mercoledì 6 febbraio 2013

I CCF - Certificati di Credito Fiscale: Frequently Asked Questions


D. Come funziona il progetto CCF - Certificati di Credito Fiscale per un lavoratore dipendente ?
R. Molto semplicemente, il dipendente riceve un’integrazione di reddito sotto forma di Certificati. La misura proposta è il 10%. Se il tuo netto mensile è 2.000 euro, continui a percepire 2.000 euro e, in aggiunta, un Certificato dell’importo di 200 euro (ogni mese).

 
D. E per il datore di lavoro ?
R. Riceve a sua volta un contributo, sotto forma di CCF, pari al 10% del suo costo totale. Per dare 2.000 euro netti a un dipendente, l’azienda sostiene un costo totale di circa il doppio, 4.000 euro (netto + tasse + contributi sociali ecc.) L’azienda continua a versare 4.000 euro al mese, parte al dipendente, parte al fisco, parte all’INPS. Gli viene però nello stesso tempo assegnato un Certificato di 400 euro di importo.

 
D. In che modo i CCF assumono valore per chi li percepisce ?
R. I CCF sono un equivalente della moneta statale. Lo Stato si impegna ad accettarli, a partire da due anni dopo la loro emissione, per qualsiasi tipo di pagamento dovutogli: tasse, imposte, ticket sanitari, multe ecc.

 
D. Ma se ho bisogno di monetizzarli in anticipo ?
R. Il progetto prevede di emettere ogni anno circa 150 miliardi di CCF, che verranno poi utilizzati due anni dopo l’emissione. Ci saranno quindi costantemente in circolazione circa 300 miliardi di CCF: quelli emessi nell’anno in corso e quelli dell’anno precedente. Hanno un valore di utilizzo finale certo, in quanto lo Stato li accetterà illimitatamente. Potranno essere monetizzati in anticipo perché si verrà a creare un mercato, esattamente come per i titoli di Stato: vado in banca e li vendo con un piccolo sconto calcolato con tassi analoghi a quelli di un BOT a due anni.

 
D. Ma chi sarà il compratore ?
R. Un soggetto che li utilizza, alla data finale, per soddisfare oneri che avrà nei confronti dello Stato.

 
D. Perché è previsto un utilizzo differito, dopo due anni ?
R. Se l’utilizzo fosse immediato, sarebbe come attuare subito una forte riduzione delle imposte. Questo graverebbe sul deficit pubblico. Con il differimento, lo sgravio fiscale produce, a parità di condizioni, un aumento del deficit, ma dopo due anni: a quel punto si è prodotta una forte ripresa e quindi maggiori entrate fiscali, che compensano l’utilizzo dei CCF.

 
D. Come possiamo essere certi che si produrrà una forte ripresa dell’economia ?
R. Circolerà molto più potere d’acquisto, da un lato, e i costi delle aziende si abbasseranno fortemente, dall’altro. Quindi più domanda interna, più competitività nelle esportazioni, possibilità di proporre beni e servizi a condizioni migliori ai clienti sia italiani che esteri.

 
D. I CCF circoleranno anche come denaro contante ?
R. Non c’è necessità che circolino CCF sotto forma di monete e banconote, farebbe anzi forse confusione. Magari ci saranno per esempio forme di pagamento elettronico verso soggetti che accettano i CCF, con un piccolo sconto rispetto al pagamento in euro. Comunque non è un punto essenziale del progetto.

 
D. Ma i Certificati emessi non sono un incremento del debito pubblico ?
R. No, perché non esiste un impegno di rimborso. Lo Stato italiano non darà, alla scadenza, euro a rimborso dei CCF; li accetterà a pagamento delle sue spettanze: esattamente come avviene per la moneta.

 
D. Ma se i CCF sono una forma di moneta, emettendoli non si produce inflazione ?
R. Espandere la circolazione monetaria provoca inflazione solo quando l’economia, la produzione sono a livelli normali. Oggi l’economia italiana è fortemente depressa. Dal 2007 abbiamo subito un calo di produzione industriale del 25% ! aumentare il potere d’acquisto non produce inflazione se serve a rimettere al lavoro risorse (persone e impianti) che oggi sono inattivi.

