venerdì 1 marzo 2019

CESifo e i CCF


In un suo recente rapporto sull’economia europea, CESifo, uno dei più noti istituti di ricerca tedeschi, dedica una certa quantità di spazio (pagine da 68 a 70) ai nostri CCF, in inglese denominati Tax-Credit Certificates (TCC).

Personalmente apprezzo l’interesse dimostrato, ma ritengo necessario far notare che il rapporto contiene parecchie imprecisioni.

Prima di entrare nel merito della nostra proposta, a pagina 66 il report esamina alcuni precedenti storici, commentando che “they have a mixed track record”. L’analisi però commette un errore di omissione molto grave, perché cita parecchi esempi ma si scorda totalmente del caso di maggior successo, i MEFO bills di Hjalmar Schacht (anche se quantomeno evita lo sfondone clamoroso di qualcuno che, a dispetto di ogni evidenza storica, addirittura affermava - vedi l'ultimo punto di questo post - che si era trattato di un fallimento…).

Entrando nello specifico, vale anche la pena di notare che a detta degli autori del report l’esame della proposta CCF (come anche dei MiniBOT di Claudio Borghi) is “largely based” su un articolo di tale Papadia del Bruegel Institute (un altro istituto di ricerca, fortemente europeista). Il che è probabilmente all’origine di molti fraintendimenti e imprecisioni. Ma perché analizzare una proposta sulla base di un fonte di seconda mano, quando da anni io e miei colleghi del Gruppo Moneta Fiscale scriviamo diffusamente in merito (abbiamo pubblicato due libri e solo questo blog comprende circa 800 articoli, in grande maggioranza dedicati al progetto Moneta Fiscale / CCF ?).

Ad ogni modo:

CESifo scrive, in merito ai TCC, che “the program would stop after four years”. Non è così: l’emissione di CCF cresce gradualmente e si prevede che raggiunga il suo livello massimo al terzo (non al quarto) anno, ma poi prosegue nella misura necessaria a raggiungere gli obiettivi di massima occupazione compatibili con la stabilità monetaria. I CCF sono uno strumento flessibile e sono modulabili in funzione delle circostanze: non è da escludere che un futuro divengano meno necessari e che quindi le quantità emesse possano anche scendere, o addirittura azzerarsi in condizioni di crescita economica particolarmente sostenuta. Ma il programma proseguirà per tutto il tempo necessario, e resterà quindi uno strumento a piena disposizione dei decisori politici.

Troviamo poi detto che “The author of the proposal argue that even although there will be no legal obligation for private parties to accept payments in TCCs in exchange for goods and services, this may happen if payment infrastructure allows for their circulation as electronic securities. The motivation behind the idea of using electronic form for TCCs is not explained. One possibility is that in this way they would be less likely to be treated as a parallel currency by the ECB then if they were in paper form (the MiniBOT). However, they would also be more readily used for criminal activities (see the next subsection)".

L’idea di emettere CCF in forma elettronica è esclusivamente dettata da considerazioni di efficienza e praticità, e non ha nulla a che vedere con quanto possa o non possa affermare la BCE (i CCF non violano in alcun modo il suo monopolio in merito all’emissione di moneta ad accettazione obbligatoria). Quanto all’”utilizzo per attività criminali” gli autori dello studio fanno confusione: il rischio (a loro dire) si applica alle criptovalute, ma noi non stiamo proponendo l’emissione dei CCF in modalità “cripto”.

Più avanti, si afferma che “while the issuer is committed to redeem these securities, the redemption is not against the money (euro) and is, therefore, of lower value than standard BOTs”. Ma gli autori non tengono conto di un punto molto chiaro della nostra proposta:  è vero che i CCF non danno diritto a ricevere euro ma riduzioni di tasse; finché, tuttavia, i CCF che giungono a maturazione anno dopo anno sono di dimensione molto inferiore al gettito fiscale lordo del settore pubblico italiano (ed è così, con uno scarto enorme) in pratica la differenza di valore tra un BOT a due anni e un CCF a due anni sarà minima.

