venerdì 5 settembre 2014

La conversione della Bocconi alla MMT


O, se preferite, al keynesismo vero e autentico, quello espresso nella Teoria Generale, non la caricatura di “debito e spesa pubblica sempre e comunque” che ne fa chi non la conosce – questa conversione è stata pubblicata su vox.eu il 21 agosto scorso. Eccola.

I concetti sono molto simili a quelli dell’articolo di Blyth e Lonergan, uscito negli stessi giorni, e vi rimando quindi al relativo commento.

Mi limito a qualche annotazione.

Francesco Giavazzi e Guido Tabellini propongono di finanziare una forte riduzione di imposte mediante l’emissione di titoli (da parte dei vari stati che la effettuano) con trent’anni di scadenza, interamente sottoscritti dalla BCE. Assomiglia moltissimo, in realtà, alla modalità con cui la Bank of England finanzia da anni il deficit spending effettuato nel Regno Unito. A tutti gli effetti pratici si tratta di finanziamento con emissione di moneta, costruito in questo modo per mantenere in essere il simulacro (forse è meglio chiamarlo superstizione…) della Banca Centrale che non può finanziare direttamente i deficit pubblici.

Come spiegavo nel commento all’altro articolo, il problema che un’operazione di questo tipo sarebbe rivolta solo ad alcuni paesi, o sarebbe inflazionistica se effettuata nei confronti anche di quelli dove non esiste una forte carenza di domanda (leggasi la Germania) si risolve in modo molto semplice: l’erogazione viene effettuata a favore di tutti, in proporzione per esempio al PIL, ma la Germania non la utilizza per effettuare azioni espansive bensì per ridurre il suo debito pubblico in circolazione.

E, come detto e ripetuto tante volte, in un progetto di questo tipo deve essere inserito un meccanismo di riduzione degli squilibri di competitività tra i vari paesi (che causerebbero incremento di debito estero nei paesi dell’Eurozona mediterranea): molto semplicemente, questo si ottiene rivolgendo buona parte dell’azione espansiva (effettuata al Sud) alla riduzione della fiscalità sul lavoro e sulla produzione domestica. In primo luogo, abbassando fortemente il cuneo fiscale.

Io continuo a preferire l’attuazione della Riforma Morbida mediante emissione dei Certificati di Credito Fiscale in quanto non richiede nessun intervento della BCE e nessuna emissione di debito addizionale (nemmeno formalmente).

Comunque l’articolo di Tabellini e Giavazzi è molto significativo. Trattandosi di persone molto vicine agli alti vertici politici del paese (Tabellini è consulente economico della Presidenza del Consiglio, Giavazzi pochi giorni fa è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica) sarebbe interessante sapere se queste cose si limitino a scriverle in inglese su siti specializzati in macroeconomia, o se invece le stiano spiegando a Renzi e a Napolitano…

25 commenti:

  1. A me questa cosa puzza di ERF.

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    1. Non credo... per inciso, magari mi sbaglio ma sono convinto che l'ERF non decollerà mai perché buona parte dell'opinione pubblica tedesca lo considererà un bidone dei meridionali a danno della Germania (condivisione del debito a fronte di garanzie farlocche...)

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  2. la proposta giavazzi rientra nella teoria monetarista e non c'entra niente con voi keynesiani o MMT. siete all'opposto. voi infatti proponete che sia lo stato a usare la politica monetaria. giavazzi usa le istituzioni private come la bce spingendola a non ascoltare cosa dice lo stato tedesco. il contrario della MMT che mette lo stato al centro.

    e qui casca l'asino perché sia i monetaristi e sia i keynesiasi sono stati aggirati dal banking shadow che se ne frega di entrambe le teorie e fa quello che vuole. ecco perché i governi annunciano prima di fare le cose perché devono prima chiedere il "permesso" ai mercati se possono fare quella cosa.

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    1. No, è espansione fiscale finanziata dalla Banca Centrale. E' come deve funzionare la BCE per diventare la banca centrale di un'unione monetaria che adotti politiche coerenti... con Keynes e con la MMT.

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    2. ma la banca centrale è privata. per essere coerente con la MMT deve diventare pubblica e stampare moneta come faceva la banca d'italia prima della privatizzazione senza prenderla in prestito come appunto sostenete voi con i ccf. se avete cambiato idea ieri sera vabbè.