 
D. L’Unione Europea non si opporrà all’introduzione dei CCF ?
R. Non ne ha la possibilità: è uno strumento che rientra nell’autonomia dell’Italia in materia fiscale. E francamente neanche l’interesse. La UE e la BCE hanno esercitato pressioni sull’Italia nei momenti in cui è stato ritenuto opportuno effettuare interventi o fornire garanzie sul debito pubblico italiano, inteso come il debito oggi esistente e collocato sul mercato. Se l’Italia emette CCF, non chiede nulla né alla UE né alla BCE.

 
D. In che modo i CCF risolvono il difetto strutturale dell’euro ?
R. Il difetto dell’euro è che i vari paesi che lo utilizzano hanno costi del lavoro e produttività differenti. La Germania, per esempio, ha costi di lavoro per unità di prodotto che si stimano inferiori del 20% all’Italia. Quando ogni paese aveva la sua moneta, i cambi si riallineavano e compensavano le differenze. Il paese più competitivo rivalutava, i suoi cittadini avevano maggior potere d’acquisto e lo utilizzavano per comprare più beni dall’estero. Con la moneta unica, si cerca di ottenere questa compensazione abbattendo i salari dei paesi meno competitivi, ma questo manda le loro economie in depressione. I CCF riallineano i costi per un'altra strada, riducendo cioè la fiscalità sul lavoro.

 
D. Se l’Italia diventa più competitiva, migliora il saldo commerciale per esempio verso la Germania. Non c’è il rischio di ritorsioni ?
R. Il deficit commerciale dell’Italia verso la Germania si è già ridotto molto nel 2012 perché la nostra economia è caduta in grave depressione e l’import è crollato. Con i CCF le aziende italiane diventano più competitive ma c’è anche più potere d’acquisto per i cittadini. L’Italia aumenterà contemporaneamente export e import e i saldi commerciali resteranno in equilibrio, ma a un livello ben più alto.

 
D. Si possono utilizzare i CCF anche per altre finalità: finanziamento di spesa pubblica, sostegno ai ceti sociali disagiati, reddito di cittadinanza ?
R. In parte sì. E’ però fondamentale che le emissioni destinate a ridurre le tasse sul lavoro siano sufficienti a riportare in equilibrio la competitività italiana rispetto ai paesi nord europei.

 
D. Le politiche di austerità – IMU, aumento dell’IVA, aumento delle accise sui carburanti, tagli alle pensioni – sono state inutili ?
R. Applicate da sole, sono state controproducenti e hanno mandato l’economia in depressione. Avevano un senso se contemporaneamente si fosse detassato il lavoro: maggiore competitività, ripresa produttiva, meno consumi interni ma miglioramento dell’export, riequilibrio dei saldi commerciali. Questo è quanto fanno i CCF, che se vogliamo giustificano, ex post, l’austerità (almeno nelle sue dimensioni totali, naturalmente si possono discutere e migliorare le singole azioni). Austerità = medicina amara, CCF e detassazione del lavoro = ricostituente. Hanno senso se applicate in combinazione.

 
D. In che misura i CCF dovrebbero essere applicati negli altri paesi della zona euro ?
R. In quella necessaria a riallineare la competitività rispetto alla Germania e ai paesi limitrofi. Se per l’Italia si interviene con 10+10 (10% di integrazione di reddito al dipendente, 10% di riduzione del costo per l’azienda) serve probabilmente 15+15 per la Grecia (e anche un ulteriore, ma finale, stralcio del debito), 12+12 per Spagna e Portogallo, 5+5 per Francia e Belgio.