Ancora: “[the CCF] holders would… be forced to trade them prior to maturity in case of financial needs… [which] would shift wealth from budget-constrained tax-payers towards agents able to speculate on the value of these securities”. Questa affermazione ignora completamente quanto citato al punto precedente (alti sconti sono da escludere perché i CCF che arrivano a maturazione sono solo una piccola parte del gettito lordo) e sembra anche supporre che chi riceve i CCF li debba pagare (altrimenti da dove nasce il “wealth shift” ?) mentre, al contrario, li ottiene gratuitamente. Anche nell’inverosimile caso in cui CCF per un valore nominale di 100 fossero trattati sul mercato per esempio a 80, quell’80 sarebbe comunque reddito addizionale per il ricevente. "Wealth increase", non "wealth shift".

Si afferma poi che “there would be no competitiveness gain as the wage level would remain unchanged”, ignorando un punto chiave della proposta – l’allocazione di una parte dei CCF alle aziende, a riduzione del costo effettivo del lavoro.

Una delle affermazioni più curiose, poco più avanti, è che “these proposals would not provide anything – from the purely technical point of view – that euro-cash and standard government bonds cannot already provide”. Grazie tante: è proprio perché l’attuale struttura dell’eurosistema impedisce agli stati azioni espansive della domanda (sia mediante “euro-cash” che per il tramite di “standard government bonds”), anche quando l’economia è in depressione da più di dieci anni (come ahinoi l’Italia), che abbiamo elaborato la nostra proposta !

Gli autori dimostrano poi di non conoscere trattati e regolamenti Eurostat, affermando che “TCC are tools for increasing the government deficit… from an accounting point of view, this is obvious since these IOUs would be distributed without any counter-payment from their receiver”. Tre sfondoni in poche righe: primo, i CCF non sono IOUs; secondo, sono non-payable tax credits che Eurostat identifica incontrovertibilmente come NON debito; e terzo, en passant che c’entra l’assenza di un “counter payment” ? BOT e BTP, che sono debito, vengono collocati sul mercato proprio a fronte di un pagamento

Insomma: apprezzo l’impegno degli economisti di CESifo. Ma se fossi il loro professore universitario non potrei che congederli con un “approfondisca e ci vediamo al prossimo appello…”.


7 commenti:

  1. Purtroppo se ho ben capito la strategia Europea è il contrario, ossia mantenere la disoccupazione al 9%, per non creare inflazione e aumenti salariali, per cui la piena occupazione è come fumo negl'occhi alle Lobby che tengono per le palle i burocrati Europei, che in qualche maniera foraggiano, ecco perché non accettano la formula molto Sovrana e poco Global multinazionalistica. Infondo bisogna essere un po' Nazionalisti e Sociali per avere questo sentimento redistributivo e di buon senso, poco di moda nel mondo finanziarizzato, finanza, che solo per pochi muove bolle speculative a danno nostro, ciò produce in maniera speculativa denari 4 volte il PIL generato dallo scambio di reali merci prodotte, ossia la vera misura di ricchezza. Cosa fare con quel 10% al mondo che è possessore del 90% della ricchezza totale, con tali averi corrompono a loro difesa la politica che dovrebbe regolamentare tali iniquità, la si rieduca oppure......? E in che tempi?

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    1. Una cosa da fare intanto è mostrare l'infondatezza delle critiche, che è una delle finalità di questo post.

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    2. A me più che altro sembra un lancio di fumogeni, per buttarla in confusione, ma magari sono prevenuto...

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    3. L'effetto è quello, non c'è dubbio.

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  2. Francesco Papadia:

    http://bruegel.org/2018/06/mini-bots-in-the-government-programme-of-the-five-star-movement-and-the-league/

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  3. Silvia Merler:

    http://bruegel.org/2018/06/the-italian-mini-bot-debate/

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    1. Grazie Francesco. Le osservazioni di Papadia sono quelle riprese da CESifo, alle quali il mio post risponde. L'articolo della Merler lo conoscevo e cita varie obiezioni insorte in seguito, tra l'altro, alla (fuorviante) assimilazione dei CCF alle esperienze californiane e argentine (vedi post del 22.6.2018), e all'(erronea) opinione che l'efficacia dei CCF sarebbe vanificata dalla Legge di Gresham (che invece non c'entra: vedi post del 2.7.2015).

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