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    3. Sullo status giuridico si può discutere. La sostanza e' che con questa proposta agirebbe (finalmente) nell'interesse pubblico e non in quello privato.

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    4. agirebbe nell'interesse pubblico solo se si taglia la spesa pubblica. se si abbassano solo le tasse gli stati continueranno ad alzarle. sono come gli 80 euro. in tal caso la bce non agisce affatto nell'interesse publico sta solo agendo per una parte pubblica contro quell'altra.

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    5. Quello di cui si parla e' un (forte) incremento del saldo netto tra spesa e tasse.

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    6. quello di cui si parla è l'ennesimo salvataggio di una parte contro l'altra che ovviamente smetterà di consumare e investire.

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  3. scusa , non capisco mi serve una precisazione vista la posizione di Zibordi sulla proposta Giavazzi - Tabellini : "Bene, se stampi ora moneta per ridurre le tasse e risollevare l'economia e in misura massiccia (5% del PIL), l'inflazione sale di colpo, diciamo di 3-4 punti percentuali.
    E i BTP crollano da 130 a 90 e i Bund da 140 a 100.... cioè provochi un crollo del mercato obbligazionario governativo
    E questo crollo fa fallire le banche italiane ad esempio che al momento hanno in pancia 350 miliardi di BTP e che devono essere quindi salvate dalla BCE, " e prosegue : " A sua volta il crac dei bonds governativi che provochi si porta dietro una frana di altre obbligazioni, dei loro derivati e con loro dei "carry trade" basati su "tripla re-ipoteca" di questi bonds da parte di hedge, mega banche e compagnia...
    In parole povere provochi un crollo del castello della finanza globale maggiore di quello dei mutui subprime e di Lehman." .

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    1. I dettagli li devi chiedere a Zibordi: la sua preoccupazione comunque è che l'azione espansiva aumenti l'inflazione e i tassi d'interesse, abbattendo il valore dei BTP in pancia alle banche. Personalmente la ritengo una preoccupazione di gran lunga eccessiva. L'effetto non è così rapido né così forte, agisce solo sui titoli di stato a lunga scadenza e comunque è compensato dalla ripresa economica, che migliora la qualità degli attivi bancari e riduce sofferenze e perdite su crediti.

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    2. il mercato dei titoli può benissimo essere sostenuto dalla bce se in cambio ottiene una unificazione bancaria più forte. cosa molto difficile visto che i paesi dovrebbero rinunciare alla sovranità bancaria dopo aver rinunciato a quella monetaria.

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  4. è una posizione asettica. si parla di riforme e di mercato ma senza specificare se si tratta di mercato privatistico (monarchia, caste, medioevo) o di mercato liberale (capitalismo, public company, fondi pensione, liberalizzazioni ecc.). se si tratta del primo caso, e visto che siamo in europa è probabile, è ovvio che la "massa" non accetterà mai di perdere i suoi diritti senza avere nulla in cambio. è il solito "stallo alla messicana" per non fare nulla...

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  5. Un articolo a dir poco penoso, non si sa da che parte cominciare... Sparo sulla Croce Rossa. Turani e', insieme a Scalfari, il principale cantore del gruppo di politici - Andreatta, Prodi, Ciampi, Padoa Schioppa, Monti - che hanno trascinato l'Italia in un progetto sbagliato e l'hanno gestito in modo catastrofico. L'Italia va peggio di tutti perché al contrario di Spagna, Irlanda, Francia ha seguito ottusamente e pedissequamente i precetti UE - il 3% in particolare, che tutti gli altri chi più chi meno hanno sforato. Ma per il prode Turani la colpa e' delle mancate riforme, come no. Sul lavoro se ne sono fatte sei in vent'anni, non ne funziona mai una ? Oh, non si è toccata la sanità secondo Turani. Certo smantelliamola: e' solo una delle cinque migliori al mondo per rapporto qualità / costi (lo dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità...) Da tre anni i governi sono di stretta osservanza europeista ma le riforme non funzionano mai: nessun dubbio nasce nella testa di Turani che non funziona la governance economica imposta dalla UE, invece ? "due generazioni per recuperare il benessere del 2008": di questo passo anche dieci... Articoli come questo dimostrano solo la dogmatica ostinazione con cui alcune persone rifiutano di venire a patti con la realtà.