 
D. Perché i CCF sono preferibili all’uscita dall’euro ?
R1. Più facili da far accettare all’opinione pubblica, che per disinformazione è spesso ancora timorosa.
R2. Non aumentano i costi per materie prime, e quindi non ci sono conseguenze sull’inflazione (peraltro, in caso di uscita dall’euro, stimabili in non più di qualche punto percentuale per un paio d’anni).
R3. Più facile operativamente: l’uscita dall’euro andrebbe decisa in segreto e attuata in tempi rapidissimi (pochi giorni), i CCF possono essere discussi e messi in atto alla luce del sole.
R4. Non si ledono gli interessi dei creditori perché non si svaluta il debito italiano.
R5. Non ci saranno opposizioni dei gruppi d’interesse industriali del Nord Europa perché non costringiamo Germania e paesi limitrofi a rivalutare.

 
D. E’ comunque necessario rinegoziare MES e Fiscal Compact ?
R. Con la continuazione delle politiche di austerità, l’Italia resterà in situazione economica depressa e non potrà assolutamente avviare un processo costante di riduzione del rapporto debito pubblico / PIL, come previsto dal Fiscal Compact. Se l’Italia recupera il suo pieno potenziale di produzione e occupazione questo diventa possibile. La diminuzione tendenziale del rapporto debito pubblico / PIL è in sé positiva, SE NON impedisce il raggiungimento della piena occupazione. In realtà le due cose non solo sono compatibili, ma la seconda è necessaria alla prima.

50 commenti:

  1. mi scusi ma non Le sembra che qualcosa di simile sia già stato utilizzato nella Germania nazista grazie al consulente economico di Hitler (e anche presidente della Banca centrale di allora)?

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    1. Carissimo, credo che nessuno abbia la "voglia" di usare i Certificati meglio descritti da Cattaneo, per fare cannoni et similia. Storicamente la Germania passò dalla catastrofe dovuta da un sistema "montiano", ad una Nazione prosperosa, invalidando le catene di Versailles. Tanto è vero che gli organismi internazionali dopo la 2° guerra mondiali hanno usato ben altri metodi, verso le nazioni sconfitte.

      Lo ripeto, per non essere frainteso. Siamo nel 2013 e nessuno pensa di rifare le porcate di Hitler. I pericoli vengono da un'altra parte, lo stiamo sperimentando sulla nostra pelle. Siamo passati dai cannoni allo spread manipolato da kriminali. Cordialmente. Aladino.

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    2. aveva azzerato la disoccupazione e raggiunto la prosperità solo con l'industria bellica fatta a debito. quando i creditori iniziarono a richiedere il debito indietro la verità è venuta fuori. ovvero era necessario rubare le ricchezze degli altri con la forza per mantenere il sogno di quella ricchezza. non era prosperosità, era un trucco. puoi arricchirti lavorando o truccando. nel secondo caso sei finito prima o poi. l'italia è la stessa cosa, mezza italia è mantenuta e l'alttra evade perché non fai girare i soldi. i creditori non te la faranno passare liscia. con o senza euro. perché se paghi torni povero, se non paghi nessuno si fida più di te.

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    3. Era moneta, non debito. E non era prevalentemente industria bellica, nel periodo 1933-1936 (in cui la disoccupazione fu azzerata partendo dal 25%).

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    4. tutto era a debito. tutto era industria bellica. la germania non aveva un soldo dopo il crollo di weimar.

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    5. Infatti: la moneta precedente si era azzerata, e non ha fatto altro che emetterne di nuova...

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    6. non esiste moneta senza debito
      così come una moneta non può avere una faccia sola.
      l'altra deve esistere per forza
      è cos' difficile da capire?

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  2. Assolutamente sì, come ho raccontato in uno dei post precedenti (http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/2013/01/il-banchiere-di-hitler.html)

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    1. Egregio dr. Marco Cattaneo. Eccellente idea. Le auguro possa avere seguito.

      Una mia idea (da alcuni ritenuta irrealizzabile) era la ricerca della soluzione di un problema noto come: Solvibilità (o Insolvibilità). Gradirei parlarne. Ciaooooooooo.

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    2. @Aladino, ne parliamo con piacere - scrivimi su cattaneo@cpi-pe.it, a presto.

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  3. Carissimo, ringrazio per la cortese attenzione. scrivo subito la mail. arrivederci. ciao.

