sabato 4 gennaio 2025

Voltaire, le streghe e il debito pubblico

 

Voltaire scrisse che le streghe hanno smesso di esistere quando abbiamo smesso di bruciarle.

Allo stesso modo, il debito pubblico cesserà di essere considerato un problema quando smetteremo di alambiccarci su come risolverlo.

Perché NON è un problema.

Per uno Stato, il rischio di insolvenza sul debito pubblico esiste, in forma più o meno accentuata, se si rinuncia a utilizzare la propria moneta, o comunque se si decide di emettere debito in moneta straniera.

Ma nessuna di queste due cose è necessaria, e nemmeno utile.

Uno Stato può emettere moneta, tramite l'eccesso di spesa pubblica rispetto alle entrate fiscali, quindi tramite il deficit pubblico.

E questa emissione corrisponde a un incremento del risparmio finanziario a disposizione del settore privato.

Non c’è necessità di emettere debito pubblico per “finanziare il deficit”.

Se viene offerta la possibilità di investire in debito pubblico, è per fornire al settore privato una forma di impiego del risparmio GENERATO dal deficit pubblico.

Il deficit pubblico prodotto tramite l’utilizzo moneta nazionale va “dosato” in modo corretto per non creare eccessi di inflazione. Ma non comporta alcun rischio di insolvenza.

La rinuncia a utilizzare la propria moneta crea invece un pericolo di default che altrimenti non esisterebbe.

La soluzione non è “ridurre il debito pubblico”. E’ tornare a utilizzare la propria moneta.

La soluzione non è bruciare le streghe. E’ capire che non esistono.

giovedì 2 gennaio 2025

Il calcio, la Germania e i conti con il passato

 

Il 22 dicembre scorso, la Juve Stabia, formazione che gioca in serie B, ha sconfitto 1-0 il Cesena. Il gol della vittoria è stato segnato da un giovane difensore-centrocampista, in prestito dalla Lazio, che sta per compiere 22 anni ed ha così realizzato la sua prima rete in un campionato professionistico.

Non una notizia epocale in sé. La particolarità della situazione sta però nel nome del marcatore. Che si chiama Romano Benito Floriani Mussolini. E che è proprio il pronipote del tizio di cui porta il nome e il cognome (in seconda e in quarta posizione).

Secondo alcuni resoconti giornalistici, una parte del pubblico (la metà dei presenti secondo qualcuno) ha reagito all’avvenimento esibendosi non solo nelle consuete esultanze, ma anche in plateali saluti a braccio teso.

E non sono mancati commenti, su giornali e social media vari, del tipo “ancora una volta l’Italia, al contrario della Germania, dimostra di non aver fatto i conti con il passato. Una cosa del genere da loro non sarebbe mai potuta accadere”.

Effettivamente non sarebbe mai potuta accadere in quanto Adolf Hitler non ha avuto pronipoti che giocano a calcio, anzi a quanto risulta non ha avuto nessun discendente diretto. Quanto al trito e ritrito leitmotiv dei “conti con il passato”, però, mi viene spontaneo far notare quanto segue.

Se è vero che al governo, in Italia, abbiamo un’esponente di un partito di destra, post-fascista dice qualcuno, neo-fascista rincara qualcun altro, è anche vero che stando ai sondaggi in Germania rischia di superare il 20% alle prossime elezioni Alternative fur Deutschland, AfD.

E AfD è un partito di destra, post-nazista dice qualcuno, neo-nazista rincara qualcun altro.

Quindi quali conti con il passato hanno fatto, i tedeschi ? negli stadi non so, ma fuori dagli stadi, a occhio e croce, gli stessi che abbiamo fatto, o non fatto, noi.