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  6. nessuno vuole smantellare la sanità ma eliminare la parte rovinata che distrugge la sanità buona e migliore del mondo ma che per colpa di quella partre marcia non ha neanche i soldi per la benzina delle ambulanze. tutte le strutture statali soffrono di questo perché l'assistenza a suo tempo quando c'era ancora l'ideologia comunista fu mescolata alle strutture pubbliche. sarà lungo separare di nuovo la struttura pubblica da quella assistenziale universale in modo che non si rovinino a vicenda.

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  7. Qualche giorno prima di sto articolo, Giavazzi pubblicò un editoriale sul corrierone assieme ad Alesina nel quale rimane bocconiano vecchio stampo :-)
    Che tipo...
    http://www.corriere.it/editoriali/14_agosto_17/terapia-coraggiosa-b52dfb04-25d5-11e4-9b50-a2d822bcfb19.shtml

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    1. Se non altro anche sul Corriere, Giavazzi dice che senza sforare il 3% l'economia non riparte. Certo, delle litanie sulle riforme non se ne può veramente più...

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    2. non funziona neanche quella di proposta perché se abbassi le tasse e riduci il costo del lavoro la moneta in più circolante sarà "sequestrata" dall'inflazione. solo liberalizzando il mercato riesci a contenere i prezzi (concorrenza) e la disocccupazione (i giovani potranno fare i lavori che per legge non possono fare). se invece riduci il potere di acquisto (svalutando il lavoro) non riduci l'inflazione anche se abbassi le tasse ma semplicemente abbassi tutto il "sistema" escludendo una parte di popolazione dai consumi e l'altra farà alzare l'inflazione lo stesso. come succede ai ricchi che pagano cifre stratosferiche per prodotti che ne valgono un centesimo cioè inflazionano loro stessi ma lo fanno per "escludere" gli altri da certi prodotti o luoghi. L'esclusione fa alzare l'inflazione al contrario di ciò che si pensa. la liberalizzazione del lavoro senza liberalizzazione dell'economia è come una bilancia a cui togli un peso di colpo da una parte facendola ribaltare.

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    3. Quali sono i lavori che oggi i giovani per legge non possono fare ? molti giovani (e non giovani) oggi vorrebbero lavorare e non ci riescono perché manca potere d'acquisto e domanda, non perché ci siano impedimenti di legge. Non certamente più che nel 2007 (ultimo anno ante crisi finanziaria) o nel 1998 (ultimo anno ante euro)...

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    4. tutto è chiuso per lege in italia. dalle professioni al commercio. anche il piccolo commercio liberalizzato dallo stato è stato di fatto richiuso dai comuni. e la tassazione ovviamente affonda chi non ha la rendita di posizione.

      non è il potere di acquisto che fa partire le attività ma la libertà di mercato e il credito bancario. e la concorrenza tiene a freno l'inflazione. se dai potere di acquisto ad un sistema chiuso avrai solo inflazione e disoccupazione.

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  8. ma coi Poletti & Co. in giro, siamo sicuri che "la riduzione della fiscalità sul lavoro e sulla produzione domestica" non si trasformino in ulteriore riduzione di salari flessibilizzati?

    Un comune 'amico'
    sostiene che se devi incrementare la domanda e vuoi essere sicuro che i soldi dello stimolo siano spesi e non risparmiati (magari in qualche cassetta di sicurezza svizzera) devi spenderli tu stesso 'government spending'
    MZ

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    1. Se vuoi essere sicuro al 100% è così, per definizione. Però che uno stimolo rivolto alla spesa privata (mediante maggiori trasferimenti e minori tasse) venga risparmiato massicciamente, partendo da una situazione in cui la domanda è compressa come oggi, mi pare veramente da escludere. Al massimo ci sarà un po' di lag temporale. Teniamo conto che anche la spesa pubblica ha tempi di attuazione (che per gli investimenti possono essere parecchio lunghi).

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    2. Quando alla "riduzione della fiscalità sul lavoro e sulla produzione domestica" s'intende proprio minori contributi sociali e pensionistici (a parità di prestazioni), minore IRAP eccetera. La riduzione dei salari non è riduzione di fiscalità.

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