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  4. Sig. Cattaneo,

    l'idea è senz'altro originale. Mi permetto di porre un'altra domanda che può aggiungere alla sua lista facendo prima una premessa. Se a scadenza dei certificati le maggiori entrate non compensassero le minori entrate dovute agli sconti fiscali, si creerebbe debito e spero Lei concordi con me.

    D: A questo punto considerate le entrate fiscali attuali nell'ordine di 450 miliardi di Euro l'anno, riesce ad indicare numericamente come si creerebbero, secondo la sua proposta di 150 miliardi di certificati all'anno per es. 2 anni, tali aumenti di entrate fiscali?

    Grazie.

    Paolo

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    1. Provvedo. Una risposta precisa richiede di sviluppare le relative proiezioni finanziarie, che in sintesi trova per esempio in http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/2013/02/tax-credit-certificates-to-start-up.html
      Comunque le entrate totali della Pubblica Amministrazione italiana (stato, enti locali, INPS e quant'altro) sono ben più di 450 miliardi all'anno - oltre 700 in effetti !

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  5. La proposta di adottare i CCF è stata formalizzata nel forum M5S al link:
    http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2013/02/certificati-di-credito-fiscale.html

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  6. Una domanda: ma se lo stato incassa con i ccf dove troverà gli euro per pagare servizi stipendi e pensioni?

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    1. I CCF che verranno a scadenza annualmente sono pari all'incirca al 20% degli incassi statali per tasse, imposte, contributi sanitari e pensionistici ecc. Nello stesso tempo oggi il PIL italiano è molto più basso del suo livello potenziale (crisi = alti livelli di disoccupazione).
      Quindi: mettiamo in circolazione i CCF assegnandoli GRATUITAMENTE a cittadini e aziende; il PIL nel giro di qualche anno recupera il suo livello potenziale e la disoccupazione si riassorbe; aumentano le entrate fiscali, che in parte però vengono pagate con i CCF ===> lo stato ha a disposizione gli stessi euro di prima.

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  7. A casa mia se c'è crisi ai miei figli dico di spendere meno, non vado a indebitarmi ulteriormente e dico loro di spendere di più.. ma forse io sono all'antica.

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    1. Uno degli aspetti più frustranti della crisi economica attualmente in corso è che le politiche grazie alle quali potrebbe essere rapidamente risolta non sono complicate né nei loro principi, né nei loro meccanismi di attuazione.

      Tuttavia non vengono attuate, in ultima analisi anche e forse soprattutto in quanto risultano fortemente controintuitive.

      Buona parte dell’opinione pubblica – incluse molte persone dotate di considerevole preparazione culturale, e magari professionalmente impegnate nel campo degli affari, della finanza, delle professioni legali – fa moltissima fatica a staccarsi da opinioni corrette e addirittura ovvie quando riferite a singoli individui o a gruppi di persone ristretti (ad esempio, una famiglia) ma totalmente errate se applicate a una collettività nazionale.

      Se hai problemi economici ne esci con dei sacrifici.
      In periodi di difficoltà occorre ridurre i consumi e aumentare il risparmio.
      Il debito si riduce spendendo di meno.
      Uno stato è come una famiglia.
      Uno stato è come un’azienda.

      Uno stato non è come una famiglia, e non è come un’azienda. Per prendere a prestito le parole di Paul Krugman “il reddito di ognuno deriva da cose che vendiamo a qualcun altro. La tua spesa è il mio reddito, e la mia spesa è il tuo reddito”. E prima ancora di Krugman, lo stesso Keynes:

      Ma non è forse vero che ora ci si sta rendendo conto abbastanza generalmente che la spesa di un uomo è il reddito di un altro uomo ?

      John Maynard Keynes, “L’assurdità dei sacrifici” [Keynes 1933]


      Una famiglia supera un periodo di difficoltà finanziarie riducendo le spese, ma solo, evidentemente, a una condizione: che le spese vengano ridotte a parità di reddito. Così come un’azienda può risanarsi ristrutturandosi e riducendo i propri costi a parità di fatturato.

