rimanere nella situazione odierna: presidente democratico e congresso repubblicano. Nel qual caso bisognerà sperare nelle capacità tattiche e diplomatiche di Hillary nel costruire un consenso bipartisan (era una delle specialità del marito…).


5 commenti:

  1. Sul 30 % di probabilità al Trump e 70 % alla Clinton...sa che non ne son molto convinto ?
    effettivamente i giornali cosidetti main stream...di destra e sinistra italiani ed esteri (soprattutto negli Stati Uniti ) danno numeri del genere...ma credo che siano volutamente falsati.

    due settimane fa ho sentito una trasmissione americana ove parlava un tizio (se la pesco posto il link ) di cui non ricordo assolutamente il nome ..pare un mago dei sondaggi...se non ricordo male è stato presentato come uno che in trenta anni non ha mai sbagliato un sondaggio elettorale eccetto che una volta. Sto tizio diceva che quei dati son dei bluff concordati ...visto che sia a sinistra ma anche a destra il Trump "outsider" e incontrollabile sia odiato...per cui pare che ce la stiano mettendo tutta per fargli perdere le elezioni. Di fatto sto tizio diceva che i dati veri secondo i suoi sondaggi siano proprio del 70% a favore del Trump. La Clinton per tutta una serie di motivi è piuttosto odiata, parte dell'elettorato di Sanders che ha fatto l'endorsment per la Clinton ha dichiarato che darà il voto a Trump...(ormai è certo che attraverso i meccanismi dei superdelegati il vincente era Sanders ed è stato gabbato dalla Clinton con frode...risulta chiarissimo dal contenuto delle famose e-mail..hakerate )..

    Io seguo costantemente le trasmissioni americane ...a me quel 70 % alla Clinton non convince (potrei sbagliare...ma non mi convince neanche un poco )

    Saluti
    Shardan

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    1. Può essere. Teniamo anche conto che Trump e' un candidato che tende ad avere un certo "bias" negativo bei sondaggi: altrimenti detto, un po' più di gente di quanto avvenga solitamente e' orientata a votare per lui ma non lo dice (per quanto, anche Hillary...)

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    2. comunque pare che per la Clinton la campagna elettorale sia praticamente finita: si vocifera da molto che è malata...ma ieri ha avuto l'"ennesimo" malore ed è stata filmata mentre la caricavano in auto.
      https://www.youtube.com/watch?v=ktBdrym_TqE

      sinceramente non mi dispiace: secondo me è pazza e sociopatica (e per niente di sinistra )oltreché guerrafondaia.

      http://www.ilgiornale.it/news/mondo/clinton-malata-esplode-caso-i-dem-pensano-sostituto-1305882.html

      cosa succederà ora ??

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    3. Credo che i democratici dovrebbero sostituirla - con Bernie Sanders. Ma non sono certo né della prima cosa né - nel caso - della seconda.

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