      Quando abbiamo a che fare con una collettività di individui legati da rapporti di interrelazione economica, quindi di scambio, costanti e quotidiani, che per la maggior parte avvengono all’interno della collettività stessa, evidentemente non è più così. Minor consumo produce minore produzione e reddito, non maggior risparmio.

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    2. la democrazia del futuro sarà l'economia a bolle, "bubble economy". l'unica veramente democratica per tutti. tutti partecipano. "share" è la parola del futuro. si vince e si perde ma i giochi ricominciano subito. il socialismo sta crollando. uccide le generazioni. l'europa socialista non può vincere contro il mondo intero. la strada è tracciata. nessuno ha così tanti soldi da tenere in piedi il socialismo. è finito. w la libertà. tutti devono guadagnare tutti devono pagare se c'è crisi.

      BUBBLE ECONOMY

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  8. nessuno può stampare roba del genere, è impedito per legge
    e il parlamento è sotto ricatto quindi non voterà mai una cosa del genere

    molto più facile che sia la bce ad allentare la morsa
    in fondo è quello che fa seppure con una velocità che deve essere aumentata
    quando la pressione anti euro salirà la bce allenterà....e via di questo passo



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    1. Non esiste nessun impedimento di legge.
      La BCE che allenta la morsa ? sono i vincoli UE - il 3% deficit / PIL, in particolare - che devono saltare. Quelli non li decide la BCE.

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    2. e chi li decide? bruxelles? hahahahah che ridere.....

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    3. Purtroppo sì, oggi. Ma per poco ancora...

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    4. bruxelles ci mette la firma. ma non decide.
      tranquillo, gli antieuro passeranno dall'altra parte a suon di bonifici...

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  9. Caro Marco, semplicemente alla scadenza dei 2 anni, non dobbiamo nemmeno pensare se il PIL aumentarà o no, alla scasdenza di esce dall'Euro, con un'economia parzialmente ripartita e meno ricattabile di oggi.

    In quei 2 anni avremo tutte le strategie pronte, dalal nazionalizzazione di Banca d'Italia, ala scelta estetica delel Lire, ai piani economici, alle leggi pronte tipo separazione tra banche d'affari e banche di prestito.



    PS. per tutti quelli che non capisconoche quando c'è crisi uno STATO deve spendere di più, e non risparmiarevi dico che lo stato applica MacroEconomia

    Cittadini e imprese applicano MicroEconomia

    Sono 2 cose opposte

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    1. Già, basterebbe il tuo PS per comprendere in che direzione andare... l'assurdo è che un mare di gente, ANCHE IN BUONA FEDE, continua a non ammetterlo...

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  12. ma scusate o mi sfugge qualcosa o i ccf non aiutano. se io stato concedo in ccf crediti di imposta utilizzabili tra due anni secondo quale criterio l'economia in questi due anni dovrebbe crescere e così l'incasso in tasse e imposte dello stato? tali da compensare quel minore incasso che li stato subirà scaduti i due anni?

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    1. Spenderemo di più perché i CCF hanno valore immediatamente, sono cedibili contro euro sul mercato dei capitali e anche utilizzabili per transazioni dirette, in contropartita di acquisti di beni e servizi.

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  13. intendo dire in questi due anni che non vi saranno vantaggi non vedo perché dovremmo consumare e spendere di più e le imprese investire di più. le condizioni sarebbero sempre quelle. le imprese avrebbero le stesse difficoltà che attualmente sperimentano. perché mai le banche dovrebbero prestare loro soldi x investimenti se magari in tal momento (tempo in cui i ccf sono inutilizzabili) già non riusciva ad ottenere credito?

    il problema è che da tempo immemore viene prestata uno strumento di scambio quale è la moneta. essa non è un costo ma nella cultura attuale viene fatta vedere così, è data in gestione privilegiata a privati che come da logica hanno in testa solo massimizzare il proprio profitto e viene addebitata alla cittadinanza. che cos'è la moneta se non la misura del valore che creiamo. valore che potenzialmente è gia espresso da ognuno di noi in quanto una moneta non avrebbe nessun valore in un mondo di morti parafrasando Kant?

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